Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Vida e miracles de Sancta Flor
Vida e miracles de Sancta Flor
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Vida e miracles de Sancta Flor
Vida e miracles de Sancta Flor
Trad. it.
Apparato
Note

Vida

1 In un luogo chiamato Maurs visse un nobile uomo di nome Pons e sua moglie si chiamava Melhors. E costoro erano di lignaggio nobile e a detta di tutti rivelavano la loro nobiltà nei costumi onesti e negli esercizi spirituali. E ebbero dieci figli, tre maschi e sette femmine, delle quali quattro furono religiose dell’ordine di san Giovanni di Gerusalemme. E sebbene tutte e quattro fossero di grande perfezione, nondimeno quella che si chiamava Flora fiorì in ogni virtù e eccelse in perfezione.

Nella sua infanzia rifuggiva i giochi e i divertimenti dei bambini, pur di stare in compagnia di sua madre, che era donna molto dedita alla preghiera, e con lei poco a poco cresceva nello studio e nell’esercizio della preghiera; e disdegnava le compagnie infantili e i discorsi vani, e non sembrava una bimba, ma una donna saggia per atteggiamenti e maniere.

Costei fu mandata insieme con altri bambini e bambine a scuola per imparare, ed era insieme a diciannove della stessa famiglia, di tutti i quali ella era la più portata a imparare, e aveva un’intelligenza penetrante e, non appena seppe dire le ore, ogni giorno devotamente le ripeteva, e con tale determinazione sin dall’inizio abbracciò la virtù di verginità che a malapena voleva vedere o ascoltare un uomo, e, se si parlava di matrimonio, lei non voleva ascoltare per nulla, ma, se si parlava di Dio o della santa vergine Maria o di qualche santo, questo l’ascoltava con grande ardore. E così fu il suo nutrimento in casa di suo padre fino all’età di quattordici anni.

 

2 E poiché era una fanciulla molto bella, suo padre e i suoi amici discutevano di come l’avrebbero sposata; e non appena gliene parlarono, lei disse loro che, se l’amavano come una figlia, non gliene parlassero più, perché non voleva avere altro sposo che Gesù Cristo e lui aveva sposato, e perciò disse: «Vi prego di farmi entrare in convento, affinché io possa servire meglio Dio». E visto che in alcun modo non la potevano inclinare al matrimonio, dissero tra loro: «Dio la attira verso di sé. Non saremo noi altri a stornarla dal servizio di Dio e a ostacolarla». E così [la misero] in un monastero dell’ordine di san Giovanni di Gerusalemme, che si trovava tra Figeac e Rocamadour, chiamato «l’ospedale di Belluogo di san Giovanni», soprannominato «di madonna Ayglina», nel quale numerose vergini qui servono Dio.

E la vergine Flora, a Dio devota, vi entrò devotamente e vi fu ricevuta. E quando fu vestita, le altre vergini cominciarono a istruirla regolarmente nell’ufficio ecclesiastico, e lei, obbedendo con molta umiltà, facilmente apprendeva ogni cosa. E quando si fu un poco abituata al monastero, tanto che ci si orientava, rendendosi conto che le esigenze del corpo le venivano qui tanto abbondantemente soddisfatte, perché quel monastero era a quel tempo ricco, opulento e ben fornito di beni temporali, lei cominciò a detestare molto questa abbondanza come nemica di verginità, e in cuor suo con dolore diceva: «O infelice, tu desideravi abbandonare l’abito secolare e venire in convento per fare penitenza, e guarda in che posto di piacere sei invece venuta. Che farai? E come potrai così piacere al tuo Signore?».

 

3 E mentre a tali e simili cose pensava tutto il giorno con cuore amaro, accadde che in quel monastero [venne] un religioso di grande perfezione, al quale questa vergine si avvicinò per confessarsi e per manifestare l’amarezza del proprio cuore. E gli disse che aveva molta paura di essere dannata, se avesse continuato a godere di una così grande abbondanza di beni temporali. E il sant’uomo le rispose così: «Figlia, non avere timore, perché questa abbondanza sarà per te un grande merito se tu prendi ciò di cui hai bisogno con moderazione e con timore di Dio, anzi rendi grazie a Dio che la dona, poiché Dio, che vi ha a cuore, è per questo che elargisce spesso beni temporali in abbondanza, affinché per tale abbondanza i cuori dei malati, vale a dire di coloro che ancora non sono bene fermi nell’amore di Dio, perseverino senza alcuna difficoltà nel servizio di Dio e a poco a poco si scaldino nel suo amore. Se costoro non avessero abbondanza prima che l’amore di Dio tocchi il loro cuore, non sarebbero perseveranti nel suo servizio, e per questo è loro necessaria abbondanza, affinché la disprezzino e si astengano da tutto ciò che sentono essere superfluo, e, accontentandosi di ciò che è loro necessario, anche di questo approfittino per accrescere il loro merito, offrendo agli altri esempio di virtù».

E dunque la vergine Flora, udendo questo, si consolò, e da quel momento in poi cominciò ad avere sempre più timore di Dio. E, come se non conoscesse uomo o donna, a Dio solo rivolse tutta la sua persona così perfettamente a lui solo indirizzata, e così desiderava starsene sola a meditare piamente, perseverando come se mai fosse stata di questo mondo, ma come se fosse discesa dal cielo.

 

4 E quando costei si fu in questo modo ritirata per dedicarsi più pienamente a Dio, il Nemico, che è geloso di ogni santità, si sforzò di allontanarla dalla retta via ed escogitò crudeli tentazioni contro di lei.

E come prima cosa cominciò a tentarla blandamente, istigandola di fatto in modo inopportuno, mostrandole prontamente come è gradevole il diletto della carne, e come anche la procreazione dei bambini allo stesso modo è piacevole, fonte di diletto e desiderabile. E il malvagio Nemico le spiegava come ciò si potesse fare senza peccato, visto che Dio disse in primo luogo a Adamo e poi a Noè e ai suoi figli: «Cressite et multiplicamini, et replete terram».

E la vergine rispondeva così: «Demonio malvagio, ciò che tu dici è permesso ai laici, ma ai religiosi, che hanno promesso castità a Dio, non solo è loro proibito di farlo, ma è davvero abominevole anche solo il pensarlo. Che Dio, senza permesso del quale tu non puoi fare nulla, ti imponga di smetterla di tentarmi.

 

5 E quando il malvagio falso Nemico ebbe ben provato con tali e simili cose, e si rese conto che la fanciulla era molto ferma e che con le lusinghe non poteva ottenere nulla da lei, aggiunse alle lusinghe minacce e intimidazioni, dicendo e affermando così: «Sii certa che, se tu non cedi al piacere della carne e a perdere la tua castità, io ti procurerò un tale turbamento insieme a tanti mali, che per il grande dolore che avrai ti farò disperare, e così sarai per sempre dannata, e sarebbe per te meglio commettere il peccato della carne e poi purgarlo con la dovuta penitenza, piuttosto che io attraverso il turbamento ti faccia cadere nel peccato di disperazione, che è peccato maggiore dell’altro, perché è peccato contro il santo Spirito che non si perdona né in questo mondo né nell’altro».

 

6 Udendo queste cose, la vergine Flora si fece il segno della croce, e, fuggendo e correndo per il monastero con gli occhi e le mani levate verso il cielo chiese a nostro Signore consiglio e aiuto, per questo pregando la vergine Maria e quei santi ai quali era devota, e soprattutto domandando misericordia a tutti i santi e le sante del Paradiso. E una volta terminata questa dura prova, davanti a nostro Signore versava amare lacrime, che vennero tenute in conto da nostro Signore, così che il Nemico non la poté mai in alcun modo piegare alla sua volontà. E anche se la fanciulla tormentata si abbandonava più che sovente ai suoi trasporti, e correva per il chiostro e per il monastero, le mani e gli occhi levati verso il cielo, piangendo e sospirando amaramente, a nessuna delle altre non diceva nulla né spiegava il motivo per cui soffriva tale pena.

 

7 E per questo le altre, quando la vedevano andare così, gli occhi e le mani levate verso il cielo, correndo e piangendo, la biasimavano e la consideravano folle, credendo che fosse fuori di senno, e ce ne erano alcune che l’affliggevano come una pazza, e le altre ne parlavano apertamente e in segreto. E quando i religiosi venivano lì, le altre la trattavano come una folle e dissennata, e ai religiosi la facevano biasimare. E lei non si scusava con nessuno e a mala pena rispondeva loro una parola, ma davanti a Dio come la Maddalena piangeva tutto il giorno, e così pur in mezzo alle tentazioni teneva il suo spirito retto e levato verso Dio, e in tutto ciò non poteva trovare consolazione e rimedio in nessuno se non in Dio, perché, come si è detto, gli altri la consideravano come fosse uscita di senno, e per tale la facevano considerare, reputandola villana, e la maltrattavano con i religiosi e con gli altri.

Tutto ciò ella soffriva e il demonio glielo procurava per farla disperare, come l’aveva minacciata.

 

8 Ma il benigno Signore, per amore del quale lei non pronunciava parola e sopportava tutto, poiché egli considera amorosamente ogni cosa e ogni creatura, e specialmente coloro che rivolgono il proprio cuore verso di lui e sopportano il male per il bene, cominciò con la sua amorosa dolcezza a consolare e confortare tra tante pene la sua tanto devota vergine Flora: con l’aspetto di quel angelo del chiostro dipinto davanti il parlatorio sopra la tettoia del chiostro le apparve Gesù Cristo. La cosa capitò alla devota vergine Flora continuamente all’incirca per tre mesi in modo che, da qualsiasi parte andasse, lei lo vedeva qui tutto ferito, e con il volto piangeva. E guardandola le infondeva nel cuore ciò che lui aveva sofferto per tutti noi altri peccatori e peccatrici così che, quando lei veniva dalla chiesa o dal dormitorio o dal refettorio, o da qualsiasi posto venisse, vedeva qui il suo Signore ferito che la guardava con il volto lacrimoso, per compassione e per pietà del quale ella era così trasportata che le pareva di portare dentro il suo ventre il suo Signore crocifisso con tutta la croce; così che le sembrava che le braccia della croce le fossero dentro il ventre e le perforassero il torace; e dunque lei si muoveva così impedita come se fosse crocifissa, e per il dolore del costato destro, che le sembrava che lo avesse perforato, e come se avesse una ferita spesso le usciva sangue dalla bocca. E per il dolore di quel costato in seguito dopo molti anni finì i suoi giorni e morì a Dio devota.

 

9 E così la vergine Flora, per compassione del suo Signore crocifisso, sembrava non conoscere nulla se non Gesù Cristo e che Gesù era stato crocifisso e, guardandosi dagli inganni del Nemico, si impegnava a celare il suo tesoro, e tanto più nascondeva la sua devozione, tanto più il suo spirito si riempiva di dolcezze segrete, e spesso, quando si inginocchiava dicendo: «Veni, Sancte Spiritus», era avvinta da tanto grande ardore dello Spirito santo che perdeva la facoltà di parlare e udire, e in quel fervore ardeva ancor più di desiderio, così che ardendo d’amore e fervore si identificava completamente nel suo Signore.

Il desiderio della quale il nostro Signore guardava: dopo tante pene e tentazioni che durarono tanto lungamente volle rinfrescarla con le sue tentazioni e melodiose dolcezze, e ristorarla con sapori e percezioni spirituali: alcune volte lei assaporava fervore di spirito, altre volte dolcezza mentale, altre sapore e odore di meravigliosa saggezza corporale e illuminazione dell’intelligenza, vale a dire rivelazione di cose future e segrete, improvvisamente per eccesso di pensiero sopra sé rapita in spirito.

 

10 Le quali cose vedendo, questa vergine, poiché era umile, volle mantenere il segreto, e per questo spesso si metteva a letto fingendo di essere ammalata nel corpo, in modo tale da [poter] assaporare più segretamente le dolcezze spirituali con il pretesto dell’infermità fisica e possedere il Re celeste più pacatamente nel letto del suo pensiero.

