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Edizione e note: Federica Bianchi. – Rialto 15.ii.2003.
C 324r, R 97rA-B 820.
Edizione critica: Franz Eichelkraut, Der Troubadour Folquet de Lunel, Berlin 1872 (rist. anast. Gèneve 1975), p. 17 (III).
Altre edizioni: H. P. de Rochegude, Le Parnasse occitanien ou choix des poésies originales des troubadours tirées des manuscrits nationaux, Toulouse 1819, p. 155; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provezalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1853, vol. III, pp. 164.
Metrica: a7 b7 b7 a7 c7’ c7’ d10 d10 (Frank 577:262). Cinque coblas unissonans di otto versi più due tornadas di quattro versi.
Il genere di questo componimento non è stato definito univocamente da coloro che per diversi aspetti se ne sono occupati: definita infatti sirventes-chanso in Frank 577:262 e ritenuta canzone cortese da Peter T. Ricketts («Le troubadour Folquet de Lunel», Colloque international d’Études Occitanes (Lunel, 25-28 Août 1983), Montpellier 1984, pp. 11-112), la canzone è identificata come mariana nella BdT e da Josph Anglade (Le troubadour Guiraut Riquier. Étude sur la décadence de l’ancienne poésie provençale, Bordeaux 1905, p. 305). Nelle ultime due strofe del componimento il trovatore, dopo aver constatato lo stato di decadenza della poesia esortando però a non rinunciare ad essa, si scaglia contro il crit mendic (v. 31) di coloro che basano le proprie canzoni sulla menzogna (razon messongeira, v. 38) e vengono apprezzati, a dispetto di coloro che invece, come lui, fanno una chanso vertadeira (v. 29). Il tono polemico e critico del trovatore, che non si percepisce nella prima cobla ma che traspare dalle altre e si fa intenso in queste, giustificherebbe la definizione di sirventes-chanso del Frank. Ma la «verità» di cui parla Folquet, che può riscattare la poesia, può avere un’altra interpretazione: quelle di Folquet sarebbero «paroles de croyant» e questa una canzone a Maria. Si tratta dell’ipotesi avanzata da Joseph Anglade nel già citato saggio su Guiraut Riquier e che condivido pienamente. Non stupisce, infatti, a quest’altezza cronologica (seconda metà del XIII secolo) l’idea dell’argomento religioso come nuovo stimolo per un rifiorire, seppur temporaneo, della poesia trobadorica; e non stupisce soprattutto in un poeta come Folquet, autore del Roman de mondana vida e di altre tre canzoni alla Vergine. Allo stesso modo, non sorprende l’innegabile ambiguità di questo componimento del trovatore di Lunel, per il quale ancora Anglade osserva che «la forme de la lyrique profane, mètre et expressions, y est si bien adaptée à la lyrique religieuse qu’il faut quelque attention pour distinguer les poésies qui appartiennent à l’un ou à l’autre genre» (considerando che non è questa l’unica canzone degna della particolare ‘attenzione’ di cui ci parla lo studioso). Ad ulteriore conferma del carattere religioso del componimento abbiamo l’esortazione che il trovatore rivolge al destinatario della canzone, Ugo IV di Rodez nella prima tornada: «Si de la villassa neyra, / qu’espaventalh de faveyra / sembla, ·s layssa nostre coms, tug em ric, / e de ʻmaldir de ma Gensor se gic’ (vv. 41-44)». Il conte è accusato di ‘dire male’ della Gensor del poeta; ma si confrontino questi versi con quelli di altre due canzoni mariane di Folquet, sempre dedicate ad Ugo IV : «Empero breg’e tinelha / vuelh aver tostemps ab eys, / tro que del ʻmaldir se fleys / qu’a digz de vos’ . . .» (BdT 154.6, vv. 51-54) e «Al mieu senhor, qu’es coms de Rodes, via / tie·y ma chansos, on fis pretz se noyris, / e digas li·s peneda si ‘mal dis / de ma Gensor, qu’es la Verges Maria’» (BdT 154.2, vv. 45-48). È possibile che si tratti di due diverse Gensor? Per quanto riguarda la datazione del componimento, trovandosi nel testo un riferimento alla non ancora avvenuta successione del conte Enrico II di Rodez a suo padre Ugo IV (vv. 21-23), si può affermare che esso sia collocabile prima del 1274, anno appunto della successione, e comunque non lontano da questa data se l’evento è già così chiaramente preannunciato.