Traduzione [gb]
I. Col canto mi tocca riferire la mia
grande tristezza e il mio grande dolore. Non canto affatto come gli altri
cantori che cantano della gioia e dell’amore; se con la bocca canto, con il
cuore piango, perché la materia stessa è contraria al canto; per questo il mio
canto ha nome “canto-pianto”, perché il canto non mi può separare dal pianto.
Testo: Bertoni 1915. – Rialto 28.ix.2018. Ms.: G 142r. Edizioni critiche: Paul Meyer, «Complainte provençale et complainte latine sur la mort du patriarche d’Aquilée Grégoire de Montelongo», in Miscellanea di filologia e linguistica. In memoria di Napoleone Caix e Ugo Angelo Canello, Firenze 1886, p. 231; Giulio Bertoni, I trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915, p. 478. Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 265 (testo Meyer). Metrica: a8’ b8 a8’ b8 b8 a8’ b8 a8’ (Frank 302:3). Planh di otto coblas unissonans di otto versi e una tornada di quattro versi (ultimi quattro della strofa). Rime: -aire, -ór. Il testo è autodefinito chan-plor (vv. 7, 57, 66). Non esiste modello metrico nella poesia provenzale e il genere del planh poteva avere melodia originale: cfr. l’edizione di Gaucelm Faidit, Fortz cauza es que tot lo maior dan (BdT 167.22), in particolare le informazioni sulla melodia. Tuttavia, presentano lo stesso schema metrico quattro canzoni francesi, una di Gace Brulé (L 65.35) e tre anonime (L 265.703-555-1030: la prima e la terza sono chansons pieuses): cfr. Ulrich Mölk - Friedrich Wolfzettel, Répertoire métrique de la poésie lyrique française des origines à 1350, Münich 1972, § 902:24-25 e 27-28. Pertanto, non si può escludere che il planh sia un contrafactum su modello francese, eventualmente già di tema religioso. Note: Il planh è scritto in morte di Gregorio da Montelongo, patriarca di Aquileia, deceduto l’8 settembre 1269 a Cividale: cfr. le Circostanze storiche. – La lingua usata dall’autore conserva un buon numero di italianismi, di neologismi e di forme mescidate provenzali-francesi; i termini sono stati segnalati già da Meyer, «Complainte», p. 231, da Bertoni, I trovatori, pp. 175-176, da Sergio Vatteroni, «La poesia trobadorica nel Friuli medievale. Ipotesi sulla circolazione di un canzoniere provenzale nel Patriarcato di Aquileia», in Scène, évolution, sort de la langue et de la littérature d’oc. Actes du Septième Congrès International de l’Association Internationale d’Études Occitanes (Reggio Calabria-Messina, 7-13 juillet 2002), a cura di Rossana Castano, Saverio Guida, Fortunata Latella, 2 voll., Roma 2003, vol. I, pp. 713-727, a p. 726. Si ricordano gli italianismi rancor v. 29, predon v. 39, gli esiti francesizzanti in -aire del lat. -arius (contraire v. 6, essemplaire v. 25, aversaire v. 35, luminaire v. 49) e delle forme deffende (v. 52) per deffenda e saura (v. 12), le false analogie perdaire (v. 11) e deffendaire (v. 45) per perdeire e deffendeire, l’uso di emperaire al caso obliquo in rima (v. 41), patriarche (v. 62) al caso sogg. plur. per latinismo o italianismo. E ancora termini insoliti come arreras v. 38 e alegor v. 28, nonché l’espressione del v. 48. Altri errori sono imputabili al copista (plen per plens v. 28, filz per fil v. 60). Vatteroni, «La poesia trobadorica», p. 726, parla per questo testo di un «vero e proprio centone», composto da ritagli e riusi di altri componimenti trobadorici (cfr. le Circostanze storiche), di cui Vatteroni dà ampia esemplificazione e a cui rimando. 7. Chan-plor è il nome che Lanfranc Cigala dà al proprio planh in morte di Berlenda (Eu non chant ges per talan de chantar, BdT 282.7), la cui prima strofa è molto vicina per lessico e tematica alla prima strofa di questo compianto. 17. debonaire, talvolta non univerbato (de bon aire) è un aggettivo invariabile. Il significato originario è ‘di buona stirpe’ e quindi ‘di alti natali’. 18. Il patriarcha Gregor è Gregorio da Montelongo (cfr. v. 56), legato pontificio nell’Italia del Nord e poi patriarca d’Aquileia: cfr. le Circostanze storiche. 22-24. Si tratta di uno dei luoghi in cui è più evidente il carattere di centone del testo: i versi sono infatti presi di peso dai vv. 13-14 del planh di Gaucelm Faidit, Fortz cauza es que tot lo maior dan (BdT 167.22) per Riccardo Cuor di Leone. Cfr. anche le Circostanze storiche. 34-38. Tipica dei planhs è l’esaltazione del defunto e delle sue azioni, anche qualora ciò non sia perfettamente aderente alla realtà. In effetti, Gregorio, nell’opposizione ai conti di Gorizia, non ebbe in realtà la meglio, tanto che fu catturato e rimase prigioniero per qualche mese nel 1267. 37. L’error, da cui il buon pastore salva il proprio gregge, è sicuramente l’eresia in senso teologico, ma forse anche il crimine e la prevaricazione in senso giudiziario, come si esplicita poco oltre. 39-40. La sottolineatura della gioia che i criminali hanno della morte di Gregorio comporta una sfumatura di triste ironia. 47-48. Sull’esaltazione del defunto cfr. la nota ai vv. 34-38. Vezer l’aire è espressione, probabilmente italianeggiante, presente solo qui in tutta la letteratura trobadorica: ‘vedere l’aria’vorrà significare ‘venire allo scoperto’, ‘farsi vedere’. 50. Confessor sono coloro che confessano, testimoniano la fede. È termine patristico ed ecclesiastico (Du Cange, II:496-497). 65. L’archediaque è l’arcidiacono Giovanni de Verraclo, nipote di Gregorio, a cui questi lasciò molti beni nel proprio testamento e che nominò esecutore. La famiglia dei Verraclo apparteneva alla feudalità ecclesiastica laziale, come i Montelongo, e giunse in Friuli al seguito di Gregorio. Poiché di fatto Giovanni è, per l’autore, la figura più importante presente tra il pubblico, si può presumere che la poesia trobadorica in Friuli sia frutto d’importazione da parte di queste personalità ecclesiastiche, che erano venute in contatto con essa durante la legazione di Gregorio nelle città dell’Italia del Nord: cfr. le Circostanze storiche. [gb] |