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Edizione: Maria Pia Betti 1998; note: Maria Pia Betti. – Rialto 10.iv.2002.
R 77v.
Edizione critica: Maria Pia Betti, «Le tenzoni del trovatore Guiraut Riquier», Studi mediolatini e volgari, 44, 1998, pp. 7-193, a p. 176.
Altra edizione: S. L. H. Pfaff, «Guiraut Riquier», in Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalisches Sprache, 4 voll., Berlin 1853-73, vol. IV (1853), p. 253.
Metrica: a10’ a10’ a10’ b10 a10’ b10 a10’ b10 (Frank 57:4). Partimen composto da sei coblas doblas di otto versi e da due tornadas di quattro.
Come già per il partimen Guirautz, don’ap beutatz granda, Anglade parla di «realisme choquant [...] Le goût des troubadours pour le réalisme qui existait depuis l’origine (qu’on se rappelle Guillaume d’Aquitaine) reparaissait à la fin» (Le troubadour Guiraut Riquier. Étude sur la décadence de l’ancienne poésie provençale, Paris 1905, p. 217 e nota). Lo stesso argomento era stato posto, intorno al 1186, dal Conte di Bretagna a Gaucelm Faidit in un curioso partimen bilingue (il conte utilizza la lingua d’oïl, Gaucelm la lingua d’oc), Jauseme, quel vos est semblan (BdT 178.1; cfr. Jean Mouzat, Les poèmes de Gaucelm Faidit, Paris 1965, p. 385); nei primi decenni del sec. XIII è ripreso da Gui d’Ussel in un partimen di appena quattro coblas con Rainaut VI d’Albusso, Segner Rainaut, vos qu·us faitz amoros (BdT 194.18a; cfr. Jean Audiau, Les poésies des quatre troubadours d’Ussel, Paris 1922, p. 64) e, più o meno nello stesso giro di anni, ben due coppie di trovatori discutono se l’amore sia più forte prima o dopo averne goduto i frutti. Si tratta dei jeux-partis BdT 366.10, Dalfi, sabriatz me vos, in cui Peirol chiede a Dalfin d’Alvernha se l’amante «am plus ab cor verai» la dama «quan lo ha fait ho denan» (cfr. ed. Stanley Aston, Peirol Troubadour of Auvergne, Cambridge 1953, pp. 145-147 e 184), e BdT 372.6a, «Segner Blacatz, pos d’amor», nel quale Peirol, rivolgendosi a Blacatz, pone la questione (vv. 5-7) «s’om a sidons porta [plus] fin’amanza / anz c’om la bais ni n’ai’autre plazer, / o pois, pos n’a tot zo qe·n vol aver» (cfr. ed. Erich Niestroy, Der Trobador Pistoleta, Halle 1914, p. 70). Il conte di Comminges, nominato giudice della disputa, è Bernardo VI, suocero di Enrico II di Rodez e privilegiato frequentatore della sua corte (Camille Chabaneau, «Cinq tensons de Guiraut Riquier», Revue des langues romanes, 32, 1888, pp. 109-127, a p. 122, e Anglade, Le troubadour Guiraut Riquier, p. 176 e nota). Per la vicinanza tematica con l’altro partimen di Guiraut e Folquet, si può ipotizzare che il periodo di composizione sia lo stesso, e che, in particolare (per il riferimento al «senhor cuy agensa joy e solatz» dei versi di apertura), questo sia stato disputato proprio alla corte di Rodez durante il primo soggiorno ivi trascorso dal trovatore narbonese (c. 1265).