I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
II. 20 cor] cors
III. 21 cor] cors
V. 41 verso ipometro 48 cor] cors 49 cor] cors
19. i anarai: i due editori precedenti correggono la lezione del manoscritto, in cui si legge «Ianarai», con «ieu anarai». Tuttavia non c’è motivo per non considerare la I iniziale (che è miniata, come se si trovasse ad inizio cobla) come avverbio di luogo i > ibi, ‘lì’: la dialefe nel primo emistichio di un decenario tra i e vocale seguente è tra l’altro assai diffusa. L’avverbio di luogo è senz’altro riferito all’«autra part» del v. 17: come il mercante, falliti i traffici in Francia, va altrove a cercare nuovi guadagni, così l’io lirico farà altrettanto, andrà da un’altra parte a cercare una dama sincera.
20-21. cor: il ms. riporta, come molte altre volte all’interno di questo componimento, «cors» (non ricorre mai, né al retto né all’obliquo, senza la -s finale). Tuttavia ci sembra che il riferimento qui sia al cuore della dama, nel primo caso ‘sincero’ (quello che ricerca l’io lirico in una nuova dama), nel secondo ‘ingannatore’ (quello che ha trovato con la signora che intende lasciare).
41. L’ipometria del verso è stata sanata da Routledge, Poésies, che ha congetturato la presenza di un «falsa» dopo «deslials» («Ay, deslials, [falsa?], ab fals’amor»). Dato l’incedere retorico della cobla, tutta giocata sull’ossessiva ripetizione dell’offesa di falsità, mi sembra che la congettura sia accettabile, ma il «falsa» tuttavia sarebbe da collocare prima di «deslials», per rispettare la struttura parallelistica dei vv. 41-42.
48-49. Come per i vv. 20-21, ritengo che i «cors» riportati dal ms. siano da emendare in «cor»: la ripetizione «fals cor truan» e «fals cor ufanier» serve retoricamente a rimarcare la profonda disonestà della dama e a legittimare l’abbandono del servizio d’amore.
Edizione: Oriana Scarpati 2013; note: Oriana Scarpati – Rialto 22.vii.2013.
R 102 v.
Edizioni critiche: Carl Appel, Provenzalische Inedita aus pariser Handschriften, Leipzig 1890, p. 60; Michael J. Routledge, Les poésies de Bertran Carbonel, Birmingham 2000, p. 5; Oriana Scarpati, Rialto, 22.vii.2013.
Metrica: a10 b10 b10 a10 c10’ c10’ d10 d10 e10 e10 (Frank 592:3). Cinque coblas unissonans di dieci versi ciascuna più due tornadas di sei versi. Ripetizione di amor in rima ai vv. 31 e 41. Lo schema metrico è impiegato con le stesse identiche rime soltanto dallo stesso trovatore nel sirventese Per espassar l'ira e la dolor (BdT 82.12), mentre stesso schema ma rime differenti presenta la canzone di Lanfranc Cigala Non sai si·m chant, pero eu n’ai voler (BdT 282.16).
Mala canso costruita retoricamente mediante il ricorso a diverse comparazioni e a espressioni gnomiche. Presente il modulo del comjat e quello del vituperio della dama, oltre ad un lieve accenno al change. – Il riferimento a Bertan II del Baux, divenuto conte di Avellino nel luglio 1268, ci consente di fissare il termine post quem di composizione della canzone.