Testo: Di Luca 2008 (IX). – Rialto 10.xii.2009. Ms.: T 224r. Edizione diplomatica: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. IV, n. 1759. Edizioni critiche: Carl Appel, Provenzalische Inedita aus Pariser Handschriften, Leipzig 1890, p. 222; Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 7 (III); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 163. Metrica: a8 b8 b8 a8 a8 b8 b8 a8 (Frank 476:5). Canzone composta da cinque coblas unissonans di otto ottonari, più una tornada incompleta. Lo schema metrico e rimico della canzone è stato imitato da Peire Cardenal nel sirventese Qui volra sirventes auzir (BdT 335.47). Note: Canzone databile entro il 1234, periodo oltre il quale è stato composto il sirventese di Peire Cardenal che ne imita lo schema metrico (si veda Sergio Vatteroni, «Le poesie di Peire Cardenal I», Studi mediolatini e volgari 36, 1990, pp. 73-259, p. 150). – Ai vv. 25-28 il trovatore riprende il parallelo di matrice rudelliana fra il pellegrinaggio devozionale e il servitium amoris innestato nel san cors, che ha valenza paradigmatica, giacché adombra la figura della dama. All’interno di questa metafora il verbo baisar (v. 26) è utilizzato in maniera volutamente ambigua: esso può significare tanto ‘baciati’, con allusione alla pratica di un particolare bacio liturgico fra pellegrini o all’usanza di baciare le reliquie del corpo santo, tanto ‘abbattuti’, con riferimento alla stanchezza fisica causata dal lungo peregrinare prima di arrivare alla meta. Stando alla prima interpretazione, l’io lirico vuole dire che quello che i fedeli hanno ottenuto nel portare omaggio al corpo del santo, baciare, cioè, le sue reliquie, non ottiene il poeta-amante, il quale, pur essendo devoto alla dama allo stesso modo, sostiene che non gli è mai stato permesso di baciarla; se invece si dà credito all’altra accezione di baisar, l’io lirico potrebbe voler dire che a lui, che pure ha fatto visita a un corpo sacro, non è mai capitato quello che si dice capiti di norma ai pellegrini, ossia arrivare alla meta prostrati, vinti dalla stanchezza e dalle rinunce, dando così mostra della sua resistenza e forza d’animo. – Calabron potrebbe essere secondo Appel il nome di un protettore di Ricas Novas; mancano tuttavia elementi per suffragare questa o altre eventuali identificazioni del personaggio. [PDL] |