Rialto    IdT

 

Uc de Saint Circ, Sj madompna n’Alais de Vidallana (BdT 457.36)
Nicolet de Turin, N’Uc de Saint Circ, sabers e conoissenza (BdT 310.3)


 

Circostanze storiche

 

 

 

La cobla con tornada di Uc de Saint Circ, a cui rispose Nicolet de Turin, menziona tre donne: Alais (Adelaide) de Vidallana, forma originaria di Viadana (dal toponimo prediale lat. Vitelliana, prov. Mantova), Donella di Breissana (di Brescia o della Bresciana) e Salvaga, senza dubbio Selvaggia Malaspina a cui è dedicata da Uc anche la canzone Enaissi cum son plus clar (BdT 457.12). Nella risposta di Nicolet de Torin ricorrono gli stessi nomi.

Il poeta ha visitato sia la corte di Adelaide senza cavarci i compensi sperati sia quella di Donella, dove invece è stato accolto con favore (fuor di metafora, è stato adeguatamente remunerato per gli spettacoli che offriva). Nel momento in cui scrive si trova alla corte di Selvaggia, probabilmente ad Oramala, come confermano i tempi verbali della risposta di Nicolet (ampiamente fraintesi dagli editori, ma molto chiari nel codice). Ammesso che Uc de Saint Circ, conducendo una vita itinerante per offrire le proprie performance in varie corti, non abbia toccato quella malaspiniana a più riprese (ed è un’ammissione indimostrabile), sembrerebbe che questo breve testo sia in sostanza contemporaneo di Enaissi cum son plus car (BdT 457.12), dov’è questione di un “buon inizio” fatto da Selvaggia al trovatore: non certo, come vorrebbero Jeanroy - Salverda de Grave 1913, p. 164, e De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 36, l’inizio della vita mondana della donna che deve collocarsi ben prima dell’arrivo di Uc de Saint Circ in Italia, ma l’inizio delle frequentazioni tra il trovatore e la corte dei Malaspina, di cui Selvaggia era la rappresentante cortese privilegiata (cfr. Circostanze storiche di BdT 457.12). Il “buon inizio” di Enaissi cum son plus car (BdT 457.12) pare rispecchiato nelle lodi che Uc riserva a Selvaggia nella nostra cobla: il trovatore sembra appena arrivato alla sua corte dopo l’esperienza negativa con Adelaide (preceduta probabilmente da quella positiva con Donella), e Selvaggia gli fa tanto onore che grazie a lei si riabilita tutta l’Italia imperiale (Lombardia, Marca (?), Toscana). La data di Enaissi cum son plus car (BdT 457.12) è incerta, ma, dato che qui Adelaide è detta “di Viadana”, dunque è già sposata (cfr. sotto), e poiché sappiamo che il suo matrimonio avvenne dopo il 1221, probabilmente siamo attorno a tale data (cfr. ancora le Circostanze storiche di Enaissi cum son plus car, BdT 457.12). La datazione di Jeanroy - Salverda de Grave 1913, p. 164, e di De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 36, al 1225 per entrambi i testi è congetturale, basata sugli esordi poetici di Nicolet de Torin, che all’epoca di tali edizioni erano collocati verso il 1225, ma che oggi sappiamo essere precedenti (anni Dieci del Duecento). Maggiore precisione cronologica è comunque impossibile, anche per via degli indeterminabili spostamenti del trovatore; siamo comunque dopo il 1219, all’incirca anno nel quale Uc de Saint Circ giunse in Italia, e, per i motivi già riferiti, dopo il 1221.

Figlia del conte Alberto di Mangona, Adelaide era sorella (minore) della Beatrice di Mangona, sposata a Paolo Traversara di Ravenna dal 1212 al 1218, la cui suocera era Emilia di Ravenna che troviamo in Aimeric de Peguilhan, in Albertet e in Guilhem Augier (tutte e tre le dame sono nella treva di Guilhem de la Tor, Pos n’Aimerics a fait far mesclança e batailla, BdT 236.5a; Beatrice e Adelaide vi figura come Alazais de Magon, dunque non era ancora sposata). Dopo il 1221 Adelaide andò in sposa a Cavalcabò di Viadana, dal quale dovette scappare nel 1231 a causa di un tentativo d’avvelenamento, rifugiandosi presso il fratello Alberto (non il padre omonimo, morto nel 1208); il marito voleva infatti risposarsi con una donna più ricca. Il caso fu sottoposto al giudizio del papa che lo delegò al vescovo di Bologna. Era ancora viva nel 1249. Compare come giudice anche in una tenzone tra Guilhem de la Tor e Sordello (Uns amics e un’amia, BdT 236.12 = 437.38). Si vedano Torraca 1901, pp. 18-18 e 43, Bergert 1913, pp. 80-81, Jeanroy - Salverda de Grave 1913, p. 164, Bertoni 1915, pp. 61-62, De Bartholomaeis 1931, vol. I, pp. 215-216, Chambers 1971, p. 61, Andenna 1979, Negri 2006, pp. 72 e 88.

