I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
I. Si è completamente allontanata da me quell’unica gioia che mi era rimasta. Sapete perché sono così perso d’animo? Per la perfetta contessa Beatrice, per la più nobile e la più valente, che è morta! Perdio! Che terribile dipartita, così aspra, così dura, sicché porto con me un dolore tale che per poco il cuore non mi si spezza quando me ne ricordo.
II. Dove è ora la sua bella persona ben educata, che fu amata e apprezzata da uomini pieni di valore? E ci si recava da lei come se facesse miracoli, perché, senza nuocere a se stessa, seppe rendere gioiosi gli smarriti. E quando aveva reso ognuno gioioso, lo riconduceva in uno stato di maggiore afflizione al commiato, cosicché nessuno stava bene, da quando si allontanava da lei, se non ci ritornava subito.
III. La sua compagnia era piacevole e distinta, e la sua accoglienza era «Siate qui il benvenuto», e la sua maniera di parlare raffinata e oculata, e il suo modo di rispondere compiacente e gradevole, e il suo sguardo dolce, un poco sorridente, e la sua maniera di fare onori più onorevole dell’onore stesso. Possedeva tutte le buone qualità e la bellezza più di qualsiasi altra dama al mondo, così credo.
IV. Da chi si sarà ora onorati e serviti? E da chi sarà inteso il buon comporre? E da chi si sarà ospitati alla perfezione? E da chi saranno accolte con un sorriso e gradite delle belle parole? E per chi sarà fatto un bel canto come si deve? E per chi sarà rivolta attenzione al corteggiamento? Ditemi per chi e come e perché! Io questo non lo so e il mio animo non vede come possa essere.
V. Signora, Gioventù è sepolta con voi e Gioia completamente sotterrata e perduta. Certo si considerava ciascuno ricco e salvo solo per un vostro saluto. Dolore può provare chi ha visto la vostra persona gentile e chi non l’ha vista, ma non tanto struggente. Chi vi vide non poté più rivolgere la sua vista altrove, tanto ebbe il cuore pieno di quella visione.
VI. Donna Beatrice, Dio, che è pieno di misericordia, vi accompagni con sua madre e con sé.
I. 2 eys] eis eis Da; remazutz] romazutz DaIK 3 suy] sun Da; aissi] enaysi R 5 valen] plazen DaIK 6 Oi] uei E, o IK; Quan] tan R 7 ab] en E 8 qu’ab] quan E; cor] cors Da; part] faill DaIK; m’en] mi IKR; quan m’en sove manca a E per guasto meccanico
II. 9-16 mancano in E per guasto meccanico 9 sos belhs] so(n) bel R 10 pels] bels IK, bels espunto e corretto in pels R 11 venia] ueni DaIKR 12 saup] sap IK 13 quascun] cascus R 16 qu’en] qem DaIK; que] si DaIK, q(ui) R
III. 17-24 mancano in E per guasto meccanico 17 sieus] sieu CR 18 aculhirs] aculhir C 20 respondres] respondre CDaIKR; plazens] plazen R 21 sos esguars] ses esgart Da; rizen] rien R 22 e] o C
IV. 25-32 mancano in E per guasto meccanico 25-28 l’ordine dei vv. è 25, 28, 27, 26, 28 (v. 28 ripetuto due volte) in Da; 25, 28, 26 in I; 25, 28, 27, 26 in K; 25, 27, 26, 28 in R 25 ni] e C 26 è rimpiazzato da 28 in DaIK, da 27 in R; er] er mays R 27 manca in I; è rimpiazzato da 26 in R; reseubutz] ereubutz C; tan] may ta(n) R 28 è rimpiazzato da 26 in DaIK 29 manca in R; ni p(er) cui er mais ho(m) (hom mais IK) en pensam(en) DaIK 30 manca in R; defar tals faiz q(ue) fosson dauinen DaIK 32 manca in IK; ho ve] o coue Da
V. 34 Gaugz] gaug R 35 Ja·s] Qes DaIK; tenia] cenia Da; per] pel IK; vostras] uostra DaR 36 totz] tot C; hom] homs R; plus manca a I 38 no·l] nous E; cozen] consen I 39 Autra] Dautra DaIK; re] be CE 40 ac] anc Da, nac IK; del] de ER
VI. 42 Vos aco(m)plaing asa maire abse Da; mair’ez] maire (et) E
1-8. A partire dalla prima cobla si ritrovano alcuni tratti essenziali che caratterizzano il genere dei compianti funebri e che saranno sviluppati nel componimento: il motivo della desolazione legata alla perdita, l’invocazione a Dio, la laudatio funebris, le considerazioni sulla morte. Sul genere dei planhs e sulle sue caratteristiche retorico-formali si veda Oriana Scarpati, «Mort es lo reis, morta es midonz. Une étude sur les planhs en langue d’oc des XIIe et XIIIe siècles», Revue des langues romanes, 114, 2010, pp. 65-93.
