I.
II.
I. Voglio cominciare un componimento sulla melodia del signor Gui. Poiché Gui ha detto male di me, io dirò altrettanto di lui: nella sua residenza derubò Raimon di Saint-Marti; allo stesso modo lì derubò Raimon di Neiron, che fece addirittura venire da laggiù, dalla Catalogna. Ascoltate bene da quanto lontano tirò acqua al suo mulino! Poi prese donna Aines, e vedete come la rovinò: lasciò perdere la terra migliore che mai uomo abbia visto, perché non la rivendicò né di sera né di mattina. Il signor Agos lo sconfisse, così dice, con grande danno; ‘il vecchio diseredato’, lo chiamano i suoi vicini, e se qualcuno prendesse da lui congedo, egli non potrebbe donargli neanche un ronzino. Per di più, da quando rinunciò alla crociata, non l’ho più considerato un pellegrino. Oi.
II. Avete ascoltato ciò che Ricas Novas ha detto di me: si è difeso malamente, ed è giusto che io sparli altrettanto sul suo conto, visto che egli l’ha fatto su di me. So bene che non avrà affatto pietà di Joanni, che ci ha inviato qui vergognoso e a capo chino. E, per l’onta che gli fece subire, derubò un borghese che lo accompagnava, e a tutt’oggi sono pari. Inoltre, qui sentii dire che promise al visconte di non abbandonarlo fino al giorno della morte; poi si volse altrove, per cui il visconte ci guadagnò. E per quanto sia un uomo distinto, egli sbagliò a comportarsi così, e sbagliò in altre cose, stando a quanto mi dicono i suoi vicini. Benché io mi sappia povero, una cosa vi assicuro: non ho mai ucciso mio cugino per guadagnare dei possedimenti. Oi.
Edizione e traduzione: Paolo Di Luca 2008; note: Paolo Di Luca. – Rialto 10.xii.2009.
H 54r.
Edizioni diplomatiche: Wilhelm Grüzmacher, «Fünfter Bericht an die Gesellschaft für das Studium der neuren Sprachen in Berlin über die in Italien befindlichen provençalischen Liederhandschriften», Archiv für das Studium der neuren Sprachen und Literaturen, 34, 1863, pp. 368-438, p. 410; Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. IV, n. 1760; Louis Gauchat - Heinrich Kehrli, «Il canzoniere provenzale H (codice Vaticano 3207)», Studi di filologia romanza, 5, 1891, pp. 341-568, p. 532.
Edizioni critiche: Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 74 (XIX); Saverio Guida, «L’attività poetica di Gui de Cavaillon durante la crociata albigese», Cultura neolatina, 33, 1973, pp. 235-271, p. 265 (IV); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 231.
Metrica: Scambio di componimenti in forma di lasse monorime composte rispettivamente da tredici e quattordici alessandrini, oltre alla chiusa oi. Comunemente registrati come coblas da BdT e da Frank (a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12 a12; Frank 10:1) e pubblicati come tali dagli editori precedenti, i due componimenti non hanno forma strofica, e sarebbe, dunque, più corretto definirli lasse sparse. Si veda a tal proposito Paolo Di Luca, «Épopée et poésie lyrique: de quelques contrafacta occitans sur le son de chansons de geste», Revue des Langues Romanes, 112, 2008, pp. 33-60, pp. 30-39.
Scambio di lasse epiche a scopo diffamatorio che, stando a quanto affermato dallo stesso Ricas Novas, deve aver avuto un antecedente, non conservato, ad opera di Gui de Cavaillon, il quale avrebbe istigato la querelle fra i due. Lo scambio deve essere verosimilmente avvenuto intorno agli ultimi anni della terza decade del 1200: l’esistenza di Gui de Cavaillon non è attestata nei documenti oltre il 1229, e, con ogni probabilità, questo fu l’ultimo componimento che egli scrisse; il termine ante quem è fissabile al 1233, anno in cui compaiono numerosi atti di vendita delle proprietà residue dei Cavaillon che testimoniano, dunque, l’effettiva dipartita del trovatore (si veda Saverio Guida, «Per la biografia di Gui de Cavaillon e di Bertran Folco d’Avignon», Cultura neolatina, 32, 1972, pp. 189-210). – Nel primo verso della sua lassa Ricas Novas dichiara di riutilizzare una melodia ben nota: il son d’en Gui è stato dapprima ricondotto alla paternità di Gui de Cavaillon, in seguito a quella di Gui d’Ussell. In realtà, le lasse in questione, erroneamente considerate come delle coblas, non possono servirsi di una melodia di tipo strofico, per cui il son imitato deve essere rintracciato nell’ambito della poesia narrativa. Probabile che il modello metrico-melodico sia il Gui de Nanteuil, canzone di gesta del tredicesimo secolo in lasse monorime di alessandrini. – La clausola monosillabica oi sembra essere una citazione di quell’aoi che chiude numerose lasse della Chanson de Roland. L’aoi rolandiano è stata variamente interpretato dai critici, vuoi come un’indicazione musicale a beneficio dell’esecutore, vuoi come un petit vers epico dall’enigmatico significato. Benché il suo significato, la sua presenza e il suo funzionamento sembrino essere regolati da una legge che continua inesorabilmente a sfuggire agli occhi degli studiosi, la clausola deve essere divenuta uno stilema, tanto formale che musicale, ben conosciuto dall’udienza contemporanea e recepito come tipico del genere epico: lo si ritrova ad adornare la fine delle tre lasse di cui si compone una cantiga de mal dizer galego-portoghese di Alfonso Lopez de Baião, strutturata scopertamente come una parodia della Chanson de Roland. Sembra che anche Ricas Novas abbia mutuato l’aoi rolandiano perché costituiva una marca di genere dell’epica, e l’abbia posto in chiusura della sua lassa contro Gui de Cavaillon per rendere palese all’udienza l’operazione di adattamento di una forma epica ai contenuti tipici della satira diffamatoria: la reciproca diffamazione, condotta usualmente dai trovatori tramite lo strumento del sirventese o della cobla denigratoria, è svolta da Ricas Novas e Gui de Cavaillon grazie alle forme del genere epico, e questa scelta sembra necessariamente intesa a conseguire un effetto ironico.