Traduzione [MC]
I. Sempre sarò servente per disservire con
sirventesi i ricchi fiacchi servi del denaro, perché vedo intorno a loro
consiglieri e corrotti suggeritori che fanno disonorare l’onore, motivo per cui
nelle loro corti a corto d’educazione non vi è affatto senno né vi trova posto
persona educata ed anche io stesso che non sono troppo colto né troppo degno di
stima, quando mi ci trovo, mi ci sento prigioniero.
Testo: Calzolari 1986. – Rialto 26.i.2018. Mss.: A 211r, D 132r, H 40r, I 190r, K 175v, c 44r. Edizioni critiche: Johannes Müller, «Die Gedichte des Guillem Augier Novella», Zeitschrift für romanische Philologie, 23, 1899, pp. 47-78, p. 54; Monica Calzolari, Il trovatore Guillem Augier Novella, Modena 1986, p. 205. Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 95 (testo Müller). Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 d10 e10 e10 (Frank 651:3). Cinque coblas singulars di otto versi e due tornadas di due versi. Rime: I: -ir, -ers, -en, -az, -es; II: -es, -az, -ars, -ut, -ieus; III: -ieus, -ut, -at, -an, -ai; IV: -ai, -an, -ic, -or, -ar; V: -ar, -or, -er, -ars, -anz; la rima c di ciascuna strofe è irrelata. Le strofe sono collegate tra loro con un allacciamento capcaudat: le rime degli ultimi tre versi di una strofe sono ripetute nei primi quattro decasillabi della cobla successiva. Note: Sirventese non databile con precisione, composto probabilmente nel sud della Francia tra l’incoronazione imperiale di Federico II (1220) e la morte di Raimondo Berengario V di Provenza (1245): si vedano le Circostanze storiche. 2. flacs rics. Il trovatore indica il bersaglio delle sue invettive nei potenti attaccati al denaro, l’attacco ai ricchi malvagi costituisce un topos della satira moralistica dei trovatori; cfr. Erich Köhler, «Ricchezza e liberalità nella poesia trobadorica», in Id., Sociologia della “fin’amor”. Saggi trobadorici, a cura di Mario Mancini, Padova 1976, pp. 39-79. 9. Vianes. Il trovatore dichiara di volersi allontanare dal Viennois, probabilmente la sua regione di origine, come riporta anche la vida. 20. Judas. Particolarmente originale sembra essere l’autoparagone quasi blasfemo con Giuda, traditore per antonomasia. Il trovatore intende dire che si dimostrerebbe un ipocrita se chiedesse ospitalità ai signori vili che critica. Per il ricorso alla figura di Giuda nella lirica dei trovatori si veda Oriana Scarpati, Retorica del “trobar”. Le comparazioni nella lirica occitana, Roma 2008, pp. 127-129. 29. Rogier Frederic. Guillem è l’unico trovatore a riportare i due nomi dinastici di Federico II che richiamavano la sua doppia eredità sveva e normanna. In base all’espressione «q’ieu vi», Vincenzo De Bartholomaeis, «Osservazioni sulle poesie provenzali relative a Federico II», Memorie della Real Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, classe di scienze morali, sezione Storia-Filosofia, 6, 1911-12, pp. 97-124, a p. 98 ha ipotizzato che Guillem abbia potuto incontrare Federico al momento del suo passaggio in Italia nel 1212. Tuttavia l’espressione può avere anche il significato generico di ‘sapere, essere al corrente’, cfr. SW, vol VIII, p. 728. 30-31. Le due figure etimologiche presenti in questi versi sono utilizzate dai trovatori nell’elogio dei potenti, come si riscontra nella canzone di Aimeric de Peguilhan inviata a Blacatz Anc mais de joy ni de chan (BdT 10.8), vv. 55-56: «Chansos, vai dir a·N Blacatz em Proensa / qu’el fai valor valer e pretz prezar». 33-36. In questi versi il trovatore sembra ricordare con rimpianto un suo precedente soggiorno presso un marchese di Monferrato. Il riferimento è in realtà ambiguo e l’elogio sembra esser velato di ironia. In tal caso Guillem Augier potrebbe riecheggiare le critiche che i trovatori riservarono agli eredi del rimpianto Bonifacio I, tanto a Guglielmo VI quanto a Bonifacio II; su questo cfr. Alessandro Barbero, «La corte dei marchesi di Monferrato allo specchio della poesia trobadorica. Ambizioni signorili e ideologia cavalleresca fra XII e XIII secolo», Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, 81, 1983, pp. 641-703, alle pp. 698-703. 41. Raimon rest Berengier. Raimondo Berengario V, conte di Provenza dal 1216 al 1245, accolse alla sua corte molti trovatori; sul personaggio si veda Martín Aurell, La vielle et l’épée. Troubadours et politique en Provence au XIIIe siècle, Paris 1989, pp. 95-147. 44. Guigo Guiz Alamanz. Con il nome di Guigo sono documentati a partire dal XIII secolo molti esponenti della famiglia degli Alamans nel Delfinato. Secondo Calzolari, Il trovatore, p. 48, Guigo Guiz «potrebbe spiegarsi come la combinazione di nome e patronimico». [fsa] |