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Edizione e note: Federica Bianchi. – Rialto 15.ii.2002.
C 324v.
Edizioni critiche: Franz Eichelkraut, Der Troubadour Folquet de Lunel, Berlin 1872 (rist. anast. Gèneve 1975), p. 22 (VI); F. J. Oroz Arizcuren, La lírica religiosa en la literatura provenzal antigua, Pampelune 1972, p. 144 (XIII).
Metrica: a10’ b10 a10’ b10 b10 a10’ b10 a10’ Rimes dérivées 1/2, 3/4, 5/6, 7/8 (Frank 302:1).Cinque coblas unissonans di otto versi più due tornadas di quattro versi. Data la complessità dello schema metrico a simmetria speculare, la particolarità della formula sillabica e rimica che coincidono tutti con quelli di una tenzone tra donne (BdT461.56) cronologicamente anteriore alla canzone di Folquet, Stefano Asperti ipotizza una relazione tra i due componimenti. Essendo il modello certo della tenzone una mala canso oitanica contro amore (R 15 Chanter m’estuet, car pris m’en est corage) e che tutte e due i componimenti potevano essere noti al trovatore, lo studioso non esclude la possibilità di una forma di contraffazione anche per il testo di Folquet rispetto alla mala canso (cfr. Stafano Asperti, «Contrafacta provenzali di modelli francesi» in Messana, 8, 1991, pp. 5-49, q p. 22).
Canzone religiosa. Trattandosi di un componimento dedicato al conte Enrico II di Rodez, successo al padre Ugo IV nel 1274, la composizione della canzone risulta essere posteriore a questa data. Il bon senhor de Mercuer del v. 45 è cronologicamente identificabile con Bernard de Mercoeur, la cui figlia Béatrix sposò nel 1251 Armand, visconte di Polignac e figlio di Pons V. Proprio in riferimento al visconte si hanno notizie del signore di Mercoeur che fu dichiarato suo esecutore testamentario nel 1272. Nel 1275, anno della morte di Armand de Polignac, suo figlio Armand IV, essendo ancora minorenne, successe al padre sotto l’autorità di Bernard de Mercoeur, suo nonno materno (cfr. Histoire générale de Languedoc avec des notes et les pièces justificatives par Dom Cl. Devic & Dom J. Vaissete, 16 voll., Toulouse 1872-1904, VI, p. 799, an 1248 e IX, p. 99, an 1283 e p. 182, an 1295). Martín de Riquer (Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, III, p. 1551, nota 5) pensa si tratti di Bernart VIII de Mercuer (1238-1294).Questo componimento, interamente costruito su rime derivative e arricchito da rime contraffatte e frante, con la sua artificiosità è la manifestazione più evidente del trovatore della sua poetica del car saber (alla quale si è accennato nella Premessa e per cui ulteriori precisazioni e approfondimnti si trovano nella mia edizione) in linea con la corrente trobadorica del trobar car e trobar ric. Basti considerare a riguardo la metafora sviluppata ai vv. 25-32, che consiste nel considerare l’arte poetica come un’arte del filare, e in modo particolare come la tessitura di una tela che solo un ragno può fare. La trama di fili perfettamente intrecciati di una ragnatela corrisponde all’intreccio studiato nei minimi particolari di ogni elemento di un componimento poetico. Questa metafora trova riscontro nell’intricato sistema rimico della canzone e nelle figure retoriche volte a rendere realistica questa immagine. Si noti ad esempio come la continuità del filo tessuto dal ragno per formare la sua ragnatela e nello stesso tempo l’intreccio necessario a formarla siano rappresentati nel componimento da serie molto lunghe di enjambements che legano un verso all’altro con incredibile maestria da parte dell’autore: si veda solo il caso macroscopico della prima strofa in cui questa figura retorica interessa ininterrottamente i vv. 1-6.