La qual cosa vedendo, il Demonio la turbava e la tentava in continuazione. Ma il Signore misericordioso, poiché la vedeva fedele in tutto e ben ferma nel cuore, la aiutò in ogni modo tanto che le tentazioni e le tribolazioni non la sopraffecero, poiché, per ben dire ciò che è scritto, debole è il nostro Nemico, che non vince nessuno, se non si vuole.

 

11 Dopo aver combattuto a lungo contro le tentazioni del Nemico, il nostro Signore, lo sguardo del quale è benigno per tutti coloro che si comportano fedelmente, le consentì la vittoria sulle tentazioni in questo modo. Un giorno, mentre stava pregando in ginocchio, con la parvenza di un giovanetto meraviglioso le si avvicinò l’angelo di nostro Signore, che le portò una spada pulita e forbita, tagliente e affilata in ciascun lato, dotata di un’impugnatura rossa.

E quando la impugnò, si considerò forte e sicura contro tutte le tentazioni e i turbamenti del Nemico che fino ad allora l’aveva perseguitata. Ed è per questo che le fu donata quell’arma, affinché potesse avere la meglio su ogni avversità e ottenere vittoria, e affinché non le facesse mai paura il suo Nemico e con la spada, vale a dire la parola divina, da quel momento in poi potesse ugualmente cacciare dai cuori degli altri tutte le opere e gli spaventi diabolici, annaffiandoli con la consolazione del santo Spirito. Ed è certo che da quel momento in poi ella fu talmente ferma e sicura di ogni dottrina di grazia che nessuno, per quanto fosse tentato o afflitto, che a lei si rimettesse devotamente, se ne sarebbe tornato da lei desolato. Lo abbiamo provato molte volte venendo da lei, perché per i suoi meriti abbiamo ricevuto la grazia del santo Spirito.

 

12 Chi parlava così era il suo confessore, dallo scritto del quale è stato tratto questo racconto. E sono anzi certo che molti non potevano venire da lei, ma le inviavano le loro lettere e grazie alle preghiere ottenevano ciò che chiedevano a nostro Signore. Da questo momento in poi ella fu ugualmente piena di spirito di profezia, vale a dire che diceva molte cose che dovevano accadere, e con chiarezza vedeva in spirito molte cose quando si svolgevano, e le sapeva, anche se non vi aveva assistito di persona, e conosceva e manifestava molte cose segrete.

 

13 Un giorno di Ogni Santi, mentre cantava nel coro: «Vidi turbam magnam...ecc.», intendendo che ci si riferiva ai santi del Paradiso, elevata di spirito, cominciò a pensare ai santi e alla loro allegria in Paradiso, dove godono alla perfezione ogni bene e diletto senza paura che mai vengano meno. Tale pensiero insieme al desiderio di vedere quella gloria si espanse e crebbe nel suo cuore tanto fortemente che davvero le fu donata un’immagine di quella gioia e di quella gloria da vedere e da guardare. Ardendo tutto il giorno di quella fervente passione, diceva infiammata: «Domine, ante te omne desiderium meum», vale a dire: «Signore Dio, davanti a te è ogni mio desiderio», poiché, qualsiasi cosa facesse, mentre stava, andava, parlava, cantava, mangiava, beveva, pregava, pensava, meditava, continuamente nella gloria dei santi si dilettava, e rimaneva di continuo in tale ardore dalla menzionata festa di Ogni Santi fino alla festa di santa Cecilia.

 

14 Nella quale festa di santa Cecilia, quando fu detto il mattutino e le altre furono andate a riposarsi, e lei pregava, non potendo dormire per il desiderio, cominciò a pensare alla gloria in cui era Cecilia e alla festa che le facevano in Paradiso, quale poteva essere quando il suo sposo la riceveva lassù nel suo palazzo. E quando ebbe cominciato a pensare questo, all’improvviso fu rapita in spirito su nel cielo, dove vide una meravigliosa vergine ornata di meravigliosi ornamenti tra una grandissima moltitudine di altre vergini che cantavano e si rallegravano in grande gloria. E quanto la vergine Flora vide costoro così belle e udì la dolcezza dei loro canti, guardò lo splendore degli ornamenti e la luminosità del luogo in cui era, e si meravigliò perché mai non aveva visto una cosa simile, e chiese all’angelo che la guidava chi era quella donna tanto gloriosa. «Costei - questo disse l’angelo - è santa Cecilia, che, per conservare fede e verginità, ha oggi preso martirio in terra e gloria eterna in cielo».

 

15 E rimase rapita in questa contemplazione fino a compieta e, ritornata che fu in sé, sua cugina madonna Aycilina la esortò a mangiare, e lei non se ne curò e non mangiò né assaggiò nulla, ma rimase come ipnotizzata per le meraviglie che aveva visto fino all’ora del mattutino; il qual mattutino, quando fu tornata in sé, disse interamente, e poi, intorno al sorgere del sole, fu rapita per eccesso di pensiero, e in questo stato rimase fino a vespro. E una volta ritornata in sé, fu esortata a prendere del cibo, e lei non vi acconsentì ma, come sbalordita, fervendo nello spirito, sembrava tutta in ebollizione per la forza del comune amore. Da questo ardore altre volte fu rapita a contemplare i segreti celesti.

 

16 Fu visitata allora dall’angelo, che con l’aspetto di un bel giovinetto le portò in mano una coppa d’oro colma di una preziosa bevanda e le disse: «Bevi dalla mia mano di questa bevanda di salvezza, perché è tempo che il corpo abbia qualche sostentamento». E Flora prendendone e bevendone vi trovò tanto grande e tanto meravigliosa dolcezza come mai aveva provato, e mentre era andata avanti a bere, pensò di guardare chi era colui che la serviva di una cosa così preziosa, e allontanò la bocca dalla coppa, e cominciò a guardare il servitore. E allora egli le prese all’improvviso la coppa dalla mano, e gettò sul volto di Flora ciò che vi era rimasto dentro, e così bagnata lei si girò, e il giovanetto la lasciò. E così stette per tre giorni senza prendere nessun cibo, e diceva che sarebbe stata quindici giorni e più senza prendere cibo e senza mangiare, se non fosse stata forzata dalle altre, perché non sentiva fame né sete a causa della dolcezza spirituale.

 

17 Dopo che accadde ciò, questa santa vergine Flora andava in estasi subito dopo la comunione del cappellano, e rimaneva fisicamente stordita fino al vespro. Di domenica e durante una solennità faceva la comunione ogni ora e, non appena aveva ricevuto il santo sacramento, andava in estasi a mangiare la dolcezza spirituale; nei quali rapimenti quante cose segrete, presenti, passate, future, riunite vicino, udite e intese, lo si creda, forse sarebbe troppo raccontare, come io abbia per generale confessione udito in tutto il corso della sua vita. E qualunque cosa possa aver commesso, non credo che durante la sua vita costei peccò mortalmente né mai si vide un’altra tanto elevata di spirito.

 

18 E Dio le fece tante e tali grazie che dopo ciò cominciò più altamente a fiorire in virtù, a risplendere per miracoli e ad abbondare nei doni dello Spirito santo; e riusciva a comprendere ogni cosa come colei che era piena della grazia di Dio, che tante cose ordinava in peso, in numero e in misura. E lei stessa si meravigliava di poter ricevere tanta grazia e di poter tollerare l’enorme forza del divino amore nel suo cuore. E dopo ciò nostro Signore le mostrava spesso le gioie della santa gloria di Paradiso. E poi, quando si riprendeva, a mala pena poteva ricordarsene senza andare in estasi, così che subito diventava come morta.

 

19 Una volta nostro Signore le mostrò la gloria e l’ordine di Paradiso in questo modo, che vedeva in spirito un albero bellissimo, guarnito di fiori meravigliosi, e la radice partiva da terra, e la cima arrivava fino al cielo. In questa cima c’era un’aquila con le ali aperte a mò di croce, e nel petto di quell’aquila c’era una pietra preziosa lucentissima, dove, come in uno specchio risplendente e chiaro, la vergine Flora, contemplando qui chiaramente la gloria e l’ordine degli angeli e degli eletti, rapita in spirito, si riposava deliziosamente e dolcemente. E qui le fu detto: «Guarda questa visione grande e meravigliosa, e rendine grazia a Dio». In questa visione vide meraviglie così grandi che con la bocca umana non poteva cominciare a raccontarle senza che il rapimento non le troncasse le parole, e rimaneva senza finire.

 

20 Nel monastero di questa vergine Flora giunse un uomo del mondo gravemente macchiato del peccato di sudiciume carnale e per ciò era come pubblicamente diffamato. E capitò che monsignor Amerigo Fayzela, monaco del monastero di Figeac, che era uomo di grande virtù e astinenza, e era cugino germano della menzionata vergine Flora, venne in quel monastero. E quando Flora dopo la comunione cadde in estasi, vide in cielo e seppe ciò che quel giorno era accaduto sulla terra, poiché quel giorno quel uomo di nome Guglielmo era stato toccato e punto dallo Spirito santo: andò dal menzionato monaco monsignor Amerigo nella sua camera in singhiozzi, in lacrime e sospiri, e lo pregò di confessarlo. E monsignor Amerigo si schermiva e gli diceva: «Amico, non ho (l’autorizzazione per) i casi episcopali e di solito noi non confessiamo nessuno se non è monaco e del nostro monastero». E l’uomo gli disse: «Per amor di Dio, mi ascolti, perché credo che, quando avrò confessato a voi i miei peccati, sarò assolto da Dio». Alla fine il monaco, vinto dalla compassione per quell’uomo, lo ascoltò e gli impose penitenza. E da allora in poi quell’uomo si comportò bene e visse rettamente.

 

21 Ma la visione che la vergine Flora vide nel cielo si presentò in questa forma, che lei vedeva gli angeli e i santi rallegrarsi e celebrare una festa molto solenne con ornamenti meravigliosi, e cantici dolci e melodiosi. E lei chiese all’angelo che la guidava: «Qual’è la festa che oggi c’è in cielo che sulla terra non celebriamo e neppure menzioniamo?». E l’angelo le rispose: «Non hai sentito dire che gli angeli di Dio provano grande gioia per un peccatore che si pente?». E lei rispose che l’aveva sentito dire spesso. E l’angelo le disse: «Oggi si è confessato quel peccatore di nome Guglielmo: ha confessato tutti i suoi peccati al monaco monsignor Amerigo, e nostro Signore glieli ha perdonati con la penitenza che ha ricevuto dal confessore, ed è per questo che noi altri oggi facciamo una tale festa per lui».

E quando fu vespro e Flora fu tornata in sé, si chiedeva se la visione fosse vera, e all’improvviso monsignor Amerigo Faycela venne da lei. E quando lei lo vide, gli domandò che cosa aveva fatto quel giorno, e lui le rispose che aveva ascoltato la confessione di quel tale Guglielmo, cosa che l’aveva molto consolato, perché si era confessato con grande penitenza, pentimento, contrizione e lacrime. E allora a lei fu confermata la verità della visione che aveva avuto, ma non rivelò nulla.

 

22 E avvenne una volta che la devota vergine Flora si mise a letto fingendo di essere malata, come faceva spesso, per poter rivolgersi a Dio più in pace, e lo spirito cominciò a elevarsi senza rivelazione dell’occhio dell’intelligenza, ed ella cominciò a contemplare il Creatore di tutto il mondo, e vedeva una grande cosa, la grandezza della quale l’intelligenza non poteva comprendere, né poteva discernere e conoscerne la quantità, la qualità, l’inizio, la fine e il calore. E lei, tremante e timorosa per questa meravigliosa visione: «Che è questa cosa che non si poteva comprendere e discernere, che appariva tanto gioiosa, tanto meravigliosa e terribile?». L’angelo rispose: «Di cosa ti meravigli? Questa è la santa Divinità, che nessun mortale può vedere così come è, ma a te è dato di vederla qui in parvenza e sembianza, come Mosé la vide sotto specie di fuoco ardente nel cespuglio». E allora Flora, per la grande gioia che ebbe, cominciò a cantare ad alta voce quella antifona che cantano i martiri: « Gaudent in coelis animae sanctorum...ecc.», che vuol dire: «Si rallegrino nel cielo le anime dei santi che hanno seguito la via di Gesù Cristo, perché per il suo amore hanno versato il loro sangue, per rallegrarsi in eterno con Gesù Cristo».

