I.
II.
III.
Edizione: Antonella Negri 2006; note: Antonella Negri, Stefania Romualdi. – Rialto 27.i.2007 (rev. 28.i.08).
Da 188v.
Edizione diplomatica: Adolfo Mussafia, «Del codice estense di rime provenzali», Sitzungs-Berichte der kais. Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse, LV, 1867, pp. 339-450, a p. 443.
Edizioni critiche: Karl Bartsch – Eduard Koschwitz, Chrestomathie provençale (Xe–XVe siècles), Marburg 1904, p. 226; Ferruccio Blasi, Le poesie di Guilhem de la Tor, Genève - Firenze 1934, VII, p. 27; Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006, p. 127.
Altre edizioni: François Just-Marie Raynouard, Choix de poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. V, p. 212; Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 97 (testo Blasi); Giuseppe E. Sansone, I trovatori licenziosi, Milano 1992, p. 65; Giuseppe E. Sansone, «Guilhem de Berguedan e Guilhem de la Tor: plagio?», in La filologia romanza e i codici. Atti del Convegno (Messina, 19-22 dicembre 1991), 3 voll., Messina 1993, vol. II, pp. 649-661, a p. 660 (testo Blasi); Pierre Bec, Florilège en mineur. Jongleurs et troubadours mal connus, Orléans 2004, p. 324.
Metrica: a7’ b7 a7’ b7 b8 a7’ b7 a 6’ (Frank 302:6). Tre coblas singulars di otto versi. Lacuna nell’ultima cobla.
La lirica, centrata sulla metafora sessuale del forn e caratterizzata da motivi tendenti al licenzioso e al triviale, si riallaccia a una tradizione letteraria dal tono anticortese e giocoso, evidenziando la presenza di un versante goliardico anche nella produzione poetica di Guillem de la Tor. (Per la specifica metafora menzionata si veda Lucia Lazzerini, «La trasmutazione insensibile. Intertestualità e metamorfismi nella lirica trobadorica dalle origini alla codificazione cortese», Medioevo romanzo, 18, 1993, parte I, pp. 153-205, in particolare alle pp. 172 e 173.) – Il testo pone problemi di plagio e di possibile interferenza a livello di tradizione manoscritta con Cel so qui capol’e dola di Guillem de Berguedan (BdT 210.6b) a cui si rinvia.