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VII.
Edizione: Marco Boni 1954; note: Elisa Guadagnini. – Rialto 6.iv.2005.
C 263v, Dc 258v (vv. 1-8), F 11r, I 123v, K 109v, M 163v, R 60r, b3 51, d 344, e 122, c 148.
Edizioni critiche: Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello, Halle 1896, p. 177; Giulio Bertoni, I trovatori d’Italia, Modena 1915, p. 290; Carl Appel, Provenzalische Chrestomathie, Leipzig 19306, p. 72 (su CFIMR); Sordello, le poesie, Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario a cura di Marco Boni, Bologna 1954, p. 7; James J. Wilhelm, The Poetry of Sordello, edited and translated, New York - London 1987, p. 6.
Altre edizioni: H.J. Chaytor, The Troubadours of Dante, Oxford 1902, p. 75 (testo De Lollis); Gianluigi Toja, Trovatori di Provenza e d’Italia, Parma 1965, p. 240 (testo Boni); Emilio Faccioli, Sordello da Goito, a cura di R. Signorini, Mantova 1994, p. 77 (testo Boni).
L’editore disegna uno stemma bipartito che isola CR da un lato e DcFIK dall’altro, a cui viene ricondotto anche M.
Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10’ d10’ (Frank 577:76). Cinque coblas unissonans di otto decasillabi e doppia tornada di quattro e due decasillabi. Lo schema metrico è molto comune, l’identità delle rime individua un corpus di nove componimenti: oltre alla canzone di Sordel troviamo Austorc de Segret (BdT 41.1), Bertran Carbonel (BdT 82.37, BdT 82.56), Guillem Anelier de Toloza (BdT 204.3), Guiraut Riquier (BdT 248.14), Raimon Gaucelm de Beziers (BdT 401.1), Raimon Menudet (BdT 405.1), la cobla anonima BdT 461.18; Olivier lo Templier (BdT 312.1) presenta una minima modifica della prima rima. La BEdT propone un confronto con Aimeric de Sarlat (BdT 11.2). Sulla forma metrica si vedano Richard Straub, Les sirventes de Guilhem Anelier de Tolosa, in Cantarem d’aquestz trobadors. Studi occitani in onore di Giuseppe Taviani, a cura di L. Rossi, Alessandria 1995, p. 127, Maria Pia Betti, «Le tenzoni del trovatore Guiraut Riquier», Studi mediolatini e volgari, 44, 1998, pp. 7-193, a p. 121.
La canzone venne composta in Provenza per Guida di Rodez, come lasciano intendere i ripetuti giochi di parole sul tema del “guidar” della seconda e della terza cobla. – Il gioco di parole su vida-viure dei primi versi si ritrova in altri testi trobadorici, come già segnala Boni: si confronti in particolare Peire Vidal (BdT 364.42). – Bertoni, I trovatori d’Italia, p. 533 ipotizza che dalla prima cobla Uc de Saint Circ abbia tratto il senhal “Ma vida” con cui indica Sordello nella sua danseta (BdT 457.41). Di diverso avviso Boni, che nota che il testo di Uc è con ogni probabilità anteriore a questo di Sordello, certamente composto in Provenza. – Il bisticcio fra la mar e l’amar della terza cobla è anch’esso presente in diversi testi trobadorici: si vedano a questo proposito l’edizione di De Lollis, Bertoni, I trovatori d’Italia e Andrea Pulega, «Un amoroso bisticcio trobadorico: Sordello e “la mar”-“l’amar”», Quaderni del Dipartimento di lingue e letterature neolatine [Istituto universitario di Bergamo], 4, 1988-1989, pp. 21-32. Si noti fra l’altro che proprio il gioco di parole garantisce la lezione la mar contro la variante, di per sé accettabile, lo mar di CR (v. 18). – Il senhal del v. 41 è certamente Na Gradiva, contro il Na Grazida di CR: esso viene utilizzato da Sordello nel sirventese Qui be·is membra del segle qu’es passatz (BdT 437.29) al v. 36 e nell’Ensenhamen d’onor ai vv. 1300 e 1326. Che la donna celata da questo senhal sia Guida di Rodez appare garantito da questa lirica, che utilizza massicciamente il bisticcio con guidar. Parte della critica identifica in Guida anche il Belh Restaur del planh in morte di Blacatz (BdT 437.24) e il Restaur del sirventese Si co·l malaus qe no se sap gardar (BdT 437.31). Sui dati biografici del personaggio si veda la nota a BdT 437.24.