 

23 Un’altra volta a questa vergine, mentre stava in preghiera, vennero due angeli con vesti molto preziose, e la fecero levare in piedi e la vestirono di quelle vesti che erano di colore vermiglio e brillante come il fuoco. E quando fu vestita, vide le vesti meravigliosamente belle, e cominciò a darsene gioia; e gli angeli le dissero che certo quelle vesti sarebbero state sue, se lei perseverava fino alla fine. Però dissero: «Rendicele, perché noi le conserveremo più sicuramente di quanto non farai tu». E allora lei si spogliò delle vesti, e loro le piegarono con grande reverenza e se ne andarono con esse. E le cadevano a pennello, come se fossero state confezionate sulla sua taglia.

 

24 Un’altra volta, mentre meditava alla sua condotta in tutte le cose considerate e si reputava indegna della gloria del Paradiso, riponendo tuttavia fermamente la sua speranza nel sangue prezioso di Gesù Cristo, e mentre nel suo cuore rifletteva a questo, all’improvviso andò in estasi, e un angelo la portava nella gloria del Paradiso, e le mostrava nelle dimore celesti sedie meravigliose, ornate di pietre preziose e di uno splendore che nessun essere umano potrebbe esprimere, tanto splendenti erano. E mentre la vergine Flora, con grande meraviglia suscitata dalla bellezza di quelle meravigliose cose che vedeva e da molte altre, vedeva sedere delle persone, meravigliosamente rilucenti, quando ebbe camminato un po’, l’angelo che la guidava tra le sedie gliene mostrò una risplendente e profumata di meravigliosi odori, e le disse: «Questa sedia che tanto ammiri è tua, sieditici pure, poiché ti è accordata da nostro Signore per tutto il tempo che seguirà alla tua vita terrena». Al quale Flora rispose umilmente così: «Non sia mai che io, nota donna peccatrice, osi usurpare sedia tanto gloriosa. Non sono per nulla degna di possedere tale gloria». E, dopo che ebbe detto ciò, l’angelo prese questa sedia e la portò in un altro luogo più alto e più glorioso come per lo spazio del getto di una piccola pietra; e qui l’angelo collocò quella sedia. La qual cosa vedendo, Flora rimase in estasi mentre veniva compiuto quel mutamento, e, quando fu tornata in sé, se ne meravigliava.

 

25 E siccome poi per tutto quel giorno con ancora più meraviglia si chiedeva di quella visione cosa era stato e se fosse sensato crederci, avvenne che in quel momento capitasse qui nel monastero un maestro in teologia, uomo buono e di grande perfezione, che la veniva talvolta a visitare per devozione, come facevano molte altre persone da numerose parti diverse. E mentre lei e quel maestro parlavano insieme, in nome di altre persone lei gli domandò se si doveva prestare fede a questa visione, e gli raccontò tutto l’accaduto come se fosse capitato ad un’altra. E il maestro trovò dentro di sé cosa doveva rispondere e capì che era stato mostrato a lei stessa, e le rispose così: «Sappi, figlia mia, che questa visione può essere veritiera, e le si può dare credito soprattutto se è confermata da un’altra».

 

26 E dopo tre giorni che se ne fu andato, fu rapita un’altra volta, ed ebbe la stessa visione nello stesso luogo, ed era guidata da quel angelo. E quando furono all’altezza della sedia che le aveva detto che era sua, Flora si meravigliava della bellezza della sedia, e l’angelo la prese e la mise in un luogo ancora più meraviglioso. E quando Flora vide ciò, disse: «E cosa significa il fatto che tanto spesso cambia posto?». Rispose l’angelo: «Questa sedia è tua, e quando io te la mostrai per la prima volta, tu ti sei umiliata e reputata indegna di tanta gloria. E Dio volle che la tua gloria fosse accresciuta, e per ciò le sedia fece il primo spostamento. E poi, poiché in seguito ti sei ulteriormente umiliata chiedendo consiglio al maestro in teologia, uomo buono e di grande perfezione, Dio volle che tu e la tua sedia foste più esaltate e che tu ti avvicinassi di più a Dio. E per ciò non dubitare, perché starai così e in compagnia di quei gloriosi santi e sante che così vedi sarà la tua beatitudine senza fine». E così la vergine Flora, venti anni prima di dipartire da questa vita, vide il luogo e la compagnia che doveva avere nella gloria del Paradiso.

 

27 E chi potrebbe raccontare le alte grazie che nostro Signore mostrò alla sua devota vergine in questa vita presente? Perché lei vide Gesù Cristo nostro salvatore, e la sua gloriosa madre, la vergine Maria, e ciò che lei chiedeva loro, lo otteneva. Che ciò che a questa vergine è stato misericordiosamente mostrato ampiamente è più di quello che può sapere un essere umano della gloria del Paradiso e dei beati e delle pene del Purgatorio e della miseria dei dannati, e, ciò che più conta, della Divinità, ciò che i mortali, per quanta intelligenza abbiano, non possono comprendere; cioè in lei, mentre stava in preghiera, è stata portata dagli angeli una croce di meraviglioso splendore dell’ordine del Paradiso terrestre di Enoc e di Elia, che là custodiscono l’albero del bene e del male, e l’albero della vita e delle altre cose che sono in quel Paradiso terrestre. Dal santo Spirito fu a questa vergine insegnato per quali motivi in questo mondo corruttibile avvengono guerre, epidemie, pestilenze, carestie della terra e cose simili tutto per spirito di profezia o penetrazione. Nulla cosa però non lasciava trapelare se non al solo Gesù Cristo, e con lui crocifisso fuggiva da orgoglio certo e la tempesta di vana gloria, e si umiliava con san Giovanni, dicendo queste parole: «Posto che nostro signore mi abbia onorata, non mi pare che abbia udito la mia voce».

 

28 E così abbracciava umiltà, come colei che è baluardo di virginità e di ogni santa azione, signore e fondamento con tutte queste estasi. E si elevava al punto che alle nipoti che la servivano, a quelle che la governavano e la sorvegliavano mentre era fuori di sé, delle altre virtù che Dio le concedeva a malapena non faceva apparire nulla a parole, ma di fatto mostrava che non poteva rispondere e loro non le osavano dire che era andata in estasi, ma tutto ciò lo chiamavano «preghiera», dicendo: «Signora, come è andata durante la vostra preghiera?», facendo questo e quello e così dissimulando, nonostante il fatto che istruisse bene e insegnasse loro in altro modo, in tutto ciò che sapeva che a loro era utile.

 

 29 E avvenne che un giullare che cantava la venne a trovare per devozione e, quando fu davanti a lei che in quel momento era malata a letto, costui, come erano solite fare le persone di questa professione, volle lodarla a parole sue e disse così: «Signora, ave: onore e salute abbiate in nostro Signore, poiché credo per certo che, se Gesù Cristo avesse avuto due madri, voi sareste stata una di loro». E lei non rispose nulla. E allora il giullare, così com’era in ginocchio, disse un’altra volta: «Signora, perché non mi rispondete? Io vi ho detto che, se ci fossero due madri di Dio, voi sareste una di loro». E lei di nuovo non proferì parola per umiltà, e allora il giullare se ne andò. E come se la riprendessi in quanto non aveva risposto nulla, lei mi disse: «Sapevo bene che era venuto da me per devozione. Ma, se a lui che era venuto per trovare consolazione io avessi risposto duramente, gli sarebbe pesato molto; e se invece gli avessi risposto malamente e dolcemente, gli sarebbe sembrato che quella lode umana mi era piaciuta, e sarebbe stato nocivo a me e a lui, per cui ho preferito tacere del tutto».

 

30 In questa circostanza si manifesta l’umiltà di questa vergine e la sua discrezione, e nostro Signore, che è baluardo degli umili, per questo la glorificava di più. Poiché una volta, quando lei era in questa vita presente, alcuni parlavano della sua meravigliosa vita, dicendo alcuni [...] e che avrebbe fatto miracoli, mentre altri disprezzavano ciò e dicevano il contrario. In particolare ci fu un cappellano che disse che il primo miracolo che lei avrebbe fatto, lui lo avrebbe confutato. E la notte stessa il cappellano rimase paralizzato, e nel giro di pochi giorni morì miseramente, e durante la sua malattia non poteva mangiare se non della zuppa. E della devota vergine da questo momento in poi non osavano criticare né dire male.

 

31 All’inizio della sua conversazione questa vergine spesso parlava in spirito con san Gabriele e con nostra Signora, con gli apostoli, con la vergine e con san Nicola, verso il quale nutriva speciale devozione e amore in quanto amante speciale di verginità e umiltà; ebbe ugualmente la grazia di curare e di sanare diverse malattie, perché molti furono sanati grazie a lei dall’orribile male e da altre malattie.

 

32 Nella solennità del Natale la vergine Maria le appariva con Gesù bambino, e le offriva il bambino da tenere in braccio; nella festa della Candelora, ella guardava la sua processione, che quel giorno la rappresenta meravigliosamente; nella festa della Resurrezione contemplava con la Maddalena e con le altre donne nostro Signore che resuscitava; e verso l’ora del vespro ricordava come nostro Signore fu quella sera con i suoi discepoli, mostrando loro tanto grandi esempi di umiltà e insegnamenti del suo amore, e poi come dopo quel sermone tanto meraviglioso che racconta san Giovanni la notte fu legato e maltrattato, (cosa per cui) questa vergine era estremamente afflitta, tanto che gridava: «In qualunque momento il mio signore mi venga a prendere, io lo seguirò». E allora, se le altre non la trattenevano, voleva correre per il dolore e la compassione. E il giorno di Venerdì santo, lei era così tormentata ricordando la morte e la Passione che gridava, e per il ricordo della Passione provava dolore alle mani e ai piedi e al costato prima di alzarsi dalla preghiera. E nella festa dell’Ascensione, vedendo Gesù Cristo che saliva e donava ai suoi doni preziosi, lei ugualmente e tanto bene otteneva dono di grazia speciale. E a Pentecoste era piena di gioia e di consolazione meravigliosa.

 

33 E una volta, mentre cantava nel coro «Veni, creator Spiritus», in presenza di tutto il convento andò in estasi, e tutto il convento la vide alzarsi da terra di due cubiti o più. Ella vide allora una colomba che volava sopra le altre e si riposò sotto l’ontano. E una devota donna di Figeac la vide per un buco attraverso il quale guardava segretamente dentro la sua camera se era in estasi e levitava con il corpo da terra: la videro dentro le cortine del letto, e c’era tanta luce nella camera che sembrava che ardesse. Nelle feste di nostra Signora, quando aveva meravigliose conversazioni con nostra Signora e, parlando, si rallegrava, secondo la verità e le condizioni delle feste godeva così di consolazioni melodiose. Ipsa aliquando dulci sompno mentis, aliquando in mentis excessu, aliquando mirabili scripturarum intelligencia, aliquando liquefactione animae, aliquando jubilo, aliquando visionibus aliis mirabilibus, aliquando sanctorum colloquio mirabiliter detinebatur, aliquando lacrimosis suspiriis nunc pro compatione vulnerum Christi nunc pro compatione peccatorum.

 

34 Altre volte pregava devotamente il suo sposo Gesù Cristo per le sofferenze dei suoi amici. E per la moltitudine dei miracoli grandi e manifesti che Dio compiva attraverso di lei durante e dopo la sua vita, la sua fama aumentava tutto intorno e in molti luoghi divulgava la devozione e la contemplazione meravigliosa di questa vergine. E tutta la sua vita fu in tutto fondata su Gesù Cristo, sulla fede cristiana, sul lume di virtù e di verità, e sulla grande e affettuosissima devozione che lei aveva per i sacramenti della santa Chiesa; la qual cosa manifestamente appare e si dimostra principalmente in sette cose, delle quali dirò un poco di ciascuna.

