Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Gavaudan
Senhors, per los nostres peccatz
Gavaudan
Senhors, per los nostres peccatz
Trad. it.

I. Signori, per i nostri peccati cresce la forza dei Saraceni: Saladino ha preso Gerusalemme ed essa non è stata ancora riconquistata; ed ecco che il re del Marocco fa sapere che si batterà contro tutti i re cristiani assieme ai suoi perfidi Andalusi e Arabi armati contro la fede di Cristo.

II. Ha mandato a chiamare tutti i suoi luogotenenti, masmudi, mori, goti e berberi, e non c’è nessuno, pingue o mingherlino, che non sia stato incluso nei ranghi: mai pioggia venne giù più fitta di quanto siano essi quando passano ricoprendo le pianure; egli (il re del Marocco ) spinge al pascolo come pecore queste orde, carogna per gli avvoltoi, e (dopo il loro passaggio) non resta filo d’erba né radice.

III. Sono cosi pieni d’albagia quelli che egli ha convocato che credono d’essere i padroni del mondo; Marocchini e Marabutti sostano a mucchi in mezzo ai prati e fra di loro dicono irridendo: «Franchi, fateci largo! Nostra è la Provenza e la regione attorno a Tolosa e tutta la terra che si estende fino a Puy!». Mai cosi terribile minaccia era stata udita da parte di questi perfidi cani, infedeli, degni di sprezzo.

IV. Ascoltate, imperatore, e voi, re di Francia, e voi, suo cugino, e voi, re d’Inghilterra, conte di Poitiers: correte in soccorso del re di Spagna! Nessuno ebbe mai migliore occasione di servire Dio: con la Sua assistenza vincerete tutti i cani che Maometto ha abbindolato e i rinnegati che son passati dalla loro parte.

V. Gesù Cristo, che ha voluto illuminarci con la Sua parola perché la nostra fine fosse buona, ci mostra qual è la giusta via: con la penitenza sarà perdonato il peccato che comincio da Adamo. E desidera assicurarci fermamente che, se abbiamo fede in Lui, ci collocherà tra gli eletti e sarà laggiù nostra guida contro i perfidi scellerati infedeli.

VI. Non lasciamo i nostri beni, dal momento che siamo sostenuti dalla grande fede, ai cani neri d’oltremare: che ciascuno ci rifletta, prima che il danno ci colpisca! Portoghesi, Galleghi, Castigliani, Navarrini, Aragonesi, Seritani, abbiamo loro opposto come barriera, ma essi li hanno respinti e umiliati.

VII. Quando vedranno i baroni crociati, Alemanni, Francesi, Cambresini, Inglesi, Bretoni, Angioini, Bearnesi, Guasconi, uniti a noi, coi Provenzali, tutti in un imponente stuolo, allora, potete essere certi, assieme agli Spagnoli, fenderemo la calca e la testa (degli invasori) e le mani, fino ad ucciderli tutti e a sterminarli; e poi sarà diviso tra noi tutto il loro oro.

VIII. Gavaudan sarà profeta: ciò che ha predetto si avvererà. E morte ai cani! E Dio sarà onorato e servito là dove Maometto era adorato.

Testo

Edizione e traduzione: Saverio Guida 1979; note: Saverio Guida. – Rialto 15.xi.2002.

Mss.

C 318; R 98.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche:  Alfred Jeanroy, «Poésies du troubadour Gavaudan», Romania, 34, 1905, pp. 497-539, a p. 534; István Frank, «La chanson de croisade du troubadour Gavaudan», Neophilologische Mitteilungen, XLVII, 1946, pp. 145-171, a p. 165; Saverio Guida, Il trovatore Gavaudan, Modena 1979 (Subsidia al Corpus des Troubadours, VI), p. 264.

Metrica e musica

Metrica: a9 b9 b9 a9 c9 d9 d9 e9 e9 (Frank  645:4). Sette coblas unissonans di nove versi e una tornada di quattro. 

Informazioni generali

La canzone di Gavaudan fu composta in un’epoca immediatamente successiva alla disfatta cristiana di Alarcos (luglio 1195), allorché il califfo almohade Abu Yusuf Ya ’qub al-Mansur si spinse verso zone della Spagna settentrionale da tantissimo tempo non raggiunte dagli Arabi ed ormai per tradizione considerate baluardo invalicabile del mondo occidentale e da lì minacciava di proiettarsi verso Proensa e Tolzas. Che Gavaudan abbia levato il suo canto di crociata da una delle terre soggette al conte di Tolosa si evince dalla strofe VII, ove obbligata è l’identificazione coi sudditi di Raimondo VI del gruppo etnico-politico di cui il trovatore sentiva e proclamava di far parte quando immaginava i contingenti delle altre regioni europee ab nos mesclatz  in una comune opposizione agli Arabi.

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