Edizione: Fortunata Latella 1994; note: Fortunata Latella. – Rialto 23.xi.2002.
D (140r); Da (202r).
Edizioni critiche: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie», Revue des langues romanes, 34, 1890, pp. 5-35, a p. 27; Friedrich Witthoeft, Sirventes Joglaresc, Marburg 1891, p. 63; Fortunata Latella: I sirventesi di Garin d’Apchier e di Torcafol, edizione critica a cura di F. L., Modena 1994, p. 210.
Altra edizione: Otto Klein, Die Dichtungen des Mönchs von Montaudon, Marburg 1885, p. 106.
Metrica: a7 b7 b7 a7 c7 c7 d7 d7 e7’ e7’ (Frank 592:57). Cobbola di dieci versi.
La cobbola presenta una doppia attribuzione: Garin d’Apchier in D, Torcafol in Da. La presenza di un elemento interno suscettivo di riscontro storico permette di riconoscere l’autore in Garin d’Apchier: nei vv. 2-3 si allude ad una battaglia avvenuta a Montfort e ad un ontoso comportamento dell’interlocutore nel corso della stessa. Poiché Montfort faceva parte dei territori dipendenti dalla signoria di Tournel, appare lecito ipotizzare che la vicenda cui si allude sia occorsa nell’ambito dello stesso episodio guerresco di cui si parla nel sirventese di Torcafol Vielh Cominal, ma tor (162.8) e dunque nel periodo di aspre lotte che ebbero come teatro i possedimenti di Adalberto III, vescovo di Mende. In prima fila tra i nemici del prelato c’era il di lui fratello naturale, forse chiamato Torcafol: a questi, facinoroso ma con scarsi risultati pratici, ben s’addice la messa in ridicolo per l’umiliazione subìta.