 

35 Per prima cosa ebbe grande devozione nel sacramento della confessione, perché prontamente ogni giorno si confessava con tante umiltà e sottigliezza che a volte i grandi chierici, udendo la sua confessione, non la potevano capire: con grande sottigliezza distingueva i peccati tra le virtù che a volte in ciò che sembrava a prima vista una giusta virtù lei vi riconosceva grande peccato. Spesso, quando riceveva l’assoluzione dal cappellano, andava in estasi, e non c’e dubbio che questo rapimento le veniva per la devozione del sacramento, la purezza della coscienza e l’umiliazione del suo pensiero. Onorava tutti i confessori e li amava con affetto paterno, e per loro recitava una preghiera speciale. Una volta che lei, rapita, contemplava la divina maestà, sentì che le veniva trasmesso un gran dono di nuova grazia per volere di Dio. Ella lo apprese attraverso i suoi confessori, che guardava sotto di sé vestiti di abiti diversi, e gridò a nostro Signore in spirito dicendo: «Concedimi, Signore, per tua benignità di dare a questi miei padri una parte di questa grazia che a me è data». Dopo questa preghiera vide che tutti partecipavano del dono di quella grazia poiché, cambiati gli abiti che prima portavano, essi furono rivestiti di nuovi abiti, all’eccezione di uno di loro che lei fece venire a sé dopo l’estasi, biasimando il fatto che non le sembrava che fosse in una buona condizione. E lui con grande paura e timore, poiché conosceva la sua santità, non osò negare, anzi le confessò di essere in stato di peccato. E allora lei lo esortò a correggere la sua vita, e da quel momento in poi lui le obbedì, compiendo in vita buone opere e azioni.

 

36 Secondo lei nutriva nei confronti del sacramento dell’altare un meraviglioso affetto che non si potrebbe spiegare. Ogni volta che udiva la messa, quando il cappellano era a «Orate pro me» o all’inizio del Prefazio, lei, sentendo l’arrivo del Re celeste, per tanto di spirito si levava su come se fosse fuori di senno; continuava poi nel corso di tutta la messa, tanto che spesso andava in estasi. Ma quando doveva fare la comunione, per tanto ardore dell’amore divino divampava, e per tanto eccesso di pensiero andava in estasi non appena presa la comunione, e non poteva sperare di prendere vino o acqua dopo la comunione, ma bisognava che due delle altre la spingessero e la facessero levare di qua e di là quando faceva la comunione, e poi che la mettessero al suo posto e, quando era molto ammalata, l’estasi non cessava.

Dopo la comunione qualche volta diceva al suo confessore che si meravigliava molto di come nessun prete poteva mangiare i divini sacramenti senza andare subito dopo in eccesso di pensiero, in quanto pensava che tutti gli altri, soprattutto i cappellani, avessero lo spirito elevato verso le cose divine così come lei. E in questo sacramento Dio le faceva molte grazie.

 

37 Una volta un devoto frate minore cantava messa nel monastero di Fieux, che era lontano dal monastero di questa vergine all’incirca tre leghe, e come al momento del Padre Nostro costui ebbe diviso l’ostia e l’ebbe posata sulla patena, subito la terza parte sparì, senza che colui che celebrava sapesse dove fosse andata, poiché l’angelo di nostro Signore la prese e la portò in comunione a questa santa vergine, mentre in quel momento stava in preghiera nel suo monastero.

E il frate, non trovando la terza parte della santa ostia, fu molto turbato ed ebbe paura. E una volta che fu finita la messa, tutto digiuno, che non volle qui mangiare né bere per la paura e il turbamento che aveva, si mise in cammino per venire da questa santa vergine, [per vedere] se poteva da lei trovare consolazione di quel caso, poiché aveva paura che ciò fosse capitato per qualche suo errore, e non sapeva cosa pensare. E quando si avvicinò all’entrata di quel monastero dove andava, la santa vergine Flora gli venne davanti e, vedendolo turbato, gli disse sorridendo: «Padre, non siate più turbato, poiché l’angelo di nostro Signore mi ha oggi portato la terza parte della vostra santa ostia, e dalla sua mano ho preso la comunione». Per il quale miracolo il detto frate rimase consolato in nostro Signore.

 

38 Terzo la sua devozione fu riposta nella Passione di Gesù Cristo, e questa fu l’aspetto principale di tutto il suo fervore e amore divino. Sopra tutto in memoria e meditazione della Passione prendeva divine consolazioni e faceva spesso esperienza dei dolori e delle ferite dolorosissime di Gesù Cristo, e specialmente di quella del costato, come fu detto all’inizio, e tanto qui a volte si doleva, che pensava che davvero il suo costato fosse trafitto, e lo faceva toccare ai suoi famigliari se lo era. Spesso, quando udiva parlare della Passione, o lei ne parlava, o quando ne vedeva alcuni segni come croci o chiodi, andava in estasi. Tenuto conto che affermava di aver visto molte delle altre cose, diceva tanto bene l’Ordine della croce che mossen Bonaventura fece in memoria della Passione.

 

39 Quarto la sua devozione era fondata sulla preghiera e sull’ufficio ecclesiastico, perché trascorreva tutto il suo tempo in preghiera, meditazione e contemplazione: mentre si muoveva, stava ferma, era occupata, si riposava, dentro o fuori, si dedicava alla preghiera, tanto che spesso a malapena smetteva a notte fonda, e a volte continuava la sua preghiera per tutta la notte.

Altro grande motivo di meraviglia fu una volta che stette due o tre anni senza dormire se non secondo la parola di Gesù Cristo: sempre vegliava per essere degna di fuggire il male dei dannati. Si impegnava nell’ufficio ecclesiastico e e adempieva alle sue preghiere con cuore assorto e con tanta devozione che a volte andava in estasi.

Una volta nell’ufficio del coro cantava con la cantante quel responsorio: «Vidi dominum facie ad faciem», e andò in estasi in presenza di tutto il convento. E mai, per quanto durasse l’estasi - a volte durava un giorno, a volte la metà - mai smetteva di recitare l’ufficio, anzi poi lo rammentava tutto, e consigliava che nessuna smettesse qualunque cosa accadesse, anche se fosse visitata da Dio.

 

40 Quinto fondò la sua devozione nelle opere della nostra redenzione. Qui meditava, pregava, rifletteva, sentiva ciò con tutte le sue forze, e assaporava soprattutto l’Annunciazione di nostra Signora, nel ventre prezioso della quale Dio si incarnò. In contemplazione di quella preziosa unione e incarnazione si rallegrava di meravigliosa allegria, sentiva grazie e doni divini inestimabili.

 

41 Sesto la sua devozione fu fondata sui santi, i quali invocava in continuazione come patroni e intercessori, e specialmente la vergine Maria gloriosa, come è stato detto sopra, e san Giovanni Battista, quale capo e patrono della sua religione. E si rallegrava tanto bene gioiosamente degli angeli, che aveva e teneva come compagni, amici e famigliari, e la cui guardia e protezione sentiva continuamente.

Una volta, mentre parlava con il suo confessore, sentì in modo speciale la visita degli angeli intorno a sé, e disse così: «Padre, non sentite ora gli angeli intorno a voi?». E negli altri santi aveva altrettanta grande devozione, soprattutto in san Pietro, quale primo vicario di Gesù Cristo, e in san Francesco, come colui che per privilegio secolare fu nella carne piagato delle piaghe di Gesù Cristo per la grandissima devozione che aveva in Gesù Cristo, e lui specialmente commemorava ogni giorno.

 

42 Settimo la sua devozione fu fondata sul desiderio e sull’amore della gloria celeste, in tanto che la sua vita sembrava più angelica che umana, poiché continuamente godeva della contemplazione delle cose spirituali, desiderando uscire da questa vita e essere con Gesù Cristo.

Spesso anche solo udendo parlare di qualcosa di celestiale andava in estasi, e ciò stesso, mentre il suo confessore parlava delle cose divine, in sua presenza andava in estasi, poiché con tutto il suo cuore anelava a questo e lo desiderava con grandi sospiri, e la morte, che per tutti è terribile, amava, e reputava questa vita come esilio e carcere. Ed era per questo che Dio in tanti modi la consolava. E spesso nel suo rapimento e prima e dopo, a volte mentre era in preghiera, era tutta intorno a sé avvolta da una meravigliosa luminosità che si espandeva intorno a lei per un certo tempo. E con la vista di ciò che ella fece, la Gloriosa ci doni di vedere la sua gloria in aeterna secula seculorum. Amen.

 

Miracles

1 Nel 1456 avvenne che una donna nobile fu colpita da un’orribile malattia, come se fosse stata contagiata dal male di san Nauphary, perché era alle volte delirante e come fuori di senno, tanto che un religioso, che era suo parente e che conosceva la vita di madonna Flora, consacrò a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato e fece il voto che sarebbe andata in pellegrinaggio da lei. E dopo poco tempo guarì e fu sanata da questa orribile malattia ad onore di Dio e di questa santa donna madonna Flora.

 

2 Ad un’altra donna capitò una gravissima malattia agli occhi, che non ci vedeva né poco né molto, e fece voto a Dio e a madonna Flora che, se le avesse donato la salute agli occhi, lei sarebbe andata in pellegrinaggio sulla sua tomba con degli occhi di cera. E non appena ebbe formulato questo voto, si rese conto che vedeva meglio, e dopo un po’ di tempo gli occhi guarirono ad onore di Dio e di questa donna madonna Flora.

 

3 Una povera donna che era accusata di una grande crimine, fece voto a Dio e a madonna Flora che, se le fosse stata restituita la sua buona reputazione, sarebbe andata sulla sua tomba con il proprio cero filato. E poco tempo dopo dimostrò la sua buona reputazione e fu assolta da quel crimine che le era imputato.

 

4 Avvenne che un barone di questo paese aveva al capo un dolore così grande che non poteva trovare alcun rimedio, e offrì in voto a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato, e subito fu guarito dal dolore.

 

5 Avvenne che un uomo di questo paese fu preso dagli Inglesi, e si giunse al punto che lo volevano uccidere e gli tenevano sopra il coltello, e fece il voto a Dio e a questa santa donna madonna Flora che, se lo avessero lasciato scappare da quel pericolo, avrebbe portato loro il proprio cero filato. E non appena lo ebbe promesso, riuscì a scappare dalla loro mani senza alcun male.

 

6 Avvenne che un ragazzo di Lauresses, che aveva concordato (come riscatto) 12 fiorini di oro puro, era stato preso dagli Inglesi e stava incatenato notte e giorno. Costui aveva una cugina che stava all’Ospedale e che conosceva i miracoli che Dio faceva attraverso questa santa donna madonna Flora, e fece voto a Dio e a madonna Flora che, se lo avessero liberato da quella prigione senza pagare il riscatto, lei avrebbe detto per tutto l’anno sette volte al giorno l’Ave Maria a onore di Dio, della vergine Maria e di madonna Flora e inoltre che lui sarebbe andato in pellegrinaggio con un effige (del prigioniero) da una libbra. E il giorno dopo che fu formulato il voto, la notte riuscì a liberarsi dalle catene e a uscire dalla torre all’interno di grandi mura, e se ne andò senza che gli venisse fatto alcun male, e se ne tornò a casa senza pagare il riscatto.

 

7 Avvenne che ad un gran signore venne tanto dolore al capo che stette tutta una notte nel bosco senza alcun rimedio, come un forsennato, e si ricordò di questa vergine madonna Flora e delle grazie che Dio le faceva, e si votò a Dio e a madonna Flora. E non appena si fu votato, gli tornarono senno e memoria a onore di Dio e per le preghiere di questa santa donna madonna Flora.

 

8 E inoltre questo stesso signore aveva un figlio con una grave malattia agli occhi, che non facevano conto se non di perderlo, e si votò a Dio e a madonna Flora, e subito fu guarito.

