Rialto    IdT

457.28

 

   

Uc de Saint Circ

 

 

 

 

   

I.

   

Peire Guillem, de Luserna

   

nos dizatz com sa luserna

   

de prez zai,

4  

car de Na Cuniça sai

   

qez ill fez ogan tal terna

   

per q’ill perdet vita eterna,

   

don jamai

8  

no deu viure ses esmai:

   

e dompna pos lait desgerna

   

ni fai saut dont hom l’escerna,

   

non assai

12  

mai null mege de Salerna.

   

 

   

II.

   

Ben sai qe vostres branz talla,

   

mas s’a totz cels fai batailla

   

qe·n diran

16  

mal o qe no l’esdiran

   

qez ill no fezes gran falla,

   

anc el val de Josafalla

   

no ac tan

20  

colp donat. Ar pauz ab tan

   

e met la en nomencalla:

   

lai fos ill on a lei calla.

   

Derenan

24  

no voill mais ab lei baralla.

   

 

   

III.

   

Mesura vol c’om no salla

   

tant enan

   

per c’om sa umbra trassalla.

 

 

Traduzione [LMrl]

I. Peire Guillem, da Luserna diteci come la sua lucerna decada dal pregio, poiché io so che donna Cunizza quest’anno ha fatto un tale colpo per cui ha perso la vita eterna: perciò non deve più vivere senza tormento e quando una donna laidamente degenera e fa un salto per cui la si possa ingiuriare, non ha senso che consulti un medico di Salerno.

II. So bene che la vostra spada taglia, ma se deve dar battaglia a tutti coloro che ne diranno male o che non le rimprovereranno di aver commesso una grande colpa, allora nemmeno nella valle di Giosafatte furono dati tanti colpi. Con ciò mi fermo e non mi curo di lei: vada dove le importa. D’ora in poi non voglio più problemi con lei.

III. La misura vuole che nessuno salti tanto avanti da oltrepassare la propria ombra.

 

 

 

Testo: Morlino 2005. – Rialto 24.i.2018.


Mss.: Dc 257v (frammento), H 52v.

Edizioni critiche: Alfred Jeanroy - Jean-Jacques Salverda de Grave, Poésies de Uc de Saint-Circ, Toulouse 1913, p. 132; Giulio Bertoni, I Trovatori d’Italia, Modena 1915, p. 276; Luca Morlino, Rialto 15.xii.2005.

Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie Provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 61 (testo Jeanroy - Salverda de Grave).

Metrica: a7’ a7’ b3 b7 a7’ a7’ b3 b7 a7’ a7’ b3 a7’ (Frank 135:4). Rime: -erna, -alla (a), -ai, -an (b). Due coblas singulars di dodici versi ciascuna più una tornada di quattro versi. Il modello metrico è la canzone Casutz sui de mal en pena (BdT 80.9) di Bertran de Born; risponde a Qi na Cuniça guerreja (BdT 344.5).

Note: Sirventese di attacco personale, con accuse rivolte contro Cunizza da Romano, in risposta a Peire Guillem de Luzerna, Qi na Cuniça guerreja (BdT 344.5), databile alla fine del terzo decennio del secolo XIII: cfr. le Circostanze storiche.

1. de Luserna: il più recente editore del testo, Luca Morlino, propone di collegare il sintagma de Luserna (che si considera solitamente indicante la presunta origine del trovatore Peire Guillem) al verso successivo: la conseguente interpretazione non fornirebbe pertanto al toponimo un’effettiva pertinenza geografica. Morlino, infatti, sostiene che il significato di Luserna vada ricercato innanzitutto nel suo impiego al v. 20 nel testo originario di Peire Guillem, Qi na Cuniça guerreja (BdT 344.5), al quale con grande abilità retorica Uc cerca qui di controbattere: «l’interpretazione più plausibile è che si tratti di una ripresa del toponimo leggendario di origine epica introdotto nella lirica trobadorica da Arnaut Daniel e impiegato anche da altri trovatori come simbolo della cortesia» (Luca Morlino, «Omonimi equivoci e riconoscimenti trobadorici: il caso di Peire Guillem», in La lirica romanza del Medioevo. Storia, tradizioni, interpretazioni. Atti del VI convegno triennale della Società Italiana di Filologia Romanza (Padova 27 settembre - 1 ottobre 2006), a cura di Furio Brugnolo e Francesca Gambino, Padova 2009, pp. 241-261, a p. 258). Dunque, se Peire nel suo sirventese consigliava ai malevoli di stare lontani de Luserna, Uc ribatte invitando il suo interlocutore a parlare proprio de Luserna, annunciando subito, con sottile gioco di parole, che la luserna de prez di Cunizza è ormai decaduta (sulla valenza di Luzerna e sul prez di Cunizza cfr. però anche le osservazioni di Anatole Pierre Fuksas, Etimologia e geografia nella lirica dei trovatori, Roma 2002, pp. 153-157).

5. tal terna: Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, alle pp. 72-73, si chiede se con questa terminologia Uc non faccia riferimento a tre amori o a tre fatti avvenuti nello stesso anno, benché sia forse più prudente, come egli stesso alla fine sostiene, intendere terna come ‘colpo’ di dadi. Diversamente, Marco Boni, Sordello, le poesie, Bologna 1954, p. xxxvii, sostiene che terna sia qui da interpretare non nel senso generico di ‘colpo’, «ma nel senso proprio di “terno” o “gruppo di tre colpi”», con probabile allusione alla fuga di Cunizza dal marito Rizzardo, agli amori con Sordello e, infine, all’avventura e alla fuga con Bonio da Treviso.

12. mege de Salerna: il riferimento è qui alla scuola medica salernitana, che godeva di particolare prestigio e notorietà in epoca medievale, al punto da far ritenere che le migliori cure mediche potessero essere ricevute proprio a Salerno. Cfr. anche Peire Bremon Ricas Novas, En la mar major sui e d’estiu e d’invern (BdT 330.6), v. 8: «no l’en gerrion tuich li metge de Salern»; Aimeric de Pegulhan, En aquelh temps que·l reys mori, N’Amfos (BdT 10.26), vv. 11-12: «q’un bon metge nos a Dieus sai trames / deves Salern, savi e ben apres»; Guilhem Rainol d’At e Guilhem Magret, Maigret, pujat m’es el cap (BdT 231.3 = 223.5), v. 48: « E tenetz dreg vays Salerna!».

18. val de Josafalla: Jeanroy, Poésies de Uc, p. 134, suggerisce la correzione val de Roncisvalla, sicché Uc starebbe qui dicendo che, qualora Peire intendesse realmente adoperare la sua spada contro tutti coloro che criticano Cunizza, si troverebbe in una condizione peggiore di quella di Rolando a Roncisvalle. Secondo Morlino, invece, che lascia a testo la lezione del ms. H, qui Uc vorrebbe dire che, se il proposito di Peire fosse veritiero, egli dovrebbe cimentarsi con un esercito di dimensioni bibliche.

25-27. L’accusa principale, rivolta sia a Cunizza, colpevole di aver fatto troppo parlare di sé a causa delle proprie vicende amorose, sia a Peire Guillem, colpevole invece di averla difesa strenuamente, è di aver oltrepassato la mezura.

[fs]


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Circostanze storiche