Rialto    IdT

205.7

 

   

Guillem Augier Novella

 

 

 

 

   

I.

   

Toz temps serai sirvens per deservir

   

en sirventes als flacs rics d’aver sers,

   

qar de lor vei conseilliers e convers

4  

conseilladors que fan aunor aunir,

   

per q’en lor corz cortas d’enseingnamen

   

non a sol sen n’i cab hom enseingnaz,

   

neis ieu mezeis qe no sui trop apres

8  

ni trop prezaz, can m’i pren, m’i tenc pres.

   

 

   

II.

   

Mas vianar volgra de Vianes,

   

q’anc piez non fon viananz aviaz

   

q’eu fui, qan vinc ves mos parenz paraz,

12  

pero baros corz, escorzaz cortes

   

ai trobaz mainz on non val ren trobars.

   

Tan son valen – qe val? – tant m’an valgut

   

q’anc piez no fo ros a Roma romieus

16  

q’ieu sui del meu desmiaz entre·ls mieus.

   

 

   

III.

   

Sapchan – se·m des lo rics donaire Dieus

   

poder! – li ric despoderat, perdut,

   

q’eu son aitals, s’ieu qezes lor ajut,

20  

com fon Judas qe·L vendet als Judieus:

   

lor frech frach fag m’an lag desafaitat

   

e desolat de solaz e de chan;

   

lor arrier son orrier de jai,

24  

vil de vilan, charau escaravai.

   

 

   

IV.

   

A! can mal viu qui ve so que·ill desplai,

   

qe·l desplazer sai ve qe·ill croi ric fan!

   

Q’eu n’ai vist mainz cui prez trai de soan

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qe soanan puois prez, qan ben lor vai:

   

q’eu vi ja·l ric rei Rogier Frederic

   

fresc, ses esfrei per valer a valor,

   

e non cugei, tan l’auzi prez prezar,

32  

qe ja·l pogues emperis pejurar.

   

 

   

V.

   

E Monferat se solon referar

   

li desferat, valen al valedor,

   

pero no i a deseinseingnat seingnor,

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si tot non fai loing sa valor volar;

   

mas eu com fols volei, a mon voler,

   

en Vianes on par dolors donars,

   

on fols destrics m’a trebaillat .III. anz

40  

q’anc plus estraing trebaill non trais truanz.

   

 

   

VI.

   

A·N Raimon rest, Berengier, prez prezanz,

   

cui non par dars dolors ni redars danz.

   

 

   

VII.

   

Per son pais dels adreiz trespassanz

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es Guigo Guiz, mos amics, Alamanz.

 

 

Traduzione [MC]

I. Sempre sarò servente per disservire con sirventesi i ricchi fiacchi servi del denaro, perché vedo intorno a loro consiglieri e corrotti suggeritori che fanno disonorare l’onore, motivo per cui nelle loro corti a corto d’educazione non vi è affatto senno né vi trova posto persona educata ed anche io stesso che non sono troppo colto né troppo degno di stima, quando mi ci trovo, mi ci sento prigioniero.
II. Ma vorrei andar via dal Viennese, ché mai viandante fu avviato peggio di me, quando venni verso i miei parenti ben provvisto, poiché ho trovato molti baroni corti, scorticati cortesi presso i quali il poetare non vale niente. Tanto son valenti – a che vale? – tanto mi han valso che mai non fu roso a Roma romeo peggio di quanto io non sia stato privato del mio tra i miei.
III. Sappiamo che i ricchi spodestati e sconfitti – se il munifico donatore Iddio me ne desse potere! – che sono come Giuda che Lo vendette ai Giudei, se chiedessi loro aiuto: le loro ingenerose malvagie azioni mi hanno vergognosamente spogliato del sollazzo e del canto; coloro che li seguono sono letame di stalla, villani figli di villano, scarafaggi stercorari.
IV. Ah, quanto vive male chi vede ciò che l’amareggia, quando qui vede il comportamento disgustoso dei vili ricchi! Ché io ne ho visti molti per merito venir su dal nulla che poi, quando sono in auge, disprezzano il merito: ché io vidi già il potente re Ruggero Federico, giovane, impavido per valere con valore, e non avrei creduto, tanto lo udii apprezzare il pregio, che mai l’impero lo potesse peggiorare.
V. In Monferrato i disferrati si sogliono riferrare, rendendo i loro servigi al protettore, poiché là non c’è un signore ignorante, sebbene non faccia volare lontano la fama del suo valore; ma io come un folle volai, di mia volontà, nel Viennese dove il donare pare dolore, dove una misera folle mi ha travagliato per tre anni, ché mai girovago non sopportò più crudele travaglio.
VI. Il pregio pregevole resti a don Raimondo Berengario al quale dare non pare dolore, né ridare danno.
VII. I giusti oltrepassante per il suo paese è Guigo Guiz, il mio amico, Alamanz.