 

9 Avvenne che un cavaliere parlava con madonna Flora dei fatti di nostro Signore, e vide due angeli stare al fianco di questa santa donna madonna Flora. E poi, quando ella fu dipartita da questa vita, il cavaliere lo rivelò a molta brava gente.

 

10 Un religioso che una volta parlava con madama Flora vide cadere dal cielo carboni ardenti sul suo capo, tanto che gli parve che tutto il corpo le ardesse.

 

11 Una persona che aveva avuto una accesso così forte che i suoi stessi amici l’avevano considerata ormai morta, invocò forte questa santa donna e scampò a quel pericolo senza morire.

 

12 Un uomo prigioniero degli Inglesi, che lo volevano uccidere, invocò forte Dio e questa santa donna vergine. E scampò alle loro mani senza morire e senza che non gli costasse nulla.

 

13 Da una donna che era impegnata nelle sue faccende vennero gli Inglesi, la presero e la incatenarono. E lei fece voto a Dio e a madonna Flora che, se Dio l’avesse lasciata scappare dalle loro mani senza che le facessero male o la disonorassero, sarebbe entrata in ginocchio dalle porte dell’Ospedale fino alla sua tomba con il suo simulacro di cera da una libbra. E non appena ebbe formulato il voto, si liberò e scappò dalla loro mani senza che le facessero alcun male o danno.

 

14 Un uomo che da tempo aveva un grande dolore al cuore e non poteva guarire, fece voto a Dio e a madonna Flora che, se gli avesse donato la salute, sarebbe andato in ginocchio dalle porte dell’Ospedale fino alla sua tomba con il proprio cero filato. E appena ebbe fatto questo voto, si accorse che era migliorato dalla sua malattia e infermità.

 

15 Un uomo di Aychandalut era stato tre giorni in punto di morte e in cuor suo pensò per devozione di offrire in voto a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato. E subito migliorò da quella malattia a onore di Dio e per le preghiere di questa santa donna vergine.

 

16 Un donato dell’Ospedale che era stato nove giorni senza mangiare, offrì in voto a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato, e subito guarì e migliorò dalla sua malattia.

 

17 Questo stesso «donato» fu preso dagli Inglesi a Fons e messo in una tinozza tutta una notte, e offrì in voto a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato, e quella notte stessa uscì di prigione.

 

18 Una donna di Aychandalut, una volta che gli Inglesi passavano per le fattorie dove lei stava, offrì in voto a Dio e a questa santa vergine due denari tornesi per suo marito e ciascuno dei suoi bambini, se Dio la lasciava scappare da quella gente, e scappò dalle loro mani senza alcun male.

 

19 Una donna nella cui aia era divampato un incendio e aveva molta paura che si bruciasse tutto il suo grano, offrì in voto a Dio e a madonna Flora una misura di avena, se avesse protetto il suo grano. E non appena ebbe formulato il voto, il fuoco si spense e non le procurò alcun danno.

 

20 Un uomo della parrocchia di Ysandaluc, al quale capitò di essere morso da un lupo rabbioso, tanto che poco tempo dopo perse il senno e divenne rabbioso al punto da mordere la gente e se stesso, il giorno di Pasqua venne nella chiesa di Ysandaluc gridando e urlando come un pazzo, e la gente lo prese e gli legarono le mani e tutto quello che aveva, affinché non potesse arrecare danno. E una donna gli disse di invocare Dio e madonna Flora. E non appena quest’uomo udì ciò, gridò che lo si portasse alla tomba di questa gloriosa vergine. E la gente, vedendo la sua grande devozione, lo portò all’Ospedale, nel monastero in cui è seppellita questa santa donna madonna Flora. E lui, gridando e urlando come un pazzo, disse che lo si mettesse a dormire sulla sua tomba. E non appena si addormentò, dopo lungo tempo, quando si svegliò, gli si chiese come stava, e lui rispose che, grazie a Dio, stava bene. E da questa gloriosa donna Flora l’uomo tornò una volta rinsavito. E qui fece la sua novena a onore di Dio e di questa santa donna, e portò il proprio cero filato e la propria immagine di una libbra di cera, e guarì dalla terribile malattia per le preghiere di questa gloriosa donna madonna Flora.

 

21 Un cavaliere d’Alvernia aveva un figlio colpito dal male di san Nauphary, e venne a chiedere consiglio; e la pregò che gli donasse salute e lo aiutasse insieme a nostro Signore. E poco tempo dopo il figlio fu guarito da quella terribile malattia per le preghiere di questa santa donna.

E la stessa cosa avvenne a molte altre persone colpite da quel male, che venivano da questa donna, e guarivano da quella cattiva e laida malattia.

 

22 In un castello di questo paese che era stato venduto agli Inglesi e doveva essere vicino alla cima di san Giovanni Battista una donna dell’Ospedale promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se non l’avessero preso, lei avrebbe loro portato in dono un castello di una libbra di cera, così che gli Inglesi ci vennero, ma non vi poterono entrare né fare danni. E questa donna portò il suo castello di cera sopra la sua tomba.

 

23 Un uomo che era stato condannato a stare nel carcere del vescovo di Cahors a vita, aveva un fratello che conosceva questa donna madonna Flora e sapeva della sua vita, e gli disse di votarsi a Dio e a questa gloriosa vergine. E quest’uomo, che era stato tanto a lungo in carcere che non poteva far altro che morirvi, si votò a Dio e a questa santa donna. E poco tempo dopo uscì di prigione.

 

24 Un religioso di Montpellier, tanto gravemente malato da essere sul punto di morire, si votò a Dio e a madonna Flora. E poco tempo dopo guarì dalla sua malattia.

 

25 La stessa cosa avvenne a molte altre persone di Montpellier e di altri luoghi, che erano gravemente ammalati: si votavano, miglioravano e guarivano dalle loro infermità per grazia di Dio e della vergine madonna Flora.

 

26 Un altro religioso che aveva un grande dolore al braccio, si votò a Dio e a madonna Flora. E subito migliorò e promise a Dio che avrebbe cantato una messa in onore della madre di Dio e di questa vergine madonna Flora.

 

27 C’era una casa che bruciava lì all’Ospedale e ce n’era un’altra vicino a quella che bruciò tutta. E una donna offrì in voto a Dio e a madonna Flora una casa di cera se preservava quella che era vicina a quella che bruciava. E invero Dio e madonna Flora la protessero, che non subì alcun danno né bruciò per nulla.

 

28 Un monaco di Maurs si divertiva con un dardo insieme ad alcune persone, tanto che avvenne che lanciò il dardo e ferì malamente un uomo in modo tale che il dardo gli perforò la spalla, e l’uomo cadde come morto, e stette tutto un giorno e una notte senza parlare. E a questo monaco venne in mente che aveva sentito parlare dei miracoli che Dio faceva in onore di madonna Flora, e fece voto per quest’uomo che era come morto a Dio e a madonna Flora [...].

 

29 Un uomo di Maurs che aveva commesso un omicidio, perché aveva ucciso due uomini per difendere la sua persona, fu accusato dal potere temporale, e offrì in voto a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato. E riuscì a scamparla e se ne andò senza alcun male per le preghiere di questa santa donna.

E molti altri miracoli che Dio ha fatto a molte altre persone per le preghiere di questa gloriosa vergine madonna Flora [sono] simili a questo.

 

30 Una donna di Aynac alla quale gli Inglesi avevano preso il figlio ed era stato a lungo loro prigioniero, lo votò a Dio e a madonna Flora. E poco tempo dopo questo figlio scappò dalla mani degli Inglesi senza alcun riscatto e alcun male, e non le costò nulla. E sua madre promise che sempre sarebbe andato come pellegrino sulla sua tomba, e portò il proprio cero filato e una libbra di olio.

 

31 Un uomo di Sarlat era stato arrestato dai funzionari di giustizia di Cahors e in più, a causa di un debito che aveva, gli avevano portato via molto. E a un suo amico arrivarono delle lettere che assicuravano la sua proprietà, e lo votò a madonna Flora; e andò dai funzionari, trovò l’uomo menzionato e tutti i suoi bene senza alcun danno per le preghiere di madonna Flora.

 

32 Un uomo di Cornac che aveva un grande dolore al pugno e al costato, che non poteva guarire né i medici gli potevano essere utili, promise a Dio e a madonna Flora che sarebbe stato il suo pellegrino e avrebbe digiunato sempre il giorno dell’anniversario della sua morte. Dopo poco tempo costui migliorò dalla malattia per le preghiere di questa santa donna, e portò il proprio cero filato e la propria figura di cera. E molte altre persone trovarono rimedio in questo stesso modo appena detto.

 

33 Una donna di Cornac era in travaglio e nessuno faceva alcun conto di lei e del bambino, tanto che madonna Caterina di Cornac invocò Dio e madonna Flora che donassero salute a lei e al frutto del suo ventre. E subito partorì a onore di Dio e di madonna Flora, e fece avere il proprio cero filato a questa santa donna. E ad altre donne molte volte ha fatto la stessa cosa.

 

34 Una donna che aveva un fratello che aveva due castelli, pregò Dio e madonna Flora che li proteggesse dagli Inglesi, che erano lì vicino, e promise che avrebbe fatto due castelli di cera di due libbre. E per certo Dio protesse i due castelli dalle loro mani, e la donna tenne fede al voto come aveva promesso.

 

35 Un uomo che era «donato» dell’Ospedale aveva molto male alla gamba, tanto che non poteva camminare, e promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se gli avesse restituito la salute, egli sarebbe andato sulla sua tomba con il proprio cero filato. E per certo, non appena lo ebbe promesso, capì che era guarito per le preghiere di questa donna, la vergine madonna Flora.

E Dio fece molti altri miracoli simili a questi raccontati per le preghiere di questa donna, la vergine madonna Flora.

 

36 Nell’anno di nostro Signore 1360 una donna dell’Ospedale che aveva un grande dolore al costato e in tutto il corpo, ed era stata in quella pena 15 giorni e più senza trovare nessuno che le potesse trovare un rimedio, si votò a Dio e a questa vergine, e si fece portare sopra la sua tomba. E non appena vi fu giunta sopra, capì che Dio le faceva la grazia e si addormentò, e aveva smesso di dormire per tutto il tempo in cui era stata ammalata. E Dio le donò la salute per le preghiere della vergine madonna Flora.

 

37 Una borghese di Figeac che era stata tre mesi senza potersi muovere, tanto aveva i piedi e le gambe paralizzate, andò a offrire in voto a Dio e a madonna Flora due libre di cera per i suoi piedi e le sue gambe. E subito guarì e mantenne il voto fatto a questa vergine madonna Flora.

 

38 Una figlia del signore di Gourdon che era malata in punto di morte, offrì in voto a Dio e a questa vergine il suo sudario. E subito migliorò.

 

39 Un grande signore di Guascogna che era vescovo di Saintes fu accusato di aver commesso grandi crimini e malvagità, tanto che non poteva scamparne senza morire o perdere tutto quanto aveva. E invocò Dio e questa vergine per i miracoli che aveva udito raccontare su di lei sia durante la sua vita che dopo la sua morte. E dopo averla pregata con grande devozione, non trovò nessuno che lo accusasse di qualcosa, e ciò lo afferma lui stesso in coscienza, e in più diceva che non si preoccupava dello scritto, in quanto sarebbe troppo lungo da scrivere.

 

40 A uno scudiero del signore di Gramat e della sua terra venne una grande infermità al capo e al corpo, e si votò a Dio e a questa vergine. E subito trovò rimedio e più salute.

 

41 A uno scudiero del castello di Gramat all’improvviso venne la febbre alta, che i medici non ne facevano conto, e promise in voto a Dio e a questa vergine che sarebbe andato con un cero filato intorno al collo e con il suo sudario. E il nostro Signore gli donò la salute e lui mantenne il voto che aveva promesso.

