Traduzione [gb]
I. Nella misura in cui i miei pensieri
sono più chiari di quanto non sogliono e più onorevoli i miei desideri, nella
stessa misura devo fare una canzone più piacevole, e se faccio una canzone tanto
piacevole quanto piacevole ho concepito il tema, la mia canzone sarà davvero
piacevole e gioiosa e bella, perché le parole, le azioni, le risa, il
bell’aspetto di voi per cui io canto sono belli.
Testo: Caïti-Russo 2005, con modifiche di gb. – Rialto 26.ix.2018. Mss.: A 156v, C 231v, D 79r, Dc 257r (v. 1 e strofa IV), G 130v (strofa VI), H 47v (Cobla strofa VI), I 129v, J 14r (strofa VI), K 115r, N2 7v, Q 108v (strofa VI). Edizioni critiche: Alfred Jeanroy - Jean-Jacques Salverda de Grave, Poésies de Uc de Saint-Circ, Toulouse 1913, p. 72; Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005, p. 282. Altre edizioni: LR, vol. I, p. 321; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. I, p. 9; Wilhelm Holland, Adelbert Keller, Die Lieder Guillems IX Grafen von Peitieu Herzogs von Aquitanien, Tübingen 1850, p. 13; Victor Balaguer, Historia política y literaria de los trovadores, 6 voll., Madrid 1878-1879, vol. IV, p. 122; Victor Balaguer, Los trovadores, 4 voll., Madrid 1883, vol. II, p. 368; Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931,vol. II, p. 36 (strofa I e tornada). Metrica: a7 b7 b7 a7 c7 c7 d7 d7 e10 e10 (Frank 592:43). Canzone (strofa I) di sei coblas unissonans di dieci versi e una tornada di quattro versi (ultimi quattro della strofa). Rime: -ar, -ir, -ó, -ens, -an. Tenendo conto del carattere maschile delle rime, la formula metrica risulta un unicum. Lo stesso schema sillabico si ritrova però in una canzone religiosa di Cadenet o Arnaut Catalan, Be volgra, s’esser pogues (BdT 106.10; schema rimico abbaabeedd), che potrebbe essere un contrafactum del nostro testo. Si vedano anche le note al testo. Ad ogni modo, con oscillazioni riguardanti il carattere maschile o femminile delle rime, la formula metrica (abbaccddee 77777777-10-10) è diffusa sia in ambito occitanico che oitanico. Cfr. anche le Circostanze storiche. Ed. Caïti-Russo: 15 car de me vos ai fait do, 29 e·us vuoill e cum? Per servir derenan, 49 donar breumens so que eu vos deman. Note: La canzone è stata composta alla corte dei Malaspina, come mostra la dedica a Selvaggia. La datazione è difficilmente precisabile e va dalla fine degli anni Dieci agli anni Venti del XIII secolo. Non si può neppure escludere che il testo abbia conosciuto più fasi redazionali: cfr. Circostanze storiche. – La possibile attribuzione a çirardus in Q non ha nessun valore perché il codice trascrive la strofa VI assieme a altre coblas verso la fine del ms., senza distinguerle formalmente l’una dall’altra; il testo va qui considerato adespoto. Per quanto riguarda le attribuzioni di C, quella al Coms de Peytius non è mai stata ritenuta valida: né la forma né il tema né lo stile possono far propendere per questo autore e sottrarre il testo a Uc de Saint Circ, secondo i condivisibili argomenti di Max Sachse, Über das Leben und die Lieder des Trobadors Wilhelm IX, Graf von Poitou, Leipzig 1882, pp. 38-43 (accolti da Alfred Jeanroy, «Poésies de Guillaume IX, Comte de Poitiers», Annales du Midi, 17, 1905, pp. 161-217, a p. 165; rist. Id., Les chansons de Guillaume IX, Duc d’Aquitaine (1171-1127), Paris 1913, p. viii). Mai presa in considerazione l’attribuzione alternativa di C al Probost de Valensa, figura documentata tra il 1173 e il 1211 che tende però a confondersi con il Prebost de Limotges (cfr. Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2013, pp. 434-435): se così fosse, entrambe le attribuzioni di C rimanderebbero – a mio avviso – ad un contesto storico aquitano e pittavino, gravitante attorno a Savaric de Mauleon, presso il quale Uc de Saint Circ fu attivo, il che è sufficiente a spiegare le sviste attributive. Anche se la canzone è data ad Uc de Saint Circ solo in ε, non pare possibile rigettare questa attribuzione. Lo schema sillabico del testo è usato anche da una canzone religiosa (Be volgra, s’esser pogues, BdT 106.10) attribuita a Cadenet (in ε) e ad Arnaut Catalan (in M, con CP anonimi, verosimilmente MC = y); dato che Uc definisce chanso a più riprese il proprio testo nella strofa I, l’imitazione è da vedere nella canzone religiosa, i cui possibili autori risultano comunque attivi nella zona aquitana e tolosana negli stessi anni Dieci del Duecento, allorché vi risiedeva anche Uc de Saint Circ. Cfr. anche le Circostanze storiche. 1-10. La ripetizione con variazione è un procedimento stilistico molto diffuso nella poesia provenzale. In questa prima strofa i termini interessati sono chanso, plazen e verso la fine avinen. 15. Caïti-Russo legge secondo il ms. A car de me vos ai fait do, giudicando la lezione isolata di A come difficilior. Ripristino la lezione degli altri codici (CDIKN), perché è più comune che sia l’amore a dirigere i sentimenti dell’amante, non lui stesso. 29. Il verso è ipometro in IKN (eus uuoil cum per seruir derenan), ritoccato in C (eus uuelh eus col per seruir derenan) e poco comprensibile in A (eus uuoil e cum per seruir derenan). La lezione di C è irricevibile, perché nella strofa III ritornano in ordine inverso i verbi che si avevano ai vv. 19-20, dove colre manca. Jeanroy - Salverda de Grave (a testo) colmano l’ipometria di IKN inserendo dubbiosamente un etz (e·us voill cum etz per servir derenan) e proponendo anche la possibilità di inserire par (aggettivo); si potrebbe pensare anche a un sostantivo cumpar ‘campagna, amica’ (‘vi voglio amica per servirvi d’ora in poi’). Caïti-Russo adotta la lezione di A (ma traduce il testo di C), dando a e cum un valore interrogativo un po’ forzato («e·us vuoill e cum? Per servir derenan»), perché quella che segue non è una risposta che riguarda il modo, ma il fine; e inoltre così si spezza la fluidità dell’anafora dei vv. 27-30. 38-40. Con ‘il meno conoscitore’ il trovatore si riferisce a colui che non è in grado di capire l’amor cortese, uno dei cui precetti è di celare la dama e le sue qualità per non dare adito a maldicenze. Il vers al v. 40 è la verità, non il verso, come intendeva Sachse, Über das Leben, p. 39. 48-50. Al v. 49 A legge: donar breumens so que eu vos deman (accettata da Caïti-Russo), ma da un lato la duplicazione dell’avverbio di modo rispetto al verso precedente, dove leumens è in rima, dà un senso ostico, dall’altro è più che probabile che l’avverbio sia stato introdotto dal copista che lo trovava a margine come variante sinonimica di leumens (leumens e breumens hanno significato affine). C legge: de uos donar so que ieu li deman, ma il pronome li riferito all’amore è un tentativo isolato di rendere il testo più coerente e meno ripetitivo. In effetti nella versione di DIKN, che leggono de uos donar so que de uos deman, il pronome vos è ripetuto due volte; qui è la preposizione de ad essere sospetta perché elimina lo iato tra que e eu presente in AC, ad ogni buon conto originario. Incrociando i dati, è la lezione congetturale data da Jeanroy e Salverda de Grave a risultare la più logica soluzione della diffrazione: esclusione del doppio avverbio di A, conservazione dello iato (esclusione della doppia preposizione di DIKN), conservazione della prima parte del verso di CDIKN. 58-60. La compresenza degli opposti è la condizione emotiva tipica dell’amor cortese. 61. Na Salvatga è Selvaggia Malaspina, figlia di Corrado l’antico. Cfr. Circostanze storiche. [gb] |