Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
330.
3a
Peire Bremon Ricas Novas
Be·m meraveil d’En Sordel e de vos
330.
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Peire Bremon Ricas Novas
Be·m meraveil d’En Sordel e de vos
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Trad. it.

I. Mi meraviglio molto del signor Sordello e di voi, signor Bertran, perché sempre tolleraste il danno che il ramo mi fece, e mai mostraste di essere dispiaciuti quando io subii l’onta e la rovina. Avreste dovuto subito proteggermi dall’errore e dal danno, perché vi servii lealmente. Non abbiate cattivo riguardo di me e del conte, perché….

II. Il conte non deve mai fidarsi di voi, mi riferisco a voi, signori Sordello e Bertran, e nemmeno io, che vi ho servito senza alcun inganno, perché mai del mio danno foste addolorati. E chi vuole servire lealmente un signore, deve, quando egli sbaglia, biasimarlo francamente; ma il conte può agire tanto con saggezza o sconsideratezza, che tutto da voi altri gli sarà lodato.

III. Al mio signore Barral, che ha stimabile merito, consacro me stesso e il mio cuore e il mio senno, perché lui mi ha salvato e gliene sono grato, e così prendo commiato da voi due.

Testo

Edizione e traduzione: Paolo Di Luca 2008; note: Paolo Di Luca. – Rialto 10.xii.2009.

Mss.

P 64r.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizione diplomatica: Edmund Stengel, «Die provenzalische Liederhandschrift Cod. 42 der Laurenzianischen Bibliothek in Florenz», Archiv für das Studium der neuren Sprachen und Literaturen, 50, 1872, pp. 240-284, p. 256.

Edizioni critiche: Amos Parducci, Granet: Trovatore Provenzale, Roma 1929, p. 12; Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 57 (XV); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 259.

Metrica e musica

Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 c10 d10 d10 (Frank 577:27). Sirventese composto da due coblas unissonans di otto decenari, più una tornada di quattro decenari. Il medesimo schema viene utilizzato dal trovatore in altre due sue composizioni, Us covinenz, gentils cors plazentiers (BdT 330.21) e Ja lausengier, si tot si fan gignos (BdT 330.8).

Informazioni generali

Trasmesso adespoto da P, il sirventese è stato da tempo ricondotto dalla critica alla paternità di Ricas Novas per tutta una serie di motivi interni che collimano con quanto sappiamo della vita del trovatore: l’amicizia, ormai giunta al declino, con Sordello e Bertran de Lamanon; il dissidio con il conte di Provenza Raimondo Berengario V, protettore di Ricas Novas, testimoniato da Sordello nel sirventese Sol que m’afi (BdT 437.34); l’approdo alla corte marsigliese di Barral del Baux, avvenimento accertato nella biografia di Ricas Novas, e testimoniato ancora da Sordello in due dei suoi sirventesi contro di lui, il già citato Sol que m’afi e Lo reproviers vai averan (BdT 437.20). Questi elementi permettono di datare il sirventese fra il 1237, data della redazione del planh in morte di Blacatz (BdT 330.14), che è una parodia del tutto inoffensiva di quello di Sordello (BdT 437.24) e, dunque, verosimilmente anteriore al conflitto fra quest’ultimo e Ricas Novas, e il 1241, anno in cui approssimativamente cominciò il duel poétique fra i due trovatori. L’attribuzione del sirventese da parte di Parducci a Granet, trovatore coevo a Ricas Novas e al servizio di Carlo I d’Angiò, conte di Provenza dal 1245, non ha raccolto consensi nella critica. Su tutta la questione attributiva si rimanda a Di Luca, Il trovatore, pp. 259-260. – Il sirventese, mosso come si è visto da ragioni personali e ricco di allusioni al vissuto di Ricas Novas, ruota attorno al tema topico dell’acquiescenza dei sottoposti nei confronti del signore feudale: Sordello e Bertran vengono accusati in particolare di essere stati poco solidali con Ricas Novas in un momento critico e non meglio precisato del rapporto fra quest’ultimo e Raimondo Berengario, perché preoccupati di perdere il favore del loro protettore.

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