 

42 Una donna di Gramat che aveva il suo bambino ammalato, lo votò a Dio e a questa vergine. E nostro Signore le donò la salute, e a molte altre donne per la stessa situazione la stessa (cosa).

 

43 Una donna di Guascogna che fu malata e gravemente inferma fin sul punto di morte, si votò a Dio e a questa vergine. E Dio le donò la salute, e le portò come voto uno stampo di cera.

 

44 Una donna di Guascogna aveva un figlio i cui nemici lo avevano ferito al costato, tanto che nessuno che lo vedeva ne faceva conto, e sua madre promise in voto a Dio e a questa vergine che lei l’avrebbe condotto là e sarebbe stato suo pellegrino, e che mai avrebbe mangiato carne fino a quando le avesse portato suo figlio. E nostro Signore e madonna Flora gli donarono la salute.

E molte altre persone che erano ammalate e in carcere, o in mano degli Inglesi e dei Francesi, che si erano votate, per le preghiere di Dio e di questa vergine recuperavano la salute e miglioravano, e coloro che erano catturati e incarcerati scappavano dalla prigione grazie a loro.

 

45 Nell’anno di nostro Signore che si conta 1360 per la grazia di Dio, si deve sapere che questa vergine benedetta madonna Flora, per la quale durante la sua vita e dopo la sua morte nostro Signore ha compiuto molti miracoli e meraviglie, che non sappiamo neppure raccontare, ma vi facciamo sapere che il giorno di san Barnabè monsignore l’abate di Figeac la traslatò e la spostò in altro luogo. E sappiate che quando ebbe aperto la bara, numerose persone, sia laici che monaci, sentirono molti buoni odori, e dissero in loro coscienza che mai sentirono un odore che fosse simile a questo.

E a molte persone che avevano grossi problemi nostro Signore fece molte grazie spirituali e corporali, e li aiutò per le preghiere di questa vergine benedetta madonna Flora.

 

46 Il sabato dopo san Barnaba una donna della parrocchia di Aynac era stata due mesi senza vedere, e aveva un dolore così grande al cervello che era fuori di senno, secondo ciò che diceva [...] e le persone che la servivano. E per devozione invocò Dio e madonna Flora, e fece voto di una ghirlanda di cera. E subito nostro Signore le restituì la vista e la memoria per le preghiere di questa vergine.

 

47 Un uomo della parrocchia di Aynac era nei suoi campi arati, e gli capitò un’avventura che gli sembrava che qualcosa lo teneva alla gola come se lo volesse strangolare, e non lo lasciava parlare né poco né molto. Quando stava come morto, sua moglie offre in voto a Dio e a questa vergine il proprio cero filato. E subito trovò salute, e ciò lo affermavano sotto giuramento e in coscienza loro.

 

48 Un uomo della parrocchia d’Albiac era stato un mese senza vedere e non aveva visto più. E invocò Dio e questa vergine, e nostro Signore gli donò la salute.

 

49 Una donna della parrocchia d’Issendolus era stata a lungo con un forte dolore al cuore senza trovare alcun rimedio, e offrì in voto a Dio e a questa vergine una cintura di cera, e subito recuperò la salute.

 

50 Una borghese della parrocchia di Loubressac che aveva un bambino al quale era venuta una malattia talmente grave che nessuno che lo vedeva ci faceva conto, quando le avevano acceso la candela benedetta, nella chiesa durante la messa di fronte alla gente, lei decise di offrire in voto a Dio e a questa vergine madonna Flora il suo sudario e il proprio cero filato, e promise che, se glielo salvava, lo avrebbe condotto in pellegrinaggio da lei. E non appena ebbe fatto il voto, egli fu sanato e guarì, e mantenne il voto.

 

51 Uno scudiero del Limosino che era stato più di un anno a letto paralizzato e ad ogni luna soffriva come una donna in procinto di partorire, promise in voto a Dio e a questa vergine che avrebbe portato la propria figura di cera nell’ottava di san Bartolomeo. E immediatamente nostro Signore gli restituì la salute per le preghiere di questa santa vergine.

 

52 Una donna che era della parrocchia di Sonac che aveva una figlia che era stata tre giorni senza parlare tanto che nessuno ci faceva conto, la votò a Dio e a questa vergine. E subito guarì, e questo lo affermava in sua coscienza.

 

53 Una donna che aveva un dolore così grande alla mano che non trovava alcun rimedio, offrì in voto a Dio e a questa vergine una mano di cera, e subito migliorò.

 

54 Una donna della parrocchia di Rosières soffriva perché era da sette giorni in travaglio, e si votò a Dio e a questa vergine, e subito si sgravò e mantenne il voto.

 

55 Una donna nobile del Rouergue che soffriva per il travaglio come l’altra sopra menzionata, le portò un cero di una libbra sopra la sua tomba [...].

 

56 Una donna di Figeac aveva un terribile dolore all’occhio, ma non appena una donna buona di Figeac le ebbe passato sopra un ossicino del corpo di madonna Flora, fu guarita e sanata.  

 

57 A un’altra donna della già menzionata località di Figeac che era molto ammalata venne fatto passare sopra un pezzo del vestito della vergine (e a un’altra persona per il suo occhio), e non appena fu fatto passare, guarì.

 

58 Una monaca di Leyme aveva una grande infermità che non faceva conto di se stessa, e immediatamente, come le fu passato sul corpo il vestito, subito guarì per le preghiere di Dio e della vergine madonna Flora.

Molte persone che avevano infermità simili o altre malattie sopra menzionate, non appena passavano su di loro vestiti o altre cose, subito recuperavano la salute con l’aiuto di Dio e di questa vergine madonna Flora.

 

59 Un frate di questo luogo dell’Ospedale che era stato a letto mezzo ammalato, perché non riusciva a fare nulla con una delle sue braccia, promise in voto a Dio e a questa vergine che nella sua prima messa in cui avrebbe pronunciato il Puer natus est avrebbe offerto a onore di Dio e di lei un braccio di cera. E subito nostro Signore gli restituì la salute.

 

60 Uno scudiero della parrocchia di Corn di san Lorenzo aveva continuamente la febbre molto alta ed era stato un giorno senza conoscenza, e nessuno faceva conto della sua vita. E sua sorella, sua madre e le sue figlie promisero in voto a Dio e a questa vergine che le avrebbero portato ciascuna un cero di mezza libbra e una statua di cera fino a due libbre, e sarebbero venute a piedi nudi sulla sua tomba. E non appena ebbero formulato il voto, parlò, recuperò la coscienza con grande devozione, e assicurò loro il voto e disse che lo voleva andare a mantenere.

 

61 Una donna d’Albiac che era gravida di un bambino vivo ed era stata nove giorni in travaglio, offrì in voto a Dio e a questa vergine il suo sudario, e subito il bambino nacque e venne alla luce per le preghiere di questa vergine.

 

62 Nell’anno di nostro Signore 1347, il primo giorno in cui se ne andò da questa vita nostro Signore fece molti miracoli in suo onore. Come prima cosa molte persone videro un grande splendore emanare dal suo volto nel momento in cui spirava, e sentirono veramente molti buoni odori meravigliosi come di rose e di gigli. Dei muratori di Vaillac che lavoravano qui vicino all’Ospedale, per tutto il giorno in cui dipartì da questa vita videro un cappellano vestito a nuovo stare sopra il luogo dell’Ospedale.

Il giorno stesso in cui fu sepolta avvenne che qualcuno aveva sottratto una tazza d’argento all’Ospedale, e colui che l’aveva persa supplicò madonna Flora che per favore per il potere che aveva con nostro Signore gliela restituisse, e lui gliene avrebbe offerta una di cera dello stesso peso sopra la sua tomba. E non appena ebbe pronunciato il voto, si ritrovò la tazza e fu restituita al proprietario, e chi l’aveva presa non se ne poté andare dall’Ospedale senza prima averla resa.

 

63 Capitò che a un religioso che si era sforzato di diffamare e mettere in cattiva luce la sua vita apparse una volta l’anima della donna che aveva disprezzato, che gli disse: «Tu sarai sempre terribilmente ammalato», e così fu per tutto il tempo in cui visse.

 

64 A un uomo dell’Ospedale venne una terribile malattia, per la quale perse la parola e nessuno faceva più conto della sua vita; e a costui venne per devozione l’idea di promettere in voto a Dio e a madonna Flora che, se Dio lo faceva guarire da quella malattia che gli aveva fatto perdere la parola, egli sarebbe andato sulla sua tomba con il suo sudario. E per certo, non appena lo ebbe promesso, Dio gli fece recuperare la parola, e fu guarito e sanato. E tutto ciò accadde entro l’ottava.

 

65 Una donna dell’Ospedale era gravemente ammalata al punto che non si faceva conto della sua vita e i medici l’avevano abbandonata, e una donna, che era una sua cara amica, promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se Dio le donava la salute, lei sarebbe andata sulla sua tomba con il proprio cero filato e il suo sudario. E non appena ebbe formulato il voto, migliorò e guarì. E la cosa capitò entro l’ottava della menzionata madonna Flora.

 

66 A un’alta donna capitò una cosa molto simile, e aveva una sorella e offrì in voto a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato e il suo sudario. E non appena ebbe formulato il voto, seppe che migliorava, fino a che guarì e fu sanata da quella malattia.

 

67 Un’altra donna che era gravemente ammalata in punto di morte e aveva grande devozione per madonna Flora, votò lei stessa a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato e il suo sudario. E subito guarì e migliorò da quella malattia.

A quella stessa donna capitò un’altra volta una cosa simile a quella sopra descritta.

 

68 Una donna laica era colpita da una terribile malattia e stava per metà del giorno priva di sensi, e pensava di essere colpita dal male di san Nauphary, e promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se Dio le donava la salute, lei sarebbe andata in pellegrinaggio sulla sua tomba e avrebbe sempre digiunato il giorno della sua morte. E non appena che ci fu andata, fu guarita e sanata dalla malattia menzionata.

 

69 Quella stessa donna, che era di Maurs, andava da Figeac a Maurs di notte con altra gente insieme a lei. E capitò durante il cammino che le apparve uno spirito cattivo come una grande ombra, al punto che mai ebbe tanta paura, che anzi per poco ne perdeva il senno, e le venne in mente ciò che le aveva fatto prima madonna Flora, e donò a madonna Flora il proprio cero filato, e [promise] che sarebbe andata sulla sua tomba. E non appena ebbe formulato il voto, in presenza degli altri che erano con lei si sprigionò un chiarore tanto grande che era una meraviglia, e il maligno spirito sparì subito, e quel chiarore meraviglioso, in presenza degli altri che erano con lei, li condusse fino al menzionato luogo di Maurs.

 

70 Quella stessa donna nell’anno dell’epidemia ebbe la terribile malattia dei bubboni, e era incinta, tanto che non ci si riusciva a confortare se non solamente con la morte più che con la vita. E lei promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se Dio le restituiva la salute e donava un’anima al bambino che aveva in grembo, lei sarebbe andata alla sua tomba a piedi nudi con il proprio cero filato. E migliorò, e il bambino che aveva in grembo nacque e fu battezzato di certo.

 

71 Un cavaliere che era di qui vicino fu gravemente ammalato e più vicino alla morte che alla vita, e promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se li avesse donato la salute, sarebbe andato con il sudario sulla sua tomba. E costui migliorò e guarì.

 

72 Una donna del menzionato Ospedale che era ammalata in punto di morte, votò a Dio e a madonna Flora il suo sudario, e migliorò e guarì da quella malattia.

 

73 Ad un’altra donna avvenne in modo simile che era ammalata sul punto di morte, e si votò a Dio e a questa vergine Flora, e subito fu guarita. E questo miracolo fu fatto proprio nell’anno in cui dipartì da questa vita.

 

74 Uno scudiero di questo paese fu preso dagli Inglesi a Cuzorn, e fu emessa la sentenza che doveva perdere la testa, perché i Francesi avevano impiccato quattro Inglesi e a causa di questo lo volevano decapitare. E promise in voto a Dio e a questa donna madonna Flora che, se lo avesse liberato da quella prigione degli Inglesi, sarebbe venuto sulla sua tomba con una catena di cera. Poco tempo dopo scappò da quella prigione, e tenne fede al suo voto.