 

 

 

Testo: Calzolari 1986. – Rialto 26.i.2018.


Mss.: A 211r, D 132r, H 40r, I 190r, K 175v, c 44r.

Edizioni critiche: Johannes Müller, «Die Gedichte des Guillem Augier Novella», Zeitschrift für romanische Philologie, 23, 1899, pp. 47-78, p. 54; Monica Calzolari, Il trovatore Guillem Augier Novella, Modena 1986, p. 205.

Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 95 (testo Müller).

Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 d10 e10 e10 (Frank 651:3). Cinque coblas singulars di otto versi e due tornadas di due versi. Rime: I: -ir, -ers, -en, -az, -es; II: -es, -az, -ars, -ut, -ieus; III: -ieus, -ut, -at, -an, -ai; IV: -ai, -an, -ic, -or, -ar; V: -ar, -or, -er, -ars, -anz; la rima c di ciascuna strofe è irrelata. Le strofe sono collegate tra loro con un allacciamento capcaudat: le rime degli ultimi tre versi di una strofe sono ripetute nei primi quattro decasillabi della cobla successiva.

Note: Sirventese non databile con precisione, composto probabilmente nel sud della Francia tra l’incoronazione imperiale di Federico II (1220) e la morte di Raimondo Berengario V di Provenza (1245): si vedano le Circostanze storiche.

2. flacs rics. Il trovatore indica il bersaglio delle sue invettive nei potenti attaccati al denaro, l’attacco ai ricchi malvagi costituisce un topos della satira moralistica dei trovatori; cfr. Erich Köhler, «Ricchezza e liberalità nella poesia trobadorica», in Id., Sociologia della “fin’amor”. Saggi trobadorici, a cura di Mario Mancini, Padova 1976, pp. 39-79.

9. Vianes. Il trovatore dichiara di volersi allontanare dal Viennois, probabilmente la sua regione di origine, come riporta anche la vida.

20. Judas. Particolarmente originale sembra essere l’autoparagone quasi blasfemo con Giuda, traditore per antonomasia. Il trovatore intende dire che si dimostrerebbe un ipocrita se chiedesse ospitalità ai signori vili che critica. Per il ricorso alla figura di Giuda nella lirica dei trovatori si veda Oriana Scarpati, Retorica del “trobar”. Le comparazioni nella lirica occitana, Roma 2008, pp. 127-129.

29. Rogier Frederic. Guillem è l’unico trovatore a riportare i due nomi dinastici di Federico II che richiamavano la sua doppia eredità sveva e normanna. In base all’espressione «q’ieu vi», Vincenzo De Bartholomaeis, «Osservazioni sulle poesie provenzali relative a Federico II», Memorie della Real Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, classe di scienze morali, sezione Storia-Filosofia, 6, 1911-12, pp. 97-124, a p. 98 ha ipotizzato che Guillem abbia potuto incontrare Federico al momento del suo passaggio in Italia nel 1212. Tuttavia l’espressione può avere anche il significato generico di ‘sapere, essere al corrente’, cfr. SW, vol VIII, p. 728.

30-31. Le due figure etimologiche presenti in questi versi sono utilizzate dai trovatori nell’elogio dei potenti, come si riscontra nella canzone di Aimeric de Peguilhan inviata a Blacatz Anc mais de joy ni de chan (BdT 10.8), vv. 55-56: «Chansos, vai dir a·N Blacatz em Proensa / qu’el fai valor valer e pretz prezar».

33-36. In questi versi il trovatore sembra ricordare con rimpianto un suo precedente soggiorno presso un marchese di Monferrato. Il riferimento è in realtà ambiguo e l’elogio sembra esser velato di ironia. In tal caso Guillem Augier potrebbe riecheggiare le critiche che i trovatori riservarono agli eredi del rimpianto Bonifacio I, tanto a Guglielmo VI quanto a Bonifacio II; su questo cfr. Alessandro Barbero, «La corte dei marchesi di Monferrato allo specchio della poesia trobadorica. Ambizioni signorili e ideologia cavalleresca fra XII e XIII secolo», Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, 81, 1983, pp. 641-703, alle pp. 698-703.

41. Raimon rest Berengier. Raimondo Berengario V, conte di Provenza dal 1216 al 1245, accolse alla sua corte molti trovatori; sul personaggio si veda Martín Aurell, La vielle et l’épée. Troubadours et politique en Provence au XIIIe siècle, Paris 1989, pp. 95-147.

44. Guigo Guiz Alamanz. Con il nome di Guigo sono documentati a partire dal XIII secolo molti esponenti della famiglia degli Alamans nel Delfinato. Secondo Calzolari, Il trovatore, p. 48, Guigo Guiz «potrebbe spiegarsi come la combinazione di nome e patronimico».

[fsa]


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Circostanze storiche