Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
323.
4
= 70.2
Peire d’Alvernhe
·
· Bernart de Ventadorn
Amics Bernartz de Ventadorn
323.
4
= 70.2
Peire d’Alvernhe
·
· Bernart de Ventadorn
Amics Bernartz de Ventadorn
323.
4
= 70.2
Peire d’Alvernhe
·
Testo

Edizione: Aniello Fratta 1996; note: Aniello Fratta. – Rialto 20.vi.2003.

Mss.

A 177v, D 143v, E 212r, G 100v, I 155r, K 141r, L 51v, W 190v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Rudolf Zenker, Die Lieder Peires von Auvergne, Erlangen 1900, p. 139; Bernart von Ventadorn. Seine Lieder mit Einleitung und Glossar, hgb. von Carl Appel, Halle 1915, p. 10; Moshé Lazar, Bernard de Ventadour, troubadour du XIIe siècle, Paris 1964, p. 31; Peire d’Alvernhe, Poesie, a cura di Aniello Fratta, Manziana 1996 (Filologia, 1), p. 17 (III).

Altre edizioni: François Just-Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. IV, p. 5; Giovanni Galvani, Osservazioni sulla poesia de’ trovatori e sulle principali maniere e forme di essa confrontate brevemente colle antiche italiane, Modena 1829, p. 76;  Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1853, vol. I, p. 102; Erhard Lommatzsch, Provenzalisches Liederbuch. Lieder der Troubadours mit einer Auswahl biographischer Zeugnisse, Nachdichtungen und Singweisen, Berlin 1917, p. 49; Raymond Thompson Hill - Thomas Goddard Bergin, Anthology of the Provençal Troubadours, New Haven - London 1941 (Yale Romanic Studies), vol. I, p. 31; Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, p. 329 (testo di Appel); Giuseppe E. Sansone, La poesia dell’antica Provenza. Testi e storia dei trovatori, 2 voll., Parma 1984, vol. I, p. 164 (testo di Appel).

Metrica e musica

Metrica: a8 b8 b8 a8 c7’ d8 d8 (Frank 621:7). Sei coblas doblas di sette versi e due tornadas di tre; le rime c d sono fisse.

Melodia (W): Gennrich, n. 35; Fernández de la Cuesta, p. 102; van der Werf, p. 230*.

Informazioni generali

Tenzone che ha tutte le caratteristiche di un gioco delle parti, in cui Peire, vestendo i panni dismessi da Bernart (quelli del cortese ortodosso), invita l’amico imbronciato e deluso a riprenderli. – Per Pietro G. Beltrami, «Per la storia dei trovatori: una discussione», Zeitschrift für französische Sprache und Literatur, 108, 1998, pp. 27-50, l’identificazione del Peire interlocutore di Bernart de Ventadorn con Peire d’Alvernhe sarebbe «incompatibile coi versi 32-35: “et es plus fols, mon escien, / que qui semn’en l’arena, / qui las blasma ni lor valor; / e mou de mal ensenhador”» (pp. 37-38, n. 30). Infatti, dal momento che il mal ensenhador non può essere altri che Marcabru («Il ‘cattivo maestro’ è Marcabruno, come si evince dal riscontro con Pus s’enfulleysson, vv. 28-30: «Semenan vau mos castiers / de sobre·ls naturals rochiers / que no vey granar ni florir» […] e dal fatto che la polemica contro il vecchio moralista è un tema di Bernart de Ventadorn» [p. 38]), tale espressione sarebbe improponibile in bocca a Peire d’Alvernhe, «che si esprime a rovescio in Bel m’es quan la roza floris, accusando “chiunque non conosce la propria natura e non si ricordi perché si nasce” di considerare Marcabruno un fol» (ibidem). L’obiezione di Beltrami avrebbe certamente solide fondamenta se Peire fosse stato sempre e incrollabilmente marcabruniano, e sempre comunque convinto dell’asserzione contenuta nei versi di Bel m’es quan la roza cui allude lo studioso; invece, come si sa, egli fu solo per un periodo (presumibilmente fino agli inizi degli anni ’60) un fervente marcabruniano; in seguito prenderà le distanze dalla poetica e dall’ideologia marcabruniane, al punto che, se dobbiamo prestar fede all’ipotesi avanzata, sia pur dubbiosamente, da Aurelio Roncaglia, «In margine a un’edizione di Peire d’Alvernhe», Cultura neolatina, 58, 1998, p. 356, che in Sobre·l vieill trobar 12 («e a fol parler ten hom lui al sermon») si alluda a Marcabru, si avrebbe un ribaltamento clamoroso della posizione assunta in Bel m’es quan la roza 38-42 («Marcabrus per gran dreitura / trobet d’altretal semblansa, / e tengon lo tug per fol, / qi no conois sa natura, / e no·ill membr’, e per qe·s nais»): l’opinione che Marcabru sia fol, qui rifiutata, in Sobre·l vieill verrebbe essenzialmente accolta.

[]
chevron-down-circle