 

75 Un alto uomo di vicino dell’Ospedale fu preso dagli Inglesi e, quando vide tormentare gli altri prigionieri, ebbe un’enorme paura, e pensò per devozione di votare a Dio e a madonna Flora un’immagine di cera con il suo aspetto e sembianza. E senza alcun male e senza alcun danno e senza riscatto Dio fece in modo che scappasse dalle loro mani senza alcun pericolo.

 

76 Due scudieri di Gourdon furono presi dagli Inglesi e promisero in voto a Dio e a madonna Flora i loro rotoli di cera. E poco tempo dopo scapparono dalla prigione senza riceverne alcun male e alcun torto. E molte altre persone catturate che si votarono, scapparono allo stesso modo.

 

77 Una donna dell’Ospedale che era gravemente ammalata di una brutta febbre, che persona al mondo non faceva conto della sua vita, pensò per devozione di votarsi a Dio e a madonna Flora. E non appena ebbe formulato il voto, si accorse che era guarita e sanata.

 

78 Una donna di Figeac, che aveva una grave malattia alla testa senza alcun rimedio, pensò per devozione che, se lei avesse avuto qualche indumento di quelli che indossava madonna Flora sopra di sé, sarebbe guarita. E qualcuno le portò uno dei suoi indumenti e, non appena lo ebbe sopra di sé, fu guarita e sanata.

 

79 Una nobile donna del Limosino che era stata sei anni senza udire nulla tanto che aveva perso l’udito, votò a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato insieme a delle orecchie di cera. E poco tempo dopo recuperò completamente l’udito come l’aveva in precedenza.

 

80 Un’altra donna che aveva una grave malattia, che era colpita da quella malattia che si chiama di san Nauphary, pensò per devozione di promettere in voto a Dio e a madonna Flora che, se le dava la salute, le avrebbe portato la sua immagine e il proprio cero filato. E non appena ebbe formulato il voto, fu guarita da quella malattia e infermità.

 

81 Altri due uomini e molti altri ancora che erano colpiti da quella laida malattia, che si votarono, non appena ebbero formulato il voto, furono guariti e sanati.

 

82 Un’altra donna del sobborgo dell’Ospedale aveva un bambino al quale capitò un grave incidente che era come morto, che nessuno al mondo lo reputava vivo, e pregò Dio e madonna Flora che, se gli dava la salute, le avrebbe portato il suo sudario. E non appena ebbe formulato il voto, alla presenza di molte persone, egli fu guarito e sanato.

 

83 Una donna che era in travaglio ed era sul punto di morire, pensò per devozione nel suo cuore che, se avesse avuto qualche indumento di quelli che erano stati di madonna Flora, avrebbe subito partorito. E qualcuno portò una delle sue tuniche, e non appena la ebbe sopra di sé, partorì e il bambino nacque e fu battezzato.

 

84 Ad un’altra donna capitò allo stesso modo di votare a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato, che nessuno faceva conto del bambino e di lei. E non appena si fu votata, partorì ed ebbe grande gioia e allegria.

 

85 Un’altra donna che andava per il suo cammino, e per accidente cadde e si ruppe la gamba, e in più era incinta, promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se faceva guarire la gamba e le dava gioia di ciò che aveva in grembo, avrebbe portato il proprio cero filato e la sua gamba di cera. E la gamba guarì e immediatamente partorì con grande gioia il bimbo che aveva in sé.  

 

86 Un’altra donna che aveva il suo bambino morto, offrì in voto a Dio e a madonna Flora il proprio cero filato. E non appena ebbe formulato il voto, migliorò e guarì. Ad un’altra donna capitò la stessa cosa.

 

87 Un signore che si chiamava Filippo Giovanni era gravemente ammalato, tanto che i medici l’avevano abbandonato e nessuno faceva conto della sua vita. E pensò per devozione di promettere in voto a Dio e a madonna Flora, che se ne era andata da questa vita, che, se gli restituiva la salute, le avrebbe portato una statua di sei libbre di cera. E poco tempo dopo guarì e fu sanato dalla sua malattia, e mantenne il voto. E ciò capitò l’anno in cui lei se ne andò da questa vita.

 

88 Una povera donna che era paralizzata offrì in voto a Dio e a madonna Flora la propria figura di cera, e poco tempo dopo fu sanata e guarita.

 

89 Un’altra donna dall’Ospedale che era gravemente ammalata, si votò a Dio e a madonna Flora. E subito si accorse che era migliorata e sanata dalla sua malattia.

 

90 Un’altra donna che aveva la febbre alta, si votò a Dio e a madonna Flora nel modo sopra descritto. E poco tempo dopo fu guarita.

 

91 La signora badessa di Leyme, che era gravemente ammalata, promise in voto a Dio e a madonna Flora la sua statua di cera. E non appena ebbe formulato il voto, seppe che era guarita dalla sua malattia.

 

92 Una donna laica che non poteva avere bambini promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se le faceva avere un bimbo, le avrebbe portato una statua di cera del bimbo. E prima della fine dell’anno ebbe un magnifico bel bambino.

 

93 Un signore del Limosino, che era stato preso dagli Inglesi e non poteva scappare, aveva una sorella all’Ospedale, e lo votò a Dio e a madonna Flora. E poco tempo dopo scappò dalla prigione.

 

94 Una donna che aveva male alla gamba da più di un anno, che né medico né alcuna cosa non la potevano guarire, promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se le restituiva la salute, le avrebbe portato una gamba di cera. E poco tempo dopo guarì. Ad un’altra donna capitò la stessa cosa sopra descritta.

 

95 Una donna che aveva perduto il suo bambino nel bosco e vi era stato tre notti, tanto che nessuno ci faceva conto, che si pensava che i lupi l’avessero mangiato, votò a Dio e a madonna Flora la sua statua di cera. E ritrovò il bambino che si era perso senza alcun male per averlo chiesto a questa vergine.

 

96 Una donna formulò un voto per un castello che gli Inglesi dovevano espugnare, e promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se proteggeva quel castello dagli Inglesi, le avrebbe portato una scala di cera di una libbra. E, grazie a Dio, essi fallirono il colpo, che mai vi poterono entrare.

 

97 Un uomo che aveva perso un bue, che era stato perso per tre settimane, che non lo trovavano, promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se gli faceva ritrovare il bue, le avrebbe portato un bue di cera. E subito ritrovò il suo bue senza che avesse alcun male.

 

98 Una persona e molte altre che avevano perduto una tazza d’argento, anelli e verghe d’argento, promisero in voto a Dio e a madonna Flora che, se li restituiva loro, le avrebbero portato figure di cera con quella forma. E per certo trovarono ciò che avevano perduto senza nessuna mancanza.

 

99 Un’altra donna che era stata a lungo senza poter avere bambini promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se aveva un bambino, le avrebbe portato un bambino di cera. E poco tempo dopo ebbe un bambino, e questa stessa cosa capitò a molte altre donne nella stessa situazione.

 

100 Un’altra donna laica che aveva male all’occhio, che non faceva conto se non di perderlo, si votò a Dio e a madonna Flora, e promise che avrebbe digiunato sempre per tutta la sua vita il venerdì. E poco tempo dopo guarì all’occhio per le preghiere di questa vergine.

 

101 Un uomo che aveva molto male alla testa e non vi trovava rimedio, promise in voto a Dio e a madonna Flora che, se gli restituiva la salute, le avrebbe portato il proprio cero filato, e subito migliorò.

 

102 Una donna dell’Ospedale che aveva un’escrescenza sotto la gola, che nessuno ci faceva conto e alcun medico le poteva essere utile, si votò a Dio e a madonna Flora. E subito fu sanata e guarita dalla menzionata malattia.

 

103 Un’altra donna alla quale era entrata una zecca nell’orecchia, e le doleva tanto che era come rabbiosa, venne sulla sua tomba e qui si addormentò, e pregò Dio e la gloriosa madonna Flora, e subito la zecca uscì dall’orecchia e fu guarita.

 

104 Altre due persone che avevano molto male alla testa, si votarono a Dio e a madonna Flora, e subito furono guarite. Molte altre persone guarivano per miracoli simili a questo con voti, sudari e statue di cera, e altre cose che qui non sono scritte, perché sarebbe troppo lungo da scrivere, che madonna Flora ha fatto in vita e dopo la sua morte, i quali miracoli sono grandi e meravigliosi, tanto che non si potrebbero raccontare, descrivere e dire.

 

105 Capitò durante la vita di questa vergine madonna Flora che in una parrocchia che si chiama Sandaulut c’era una fanciulla indemoniata, e i suoi parenti la portarono da questa santa donna madonna Flora. E costei le recitò il Vangelo di san Giovanni sopra il suo capo con molte altre grazie e, dinnanzi a molte buone persone e religiosi che erano qui presenti, la fanciulla fu guarita e liberata da quel maligno spirito per le preghiere di questa donna madonna Flora. E questa fanciulla stette nove giorni senza parlare e senza mangiare, e dopo di ciò, prima che passasse la chiesa, parlò, mangiò e fu guarita.

 

106 All’inizio capitò che una persona le procurava grandi turbamenti, e su istigazione del Demonio si faceva scherno di lei, e disprezzava le sue preghiere e la sua devozione. E poco tempo dopo seppe che, per gli scherni e i turbamenti che aveva procurato a questa santa donna, Dio le procurò molti mali e malattie per cui morì, vale a dire del fuoco di Monsignor sant’Antonio, perché nostro Signore puniva bene coloro che la importunavano. E lei non desiderava mai vendetta, anzi diceva ad ognuno che, se voleva qualcosa da nostro Signore, non desiderasse mai vendetta.

 

107 Avvenne che questa vergine se ne andava a Figeac per fare visita ad un suo fratello che era ammalato. E quando giunse al ruscello di Le Bourg, il Nemico le va a dire che ora l’aveva lì dove la voleva, e la prese, e la gettò nell’acqua, lei e la bestia su cui cavalcava. E subito si fece il segno della croce, e uscì dall’acqua senza che lei e il vestito che indossava si fossero minimamente bagnati, se non gli animali che conducevano. E questo lo videro chiaramente coloro che andavano con lei, e dal cielo venne un chiarore tanto grande che la coprì tutta, di fronte a tutti.

 

108 Avvenne che due frati minori di paese lontano passavano per l’Ospedale, e, quando furono davanti la porta del monastero, l’uno disse all’altro che qualcosa lo attirava e gli impediva di proseguire oltre. E questa gloriosa vergine disse ad una donna di là che andasse a dire loro che venissero a parlare con lei. E rispose che non poteva proseguire, che doveva entrare, ed ebbe qui con lei la sua consolazione. Quale fu la consolazione? Lo sa Dio.

 

109 Avvenne che una donna buona pregava con la sua compagnia, e se ne andava in pellegrinaggio e passava per l’Ospedale; e questa santa donna la fece venire a parlare con sé, e rimase quella notte. E quando venne la notte in cui giaceva all’Ospedale, un uomo le rubò il fagotto con ciò che aveva, i denari e le cose che le servivano molto per fare i suoi pellegrinaggi. E l’indomani mattina, quando si fu levata, si accorge della sua perdita, e comincia a gridare e a piangere amaramente, e se ne va da questa santa donna, e le dice che le avevano rubato i suoi denari e ciò che aveva, e le chiede se per favore pregava nostro Signore che glieli restituisse. E le rispose di non affannarsi e di non piangere, che Dio glielo poteva ben restituire, e partì da là. E quando fu a metà cammino tra l’Ospedale e Gramat, trova il ladro che glielo aveva rubato, e riconobbe il suo fagotto e ciò che le apparteneva, e gli dice che aveva commesso un grave peccato, perché molto l’aveva preoccupata. E lui le rispose che, se era suo, se lo prendesse, perché non poteva proseguire neppure un po’, che sembrava che lo avesse incantato.