Non sappiamo, invece, nulla di Donella di Brescia o della Bresciana (sulla forma del nome, che presenta una formazione denominale del tipo Mantoa > Mantoana, cfr. Bergert 1913, pp. 86-87 nota 4): ritorna anch’essa nella treva di Guilhem de la Tor (Pos n’Aimerics, BdT 236.5a, v. 12) e in un altro testo di Uc de Saint Circ (Na Maria de Mons’ es plasentera, BdT 457.22, v. 17). Forse è allusa da Guillem de la Tor in Un sirventes farai d’una trista persona (BdT 236.11, v. 14 una de Breisana). Cfr. Torraca 1901, pp. 19-20, Bergert 1913, pp. 86-87, Jeanroy - Salverda de Grave 1913, pp. 154-155, De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. 216, Pulega 1970, p. 128, Chambers 1971, p. 110, Negri 2006, p. 91. Sicuramente proveniva o era accasata nella zona di Brescia: cfr. Bergert 1913, p. 86, Merkel 1886, p. 148 nota 2 («la Bresciana è anche oggidì la parte del territorio di Brescia che si stende verso la pianura e comprende fra le altre la città di Lodi»), Bertoni 1915, p. 512, nota al v. 7, De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. 216, Blasi 1934, p. 76, nota al v. 14 e Negri 2006, p. 91. Non condivisibile l’opinione di Caïti-Russo 2005, p. 290, che, nel contestare De Bartholomaeis, individua in Breissana il piccolo comune italiano di Bressana (Bressana Bottarone) in provincia di Pavia «qui se trouve encore à proximité de l’ancien chemin qui reliait Pavie à Gênes. Ce chemin était en plus contrôlé par les Malaspina». Tuttavia, non abbiamo notizia che Bressana esistesse nel Medioevo e, se fosse esistita, si sarebbe comunque trattato, per molti secoli, di un agglomerato di pochi cascinali di campagna, scarsamente abitato perché soggetto alle piene del Po e il cui sviluppo urbano è giunto solo con le bonifiche e con l’avvento della ferrovia. Non era, dunque, un feudo ed è molto difficile che fosse una località che potesse essere adoperata con funzioni onomastiche. Inoltre, il centro principale dell’epoca risulta essere Argine, nome parlante, il cui omonimo castello presidiava sulla riva destra un guado del fiume, che oggi scorre più a nord; ma anche in questo caso si tratta di un momento più tardo, perché l’edificio difensivo fu costruito tra Trecento e Quattrocento e dipendeva dal comune di Pavia, non dai Malaspina né dagli Estensi.

Quanto a Selvaggia, si vedano le Circostanze storiche di En vos ai <...> mesa (BdT 236.3a), Pos n’Aimerics (BdT 236.5a), Enaissi cum son plus car (BdT 457.12), En amor trob tantz de mals seignoratges (BdT 16.13), N’Anric, no m’agrada ni·m platz (BdT 282.15).

 

 

Bibliografia

 

Andenna 1979

Giancarlo Andenna, «Cavalcabò Cavalcabò», Dizionario Biografico degli Italiani, 22, 1979, versione online (www.treccani.it).

 

Bergert 1913

Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913.

 

Bertoni 1915

Giulio Bertoni, I trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915.

 

Blasi 1934

Ferruccio Blasi, Le poesie di Guilhem de la Tor, Firenze 1934.

 

Caïti-Russo 2005

Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Jeanroy-Salverda de Grave 1913

Alfred Jeanroy, Jean-Jacques Salverda de Grave, Poésies de Uc de Saint-Circ, Toulouse 1913.

 

Merkel 1886

Carlo Merkel, Manfredi I e Manfredi II Lancia. Contributo alla storia politica e letteraria italiana nell’epoca sveva, Torino 1886.

 

Negri 2006

Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006.

 

Pulega 1970

Andrea Pulega, Ludi e spettacoli nel Medioevo: i tornei di dame, Milano 1970.

 

Torraca 1901

Francesco Torraca, Le donne italiane nella poesia provenzale, Firenze 1901.

Giorgio Barachini

1.x.2018


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