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Edizione e note: Luca Morlino. – Rialto 10.xii.2005.
Dc 258v, E 224v, M 255r, N 278r, O 84r, a1 593, ai quali va aggiunto il testo riportato da Mario Equicola, Chronica di Mantua, 1521, E 5v(= Eq), perché irriducibile a uno dei testimoni dati: pertanto si rifiuta il pregiudiziale asserto «Equicola ist keine Quelle» di Oscar Schultz-Gora (in Zeitschrift für Romanische Philologie, 21, 1897, p. 252).
Edizioni critiche: Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello di Goito, Halle 1896, p. 172 (basata sui mss. DcEMNO e sulla stampa Eq); Marco Boni, Sordello. Le poesie, Bologna 1954, p. 78; James Wilhelm, The poetry of Sordello, New York - London 1987, p. 56 (basata sui mss. DcEMNOa1).
Metrica: a8 a8 a8 b8 b8 b8 (Frank 67:4.). Sei coblas doblas di sei versi ciascuna, suddivisibili in tre piedi di due ottosillabi maschili, più due tornadas corrispondenti al terzo piede. Il primo e il terzo piede sono a rima baciata, mentre il secondo presenta una variazione rimica che separa simmetricamente la cobla, permettendo pertanto anche una più facile suddivisione in due piedi di tre versi ciascuno caratterizzati dalla stessa rima.
Tenzone localizzabile al di là delle Alpi e pertanto databile al quarto decennio del tredicesimo secolo, sulla base della conoscenza dell’itinerario di Sordello (comunque, entrambi gli autori nel decennio precedente si trovavano nella Marca Trevigiana). Il termine ante quem è la morte di Blacatz (1238-1239), citato come incanutito ma ancor vivente ai vv. 6 e 11. – La comtessa prezan del v. 2 è stata identificata dalla maggior parte della critica in Guida di Rodez, ma è stato proposto anche il nome di Beatrice di Savoia, moglie di Raimondo Berengario IV. – I rapporti tra i due autori sono testimoniati anche da un altro testo di Sordello, Lai a·n Peire Guillem man ses bistenza (BdT 437.19), anch’esso ascrivibile agli anni provenzali dell’autore.