I.
II.
III.
IV.
V.
I. Davvero è un bel paese la Spagna, e i re, che ne sono i signori, gentili e cari e franchi e buoni e di cortese compagnia; e ci sono anche altri signori, molto come si deve e molto valorosi, pieni d’ingegno e di conoscenza e nei fatti e nell’aspetto.
II. Per questa ragione mi piace rimanere fra loro nella regione imperiale, perché senza alcun conflitto mi tiene bene e mi guadagna a sé il re imperatore don Alfonso, per il quale Gioventù è gioiosa, e al mondo non c’è virtù tale che il suo valore non la superi.
III. Ho fatto il lavoro del ragno e l’attesa del bretone; e per questo io stesso non so come recriminare o lamentarmi, perché dire il vero mi è angoscioso e mentire non mi è di nessun vantaggio: da ogni parte trovo che manca qualcosa nella sua benevolenza.
IV. Mi ha tenuto a lungo in una pesante angoscia, perché l’ho servita gratuitamente; e a servire senza ricompensa credo che il profitto ne soffra; e infatti vecchio, povero, bisognoso sono venuto fra i potenti, pieno di vergogna: e perciò si deve cercare protezione prima di cadere in disgrazia.
V. E poiché la mia dama mi allontana perché non le piace darmi il suo amore, difficilmente vedrò Orgon e il castello reale di Aubagne. E mai più avranno un amante tanto poco orgoglioso né tanto innamorato al di là della Durance in terra di Provenza.
2. Peire Vidal parla dei re di Spagna anche in A per pauc de chantar no·m lais (BdT 364.35), vv. 33 e seguenti e in Plus que·l paubres, quan jai e·l ric ostal (BdT 364.36), vv. 49 e seguenti (Avalle 1960, p. 101, nota 2).
35. Orgon è a nord di Salon, nel dipartimento delle Bouches-du-Rhône; Aubagne (v. 36), sempre nelle Bouches-du-Rhône, è a est di Marsiglia; il castello è detto reial perché apparteneva ai re d’Aragona (cfr. Avalle 1960, p. 103, note 35 e 36).
Edizione: d'Arco Silvio Avalle 1960; traduzione e note: Antonella Martorano. – Rialto 20.ii.2004.
C 40r, Da 162r, E 28, I 39v, K 27v, R 66r.
Edizioni critiche: Karl Bartsch, Peire Vidal’s Lieder, Berlin 1857, p. 32 (XV) (secondo CEIKR); Joseph Anglade, Les poésies de Peire Vidal, deuxième édition revue, Paris 1923 (Les classiques français du moyen âge, 11), p. 11 (V); Peire Vidal, Poesie. Edizione critica e commento a cura di d’Arco Silvio Avalle, 2 voll., Milano-Napoli 1960, vol. I, p. 99 (X) (testo secondo DaEIK).
Altre edizioni: Henri Pascal de Rochegude, Le parnasse occitanien ou choix de poésies originales des troubadours, Toulouse 1819, p. 190 (secondo CEIR); Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1853, vol. I, p. 235; Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, vol. II, p. 879 (testo Avalle; traduzione castigliana); Pierre Bec, Anthologie des troubadours, Paris 1979, p. 268 (testo Avalle; traduzione francese).
Metrica: a7’ b7 b7 a7’ c7 c7 d7’ d7’ (Frank 577:287). Canzone-sirventese di 5 coblas unissonans di 8 versi.
Canzone-sirventese scritta prima del 1214, anno della morte di Alfonso VIII di Castiglia (il reis emperaires N’Anfos del v. 13, così chiamato perché suo padre Alfonso VII era stato eletto imperatore nel 1135 [Avalle 1960, p. 101, nota 13]). Mancano elementi interni che permettano di datare la composizione con maggior precisione, salvo un accenno molto vago alla vecchiaia del poeta (v. 29) (cfr. Avalle 1960, p. 99). Diversamente Hoepffner, secondo il quale la composizione sarebbe posteriore alla rottura del trovatore con Raimondo V di Tolosa (1185) e anteriore al 1187, anno della nascita del principe Arthur de Bretagne, perché da quel momento Peire Vidal smetterebbe di usare l’espressione «la muza del Breto» (v. 18) (cfr. Ernest Hoepffner, Le troubadour Peire Vidal, Paris 1961, pp. 51-52).