Rialto    IdT

457.22

 

   

Uc de Saint Circ

 

 

 

 

   
   

I.

   
   

Na Maria de Mons es plasentera,

 

La signora Maria di Monza è piacevole, nobile e umile e di bell’aspetto e fa onore e accoglie volentieri i valorosi e mostra loro una buona accoglienza; e la sua persona è giovane, bella e nobile, e amabili [sono] le sue parole, le sue azioni e le sue maniere; per questo la voglio onorare con belle parole.

   

francha et humil e d’avinen senblansa,

 
   

e fa honor et acuoill volontiera

 
4  

los bos e lor mostra bell’acoindansa,

 
   

e sos cors es joves e bels e bos,

 
   

e·ill dich e·ill faich e·ill senblan amoros;

 
   

per que li voill de ben dir far honransa.

 
   

 

   
   

II.

   
8  

E pois Dieus l’a mes en aital carera

 

E poiché Dio l’ha messa in una condizione tale che [noi] tutti abbiamo speranza nel suo valore, la prego che porti tanto alta la sua insegna, che non infligga ai suoi amici né dolore né preoccupazione; perché, dopo che un gonfalone si ritira o cade, allora non lo si teme [più] e nemmeno i suoi sostenitori, e i nemici se ne danno allegria.

   

q’en sa valor avem tuich esperansa,

 
   

prec la qe port tant dreita sa seingnera,

 
   

qu’a sos amics non don dol ni pesansa;

 
12  

que pois vira ni chai nuill gonfanos,

 
   

no tem hom pois lui ni sos conpaingnos,

 
   

e·ill enemic donon sen alegransa.

 
   

 

   
   

III.

   
   

Na Maria, veiatz ab quals rasos

 

Signora Maria, vedete con quali ragioni e con quale senno si fa amare dai valorosi la signora Donella, e si fa aumentare il proprio onore.

16  

ni ab qual sen se fai amar als bos

 
   

Na Donela, ni·s fai creisser s’onransa.

 

 

 

Testo: Chiara Cappelli, Rialto 31.i.2020 


1. Na Maria de Mons: in accordo con i precedenti editori (cfr. Jeanroy - Salverda de Grave, Poésies de Uc de Saint-Circ, p. 154) e con De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche, vol. 2, p. 38, abbiamo preferito la lezione «de Mons», presente nei mss. IK, a quella «es gent» dei mss. DªQ, poiché è lectio difficilior. Dello stesso parere è anche Fabio Zinelli, «D’une collection de tables de chansonniers romans (avec quelques remarques sur le chansonnier Estense)», Romania, 2004, 122, pp. 46-110, p. 56, che illustra il caso della canzone di Uc in merito alla presenza di alcune lacune in IK. Proprio nell’incipit della composizione, infatti, subito dopo «de Mons» viene lasciato uno spazio bianco «corrispondente a 3-5 caratteri» (cfr. Walter Meliga, «Intavulare». Tavole di canzonieri romanzi I. Canzonieri provenzali. 2: Bibliothèque nationale de France I (fr. 854), K (fr. 12473), Modena 2001, p. 91) in I e uno «corrispondente a 2-3 caratteri» (ivi, p. 146) in K; inoltre, in I la lacuna è presente anche nella tavola antica del manoscritto. Ciò sarebbe da ricondurre o al modello unico k dal quale i due canzonieri discendono o all’eventuale «presenza nell’ambiente di copia di IK di una diversa lezione, testimoniata da Dª» (ivi, p. 58). Un montaggio di entrambe le lezioni avrebbe creato un verso ipermetro ed è probabile che lo stesso copista di IK abbia preferito scegliere, magari in un momento successivo, quale delle due ammettere a testo. È comunque da tener presente che «l’inexactitude probable de Dª, ou plutôt de sa source commune avec Q, intervient ici dans une pièce d’Uc de Saint-Circ, poète auquel on a pourtant souvent attribué la compilation de la source directe de Dª» (Zinelli, «D’une collection de tables de chansonniers romans», p. 57).

10. seingnera: secondo De Bartholomaeis, questo passaggio sarebbe fondamentale per l’identificazione della signora Maria, poiché l’esortazione a tenere alto il proprio gonfalone indicherebbe l’impegno della dama nella vita pubblica e dunque l’appartenenza a una famiglia rilevante sul piano politico. Tuttavia, lo studioso non si sbilancia nel proporre un’identificazione precisa della dama, ritenendosi non persuaso da nessuna delle teorie avanzate (cfr. Circostanze storiche).

17. Na Donela: si tratta di Donella del Bresciano, già citata da Uc in una cobla con tornada, Si madompna N’Alais de Vidallana (BdT 457.36), a cui risponde per le rime Nicolet de Turin con N’Uc de Saint Circ, sabers e conoissenza (BdT 310.3). In questo scambio di coblas, Uc ringrazia la dama per avergli concesso ospitalità presso il bresciano e la loda per la sua benevolenza e il suo valore (cfr. Jeanroy - Salverda de Grave, Poésies de Uc de Saint-Circ, p. 129; Giulio Bertoni, I trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915, p. 254; Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005, p. 129; Giorgio Barachini, Rialto, 1.x.2018); d’altra parte, nella tornada, Nicolet rinfaccia al collega caorsino le voci secondo cui la signora Donella si sarebbe successivamente pentita di avergli offerto ospitalità. La dama è citata anche da Guilhelm de la Tor nella Treva (BdT 236.5a) come Donella della Bresciana (secondo De Bartholomaeis, Poesie provanzali storiche, vol. I, p. 216, «come dicesi tuttora in Lombardia, e come si legge spesso nelle carte latine, per designare la regione di Brescia») e in Un sirventes farai d’una trista persona (BdT 236.11), in cui però si parla solo di «una de Breisana» (cfr. Antonio Restori, «Per un serventese di Guilhem de la Tor», Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 25, 1892, pp. 1-15, Ferruccio Blasi, Le poesie di Guilhem de la Tor, Genève-Firenze 1934, p. 40, e Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006, p. 179). Chi sia, dunque, effettivamente questa dama non è ancora stato precisato, e non sarà stato chiaro neanche ai copisti dei mss. Dª e Q, che hanno frainteso il riferimento onomastico, leggendo in luogo di Donela rispettivamente donnes e Maria (in quest’ultimo caso si tratterebbe di un errore di ripetizione del v. 15).

[CC]


BdT    Uc de Saint Circ    IdT

Testo    Circostanze storiche