4. Sulla comtessa Beatritz, in cui va riconosciuta Beatrice di Mangona, si veda Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913, pp. 77-80.
27. Shepard - Chambers stampano Ni per cui er hom tan gent ereubutz?, la cui possibile traduzione sarebbe ‘e da chi sarà uno reso alla perfezione felice?’. Questa variante di C è tuttavia singularis e, pertanto, sospetta di essere una innovazione del copista derivante da un banale errore paleografico, sicché si è scelto di adottare la lezione della maggioranza dei testimoni, che oltretutto è perfettamente confacente al contesto.
Edizione, traduzione e note: Francesca Sanguineti. – Rialto 28.ix.2016.
C 94v (Aymerics de/pegulha(n)), Da 171v (Naimeric depiguillan), E 74 (Aimeric/de peguilla), I 198v (Naimerics de piguillan), K 183v (Naimerics de piguillan), R 18v (Aimeric de pegulha(n)).
Edizione critica: William P. Shepard and Frank M. Chambers, The poems of Aimeric de Peguilhan, Evanston (Illinois) 1950, p. 129.
Altra edizione: Martín de Riquer, Los trovadores: historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, vol. II, p. 977 (testo Shepard - Chambers).
Il componimento è tràdito da sei manoscritti (CDaEIKR), tra i quali E costituisce tuttavia un testimone parziale, dal momento che le strofi II-IV sono perdute a causa di un guasto meccanico (asportazione di una miniatura). Facilmente riconoscibili sono i raggruppamenti DaIK e CER, provati dalle seguenti lezioni, che rappresentano varianti perfettamente adiafore: v. 5 plazen DaIK contro valen CER; v. 8 faill DaIK contro part CER; v. 35 Qes DaIK contro Jas CER; v. 39 Dautra DaIK contro Autra CER. Il consueto accordo di IK è ribadito al v. 6 (o), al v. 10 (bels errore), al v. 12 (presente sap in luogo del perfetto), al v. 40 (nac). La vicinanza di CE sembra invece provata dal v. 39 (be) nonché dalla disposizione del pezzo, che nell’ordinamento di entrambi i codici è seguito da Ara parra qual seran enveyos (BdT 10.11) e S’ieu tan ben non ames (BdT 10.49) e preceduto da Era par ben que Valors se desfai (BdT 10.10). La discendenza di DaIK da un comune antigrafo è provata dal v. 16 (si), dall’erroneo ordine dei versi 25-28 e dalla lezione dei vv. 29-30 e confermata dalle varianti di cui sopra. A tal proposito, si segnala che la tradizione della quarta strofe è estremamente problematica e potrebbe nascondere un caso di diffrazione. L’ordine per i primi quattro versi, con schema rimico a rima incrociata, è infatti rispettato esclusivamente da C e da R (C: 25, 26, 27, 28; R: 25, 27, 26, 28), ma non da DaIK, che sembrano risalire a una comune fonte guasta (l’ordine della quale doveva essere verosimilmente quello trasmesso da K: 25, 28, 27, 26, mentre in I manca il v. 27 e in Da è ripetuto due volte il v. 28). Come si è detto, il raggruppamento DaIK è poi confermato dai successivi vv. 29-30: per questi due versi alla lezione di DaIK si oppone quella del solo C (i versi sono infatti assenti in R e l’intera strofe, come si è detto, manca a E per lacuna dovuta a guasto meccanico), ma entrambe le lezioni appaiono equipollenti e la sintassi non è in questo caso di aiuto nel discernere quale possa essere la variante più corretta. In presenza di una tale bipartizione dei testimoni in due famiglie (DaIK e CER), si è scelto di seguire la lezione del ms. C, che appare sostanzialmente la più corretta, provvedendo a emendarla solo nel caso di varianti singulares o, comunque, sospette di errore: al v. 25 a e si è preferita la congiunzione ni (si veda anche v. 28 ris ni grazitz); al v. 27 a ereubutz (lezione isolata) si è preferita la lezione reseubutz; al v. 39 a be (CE) si è preferita la variante re (sia be che re sono rafforzativi, ma re appare più appropriato in un contesto interrogativo e be è già in rima al v. 15). L’apparato critico registra l’intero assetto delle varianti, fatta eccezione per quelle esclusivamente formali, a meno che queste non rivestano un particolare interesse.
Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10 d10 (Frank 577:5). Planh di cinque coblas unissonans di otto decenari, più una tornada di due versi. Rime: -itz, -utz, -en, -e.
Planh in morte della bona comtessa Beatritz (v. 4), da identificare con Beatrice di Mangona, morta nel 1225 (prima del 9 febbraio, data in cui è già defunta). Per l’identificazione, abbastanza problematica, della compianta contessa Beatrice si rimanda alle Circostanze storiche.