I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
I. Un merito nobile, saldo e sovrano, dama, vi mantiene sovrana, e so che siete al meglio fedele, per cui io sono per voi un uomo fidato. E (lo giuro) sui miei occhi, bella donna piacente e preziosa, non provo per voi un debole desiderio, né mai un solo giorno sono stato debole o vano nei vostri confronti: piuttosto, non vivrò mai in buona salute, se la vostra gentile persona non mi guarisce.
II. E se il vostro bel corpo liscio non appiana questo male che provo, o voi non siete sicura, della mia morte sono sicuro, perché la pena d’amore mi infiamma il cuore e il corpo, tanto che adesso provo dolore, perché Amore me lo accumula quando mi allontano dalle vostre mani; e se mai mi allontanerò da voi, il mio amore non vi sarà affatto lontano.
III. Ricco sarei, se vi fossi vicino, o voi mi foste vicina, perché mai un cristiano amò tanto nessuna cristiana come amo voi, che mi rendete avverso ogni altro amore, al punto che non si allontana il mio cuore da voi, laddove Pregio fiorisce: perché voi siete seme di valore, e non pare voi apparteniate ad alti ranghi, benché vi si veda vestita di vermiglio.
IV. Amerei maggiormente i Catalani, se voi foste catalana, ma, poiché siete castigliana, vorrei essere castigliano, perché la vostra persona gentile mi rapisce il pensiero e mi soccorre quando mi rimira; e poiché mi sembrate serrana, sono schiavo dei vostri Serrani; e servirò anche i Siriani, se voi foste siriana.
V. Nessun perfido maldicente, né il geloso, né la gente perfida, né qualcuno che con parole rudi svilisce troppo la propria lingua m’impediranno di guardare ancora il vostro puro viso a causa della loro segreta sorveglianza; né, per spiare, un maligno si è mai fatto mediatore fra noi, eccetto Amore, che sta nel mezzo.
VI. Donna, dolcemente di fine gioia matura ognuno dei semi che mi avete donato, e se mai io vivo in salute, ciò mi allontana dalla morte e mi guarisce.
VII. Signora Audiart del Baux, un indiscusso valore e un perfetto merito riconosciuto rendono le vostre azioni sovrane, e voi di Pregio sovrana.
Edizione e traduzione: Paolo Di Luca 2008; note: Paolo Di Luca. – Rialto 10.xii.2009.
a2 252 (1).
Edizione diplomatica: Giulio Bertoni, «Rime provenzali inedite», Studj di filologia romanza, 8, 1901, pp. 421-484, p. 457.
Edizioni critiche: Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 47 (XII); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 217.
Altra edizione: Paolo Di Luca, «Peire Bremon Ricas Novas, Rics pres, ferms e sobeirans (330.15a)», Lecturae tropatorum, 1, 2008.
Metrica: a7 b7’ b7’ a7 c7’ c7’ b7’ a7 a7 b7’ (Frank 558:1); schema unico. Cinque coblas unissonans di dieci settenari, più due tornadas composte di quattro settenari ciascuna; rim dervatiu ai vv. 1-2, 3-4, 7-8, 9-10 di ogni cobla con alternanza di uscite maschili e femminili.
Canzone cortese dedicata alla nobildonna Audiart del Baux e databile, dunque, nello stesso arco cronologico tracciato per Pois lo bels temps renovella (BdT 330.12), ossia fra il 1228 e il 1257, anni in cui Audiart, una volta sposatasi con Bertran de Meyrargues, fu a tutti gli effetti un membro della casata dei Baux. È verosimile che le due canzoni siano state composte una di seguito all’altra. – Per la difficile interpretazione dei vv. 29-30 e dell’intera cobla IV si rimanda al commento del testo pubblicato su Lecturae tropatorum.