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Uc de Saint Circ, Enaissi cum son plus car (BdT 457.12)


 

Circostanze storiche

 

 

   

La canzone di Uc de Saint Circ è dedicata a Na Salvatga, sicuramente Selvaggia Malaspina, figlia di Corrado l’antico, cantata anche da Guilhem de la Tor con la sorella Beatrice prima del 1216 in Pos n’Aimerics a fait far mesclança e batailla (BdT 236.5a), e ancora in En vos ai mesa (BdT 236.3a), di datazione più incerta. Dopo il 1220 le due sorelle sono cantate insieme al padre da Albertet in En amor trob tantz de mals seignoratges (BdT 16.13), parodiato da Aimeric de Belenoi in Tant es d’amor honratz sos seignoratges (BdT 9.21); Selvaggia compare anche in N’Anric, no m’agrada ni·m platz (BdT 282.15) di Lanfranc Cigala in data imprecisabile ma probabilmente non prima degli anni Venti del Duecento (su tutti questi testi si vedano le rispettive Circostanze storiche).

Uc de Saint Circ elogia Selvaggia dicendo che ella fa un “buon inizio”; tale affermazione non va intesa come un richiamo «aux débuts dans le monde de Selvaggia, de sorte qu’elle devait être jeune au moment où cette poésie lui fut dédiée» (Jeanroy-Salverda de Grave 1913, p. 164) né alla «giovinezza di lei» (De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 36): la donna poteva senz’altro essere giovane, anche se non giovanissima (cfr. Circostanze storiche di En vos ai mesa, BdT 236.3a), ma essendo stata cantata già prima del 1216 non si può proprio dire che fosse all’inizio della propria vita mondana o al principio della giovinezza, indicazione comunque alquanto vaga. Semmai la menzione del buon inizio andrà riferita all’inizio della frequentazione della corte malaspiniana da parte del trovatore; di tale corte Selvaggia era probabilmente la dama più rappresentativa, a giudicare dalle attestazioni pervenuteci.

Uc de Saint Circ giunse in Italia intorno al 1219 e quella malaspiniana fu probabilmente una delle prime corti dove si fermò, pur essendo più che probabile che il trovatore, come i suoi confratelli, si spostasse sovente (cfr. più avanti e cfr. Circostanze storiche di Si ma dompna n’Alais de Vidallana, BdT 457.16). A quest’epoca i Malaspina erano già ampiamente noti come generosi mecenati e continuarono a esserlo anche negli anni a venire dopo la morte di Guglielmo Malaspina (fine aprile 1220), quando il cenacolo trobadorico convergeva di necessità attorno al cugino Corrado, celebrato probabilmente anche in precedenza. Precisare ulteriormente il momento della dedica a Selvaggia è impossibile. Bettini Biagini 1981, pp. 88-89, seguendo Folena 1990, pp. 85-86, pensa agli «anni intorno al 1220, ma più facilmente prima che dopo», forse quando Guglielmo era ancora in vita. Tuttavia, se la nostra canzone è prossima cronologicamente alla cobla Si ma dompna n’Alais de Vidallana (BdT 457.16), come si ipotizza nelle relative Circostanze storiche (in quanto tutti e due i testi sembrano riferirsi all’inizio della frequentazione della corte malaspiniana da parte di Uc, dopo che questi aveva già toccato altre corti dell’Italia del Nord), dato che nella cobla è nominata Adelaide di Mangona come Alais de Vidallana e dato che la donna si sposò solo dopo il 1221 con Cavalcabò di Viadana, ne consegue che il termine cronologico va avanzato dopo il 1221; ma la contiguità cronologica dei due testi è da dimostrare. De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 36 collegava il testo al succitato componimento di Albertet collocabile dopo il 1220, rispetto al quale la canzone di Uc sarebbe posteriore, riprendendo così l’opinione di Jeanroy-Salverda de Grave 1913, p. 164; anche in questo caso non vedo elementi stringenti che supportino una vicinanza cronologica tra i due testi. Non si possono, inoltre, ricavare elementi di datazione dal fatto che Nicolet de Torin, trovatore attivo dal secondo decennio del XIII secolo, rispose alla cobla Si ma dompna N’Alais de Vidallana (BdT 457.16; cfr. Circostanze storiche), in cui Uc de Saint Circ diceva di trovarsi presso Selvaggia dopo aver frequentato la corte di Donella di Brescia e quella di Adelaide di Viadana; semmai, se ne può concludere che Uc si spostasse frequentemente.

Da ultimo Zinelli 2001 ha sottolineato come il componimento di Uc de Saint Circ, di cui ci occupiamo, presenti notevoli legami con una canzone di Gausbert de Poicibot (Per amor del belh temps suau, BdT 173.9), trovatore attivo, come Uc, presso Savaric de Mauleon nei primi decenni del XIII secolo (specialmente anni Dieci); Zinelli pensa pertanto a un riuso del testo ad anni di distanza (ipotesi già emessa da Folena 1990, p. 92): la tornada dedicata a Selvaggia sarebbe un’aggiunta posteriore, fatto che troverebbe parziale conferma, se si potesse certificare che la canzone religiosa Be volgra, s’esser pogues (BdT 106.10) di Cadenet o Arnaut Catalan fosse un contrafactum della canzone di Uc (si vedano al riguardo le note e la scheda metrica di Enaissi cum son plus car, BdT 457.12). Simili riusi dovevano essere più frequenti di quanto non appaia oggi. Tuttavia, bisogna anche ricordare che i legami intertestuali non danno la certezza che vi siano stati rapporti di contiguità cronologica tra i testi.

 

 

Bibliografia

 

Bettini Biagini 1981

Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Folena 1990

Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137.

 

Jeanroy - Salverda de Grave 1913

Alfred Jeanroy - Jean-Jacques Salverda de Grave, Poésies de Uc de Saint-Circ, Toulouse 1913.

 

Zinelli 2001

Fabio Zinelli, «Attorno al senhal Gardacor in Uc de Saint-Circ BdT 457.3 (appunti per una storia di Savaric de Mauleon)», in Interpretazioni dei trovatori. Atti del Convegno (Bologna, 18-19 ottobre 1999), Bologna 2001, pp. 245-273.

  

Giorgio Barachini

26.ix.2018


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