Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Guillem de la Tor
Canson ab gais motz plazens
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Guillem de la Tor
Canson ab gais motz plazens
Trad. it.

I.  Una canzone dalle gaie parole eleganti,  piacevoli,  facili a comprendersi,  vuole il mio animo farmi comporre,  nella quale io possa lamentarmi con gli amanti perfetti  degli affanni  e delle pene  troppo gravose che mi fa patire amore:  a causa loro mi fa tanto languire  e struggere che guarirmi  non vuole né lasciarmi morire. Perciò, se me ne allontano, certo mi comporto  da uomo saggio  ma, sappiatelo,  non da innamorato.

II. E dunque che decisione prenderò?  cosa farò?  amerò?  sì, perché capisco e so  che non merita tanta lode colui  che un signore  di una certa importanza  serve per riceverne una ricompensa,  quanto colui che in buona fede  gli è devoto e gli crede  e lo serve con coscienza  sempre, anche quando non ne riceva alcun vantaggio.  Dunque, a dire il vero,  non c’è altrettanta lode  per l’amato  nell’amare,  quanta per il non ricambiato.

III. Perché colui che è benvoluto  e desiderato  e sollevato  dalla sua donna e reso felice,  non ha tanto merito nell’amare,  in fede vi assicuro  a dire il vero  come colui che amando languisce  e sopporta dell’amore il peso  e le sofferenze,  sì che nemmeno  l’ansia ha la forza di sviarlo:  perciò, anche se amore mi procura  gravi affanni,  senza darmi soccorso,  almeno, se amo, ne ricevo onore.

IV. E poiché so che me ne viene onore,  non c’è cosa  che possa  distogliere il mio cuore da amore;  e se amore a causa del suo orgoglio  non mi accoglie,  cosa di cui mi dolgo,  sapete perché non me ne distolgo?  Perché ho visto un uomo di alto merito  ridotto male  e sofferente,  arrivare a un grande onore;  perciò amore, sebbene non mi giovi,  non mi procura un danno  tanto profondo  che non mi trovi umile e leale.

V. Così che mi rimetto interamente a lui,  e lo supplico  e lo scongiuro,  senza lasciar trasparire che ciò mi pesa,  quanto più mi tormenta e ferisce  oltre misura,  anzi sopporto.  Perciò, se non gli dispiace, gli chiedo la grazia  di farmi ottenere  ciò che desidero,  da colei dalla quale distogliere  non posso il cuore e la mente;  anzi nell’amare lei mi rassicuro  e persevero  e miglioro;  ma il suo cuore è verso di me troppo duro.

VI. Perché la gioia perfetta che già fu per me una guida  e accordata  e concessa,  da lei è scomparsa per me  tanto da farmi ora sospirare  e piangere  e soffrire al pensiero  di quando mai io la possa amare.  Se solo del fuoco che mi arde,  da cui non mi separo,  avesse addosso  la metà, un terzo o un quarto,  io non sarei tanto infelice  da non tornare,  a tempo opportuno  e in breve tempo, felice e pieno di gioia.

VII. La sua elegante, gaia e amorosa persona  vorrei che fosse nei miei riguardi  tanto ben disposta  da rendermi in breve tempo qui felice.

VIII. Donna Giovanna, la nobile fama  e l’alto pregio  che sono in voi innalzano il nome d’Este.

Testo

Edizione e traduzione: Antonella Negri 2006; note: Antonella Negri, Stefania Romualdi. – Rialto 27.i.2007 (rev. 28.i.08).

Mss.

Da 186v, I 131v, K 117v, N 246r.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Adolf Kolsen, «Wilhem von la Tor, Canson ab gais motz», Archiv für das Studium der neuren Sprachen und Literaturen, CXXXVI, 1917, pp. 166-169, a p. 166; Ferruccio Blasi, Le poesie di Guilhem de la Tor, Genève - Firenze 1934, VIII, p. 29 (mancano KN); Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006, p. 117.

Altre edizioni: David, «Guillaume de la Tour. Pierre Imbert», in Histoire littéraire de la France, ouvrage commencé par des Religieux bénédictins de la Congrégation de Saint-Maur et continué par des Membres de l’Institut (Académie royale des Inscriptions et Belles-Lettres) [1835], Paris 1971, 18, pp. 630-632, a p. 632 (prima strofa);Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 129 (prima strofa e due tornadas); Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 97 (testo Blasi).

Metrica e musica

Metrica: a7 a3 a3 a7 b7 b3 b3 b7 c7 c3 c3 c7 d7 d3 d3 d7 (Frank 34:1). Canzone di sei coblas singulars di sedici versi e due tornadas di quattro versi.

Informazioni generali

La lirica, incentrata sul motivo dell’amar-desamatz, è dedicata a Giovanna d’Este, moglie di Azzo VII, e ne esalta l’omonima stirpe mediante il ricorso a un repertorio consolidato di motivi e stilemi cortesi funzionali alla celebrazione della dama. La tornada è l’unico elemento che consente di datare il componimento, offrendo come termini di riferimento il 1221, probabile anno del matrimonio di Giovanna con Azzo VII, e il 19 novembre 1233, anno della morte della donna. Bettini Biagini, La poesia provenzale, p. 96, riduce l’oscillazione al periodo che va dal 1221 al 1226. Si vedano le Circostanze storiche.

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