E così questa povera donna recuperò ciò che le apparteneva grazie alle preghiere di questa santa donna, e venne a rendere grazie a Dio e a madonna Flora.

Molti altri miracoli e molte altre grazie nostro Signore fece in onore di questa santa donna nella sua vita e dopo la sua morte, che non sono qui scritti.

Apparato Vida:

1, 7 enfantivols] enfantinols.

1, 15 noyrimen] voy vivien.

2, 4 pue[s]ca] della -s- si intravvede forse un piccolo tratto.

2, 15 et ela] en ela.

3, 15 endressar] endressat.

3, 16 cogitar] cogitat.

4, 10 defendut] degut — 4, 12 sees] se es.

5, 1 ensaghat] ensaghac.

7, 2 cochavo] cuolcavo, con la -u- ripassata > -o-, la -o- biffata, e il nesso -lc- ripassato > -h-.

8, 3 amorosa] amorosa amorosa, con il primo aggettivo cassato.

10, 2 fengen] feugen.

10, 6 no vol] se vol.

12, 2 las lor letras] las letras lors letras, con il primo letras espunto; letras et] con et inserito nell’interlinea — 12, 3 ela forec] et la forec.

13, 5 gauch] ganch; una emagena] que una emagena — 13, 8 anan] avan.

14, 11 que, per] per que.

17, 6 dictar] dictan —17, 8 tant] cant.

18, 5 gauchs] con le due lettere centrali parzialmente leggibili.

19, 6 resplanden] resplander.

21, 4 gauch] ganch — 21, 13 ela donc] ala donc.

22, 1 fengen] feugen.

22, 10 gauch] ganch.

24, 4 cadieyras] cadieyras de paradis, con de paradis biffato — 24, 7 et gran re de autras] et gran re de autras et aucunas de las autras — 24, 10 nota] vota — 24, 11 no soy ieu ges] no soy ies ges.

24, 14 esser] es a ce.

25, 1 se era] sero era, con ro biffato.

27, 1 recontar] rerecontrar recontar, con il primo verbo biffato — 27, 7 crots] rappresentata dal disegno di una croce.

27, 9 de las causas] de las cauas causas.

28, 2 mastre] mastret.

29, 3 anor] alor.

31, 4 sanats] sauats.

32, 2 de la Candelieyra] de la Candelieyra que — 32, 3 contemplava] contemplan — 32, 4 recordava] recordan — 32, 7 sobrefort] fobre fort.

33, 6 am nostra Dona] am nostra Dana; avia] avian — 33, 7 e las] et elas, con et biffato.

34, 3 de luox] de luox non pas ses ras.

35, 14 vestimentas] vestimentas vestits cridet, con vestits cridet biffati.

37, 3 anc] auc — 37, 7 que avia] que avia mes que.

38, 1 fervor] fermor.

39, 2 anan] avan — 39, 6 fugi] fugio — 39, 11 per Dieu] per Dieus.

41, 7 En les autras] et les autras.

42, 10 l’entorn] l’entorn de ela, con de ela biffato; enrevironada] enrevironava.

Apparato Miracles:

2, 1 Una autra] una bets autra, con bets biffato.

6, 1 nuech] miech.

20, 1rauchos] rauchos s, con la seconda -s biffata.

20, 3 Issandalut] issaudalut.

21, 2 tant] lauc.

22, 3 anc] auc.

30, 1 d’Aina] dauia — 30, 3 et ces] et ces en.

32, 3 degues] degnes; dejunar] dejunes.

33, 2 dones] donec, con la -c corretta in -s.

34, 2 Angles] angeles, con la prima -e- espunta.

37, 1 tres] tres te, con te espunto; liech] luech — 37, 3 encontenen et] con et soprascritto a un que biffato.

40, 1 Gramat] Gramat que, con que biffato.

41, 1 metgues] mergues.

45, 2 a la cal] a la cal a facha.

46, 2 el’ero fora] con ero soprascritto tra el e fora, con l’asta della f- che copre in parte la -o.

57, 2 soa] seona.

61, 2 susari] fusari.

62, 3 d’Avalhac] daualhac.

63, 4 si foret] si ssets.

65, 4 son estedal] son testedal; susari] fusari.

66, 3 tantost gueri, con gueri biffato.

68, 1 la cal estava] lo cal estava.

69, 2 endevenc li] endevenc se lj, con se biffato.

69, 3 anc tanta] auc tanta.

78, 1 en devocio] con alcune lettere cassate tra en e devocio.

82, 3 susari] fusari.

84, 3 que ac] que auc.

95, 3 d’aquesta] aggiunto nell’interlinea.

96, 3 que anc] que auc.

97, 3 el li redria buou] aggiunto nell’interlinea.

100, 3 a las preguarias] della a si intrevvedono solo due tratti della base.

104, 1 en lo cap] g en lo cap, con g espunto.

106, 3 que per les escarnimens] que prep.per les e., con prep.cancellato.

107, 3 en que] et que — 107, 4 crots] rappresentata dal disegno di una croce; anc] auc.

109, 1 bona] bets bona, con bets biffato — 109, 4 en que portava] et que p.

109, 5 sa perda] sa fauta perda, con fauta biffato.

Note Vida:

1, 1 ac: qui, come anche in V 20, 1, vale ‘ci fu’.        Amaurts: ma Maurts M 28, 1; M 29, 1 etc.

1, 7 enfantivols: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

1, 7 vas: la versione francese Vie de sainte Flore (1879) traduce il termine con bas ‘bassi’, presupponendo il passaggio b- > v-.

1, 15 noyrimen: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

2, 7 [...]: manca il verbo principale del periodo, un presumibile ‘la misero’, ‘fu messa’ o simili. La traduzione francese Vie de sainte Flore (1879) aggiunge un ‘mettiamola’ («mais metons la dans un convent de religieuses de l’ordre ...»), ma rimane in questo modo sospesa la frase che segue.

2, 8 Belluoc: il toponimo è molto comune e in Francia sono moltissime le località che si definiscono un ‘beau lieu’; in francese bon lieu aveva preso il senso di ‘monastero, abbazia’.

2, 12 ac ... acoustumat lo mostier: il verbo acoustumar può essere transitivo e reggere direttamente un oggetto, letteralmente ‘ebbe preso in abitudine il monastero’, quindi ‘si abituò alla vita monastica’.       se conoc: ‘ci si riconosceva’ (nel monastero), ‘vi si orientava (spiritualmente)’.

2, 15 et ela: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

3, 6 ret: seconda persona singolare dell’imperativo presente di rendre.

3, 10 car [si] aitals servisso … en lo seo servici: ‘Se costoro non avessero abbondanza prima che l’amore di Dio tocchi il loro cuore, non sarebbero perseveranti nel suo servizio’.

3, 15-16 endressar … cogitar: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor». 

4, 8 Cressite ... et replete terram: Cf. Genesi I, 22; VIII, 17; IX, 7.

4, 10 defendut: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

5, 1 ensaghat: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

7, 6 entre totas: sottinteso aquestas cauzas, ‘in tutto ciò’ (cf. V, 24, 1).

8, 5 So forec: ‘la cosa capitò’.

8, 6 am care plorava: l’espressione ricorda formule di origine epica del tipo plorer des oeilz, che ricorre anche nella lirica provenzale. Secondo Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», al sintagma mancherebbe un aggettivo quale ad es. atristada.

 9, 2 seclar: tradotto da Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», nel gloss. con ‘chercher’.

10, 6 se hom no vol: la lezione manoscritta (se hom se vol) è probabilmente dovuta alla ripetizione meccanica da parte dell’amnuense del primo se.

11, 1 batalhet: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», batalhat.

11, 5 glavi: la spada è simbolo di autorità e di giustizia (Cristo la impugna nella scena del Giudizio finale. La spada è anche uno degli attributi della Legge e della Forza, con la seconda che deve far rispettare la prima), e a tale titolo è spesso in mano ai rappresentanti di Dio; nel nostro contesto il glavi rappresenta metaforicamente la parola di Dio.

13, 1 jour de Tots Sanhs: Ognissanti, che cade il primo novembre. Cf. anche Touts S. V 13, 10 Vidi turbam magnam: è il privilegio di San Giovanni. Questo passo dell’Apocalisse è stato inserito come prima lettura nel Propre des messes de l’Ordre de Malte per la festa di santa Flora.

13, 6 Domine, ante te omne desiderium meum: citazione del Salmo XXXVII, 10.

13, 10 la feste de sancta Cesselia: il 22 novembre.

14, 11 que, per: ho invertito l’ordine dei due elementi nel manoscritto. Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», espunge il que.

15, 3 et era: corretto da Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», in et ela, ma era può essere l’esito guascone di illa (§ 2.7.1, 4).

15, 5 dis: ‘recitò’, con oggetto il precedente las matinas, ‘il mattutino’.

15, 8 comial: vale a dire cominal, comunal, corretto da Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», in divinal.

18, 3 discreta: Flora era in grado di «discernere» bene ogni cosa.

19, 4 aigle: in quasi tutte le culture antiche l’aquila era l’uccello delle divinità. Il Cristianesimo ne ha fatto un’immagine ora di Dio Padre ora di Cristo. Il fatto che sulla cima del meraviglioso albero visto da santa Flora ci sia un’aquila aiuta a identificare con buona probabilità la pianta con l’albero di Jesse, vale a dire l’albero genealogico di Cristo.

20, 12 les cas evesquals: sono i casi in cui l’assoluzione è riservata al vescovo e non può essere amministrata se non con la sua autorizzazione. Alcuni peccati particolarmente gravi sono infatti colpiti dalla scomunica, la pena ecclesiastica più severa, che impedisce di ricevere i sacramenti e di compiere determinati atti ecclesiastici, e la cui assoluzione, di conseguenza, non può essere accordata, secondo il diritto della Chiesa, che dal Papa, dal Vescovo del luogo o da presbiteri da loro autorizzati. Tuttavia in caso di pericolo di morte, ogni sacerdote, anche se privo della facoltà di ascoltare le confessioni, può assolvere da qualsiasi peccato e da qualsiasi scomunica.

23, 1 venguoro: corretto da Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», in venguero.

23, 7 fossa: corretto da Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», in fosso.

24, 3 raubida: accolgo l’integrazione proposta da Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

24, 7 aucunas de las autras: espungo il sintagma in apparato.

24, 10 nota: corretto su vota, aggettivo che Brunel giudica non comprensibile. Vie de sainte Flore (1879) «une pauvre femme pécheresse comme moi». Per nota, cf. il glossario.

24, 14 Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», giudica la frase inintellegibile e in effetti mi è parso necessario intervenire sul testo. Anche se si interpreta l’attestato es a ce con ‘è da sé, è fuori di sé, è in estasi’ (e quindi ‘la qual cosa vedendo, Flora rimase in estasi mentre veniva compiuto quel mutamento, e, quando fu tornata in sé, se ne meravigliava’, come fa del resto il traduttore di Vie de sainte Flore (1879) «Flors, voyant cela, demeura en extase»), rimane qualche problema nella consecutio temporum (ci si aspetterebbe un perfetto) e nella disposizione degli elementi del periodo, per cui ho preferito correggerlo in esser.

25, 4 coma se a una autre fos endevengut: secondo un topos di modestia e pudore, nel raccontare la sua visione Flora finge che il protagonista sia qualcun altro.

26, 10 aprochias: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», denuncia la difficoltà, ma mi pare che il periodo diventi accettabile presupponendo l’integrazione di un verbo, fossatz, prima di exsalces. Vie de sainte Flore (1879) «Dieu veut que toi et ton trône soyez exaltés davantage, et que tu t’approches plus de Dieu».

27, 4-5 ‘Che ciò che a questa vergine è stato misericordiosamente mostrato ampiamente è più di quello che può sapere un essere umano della gloria del Paradiso e dei beati e delle pene del Purgatorio e della miseria dei dannati, e, ciò che più conta, della Divinità, cosa che i mortali, per quanta intelligenza abbiano, non possono comprendere’.

27, 7 en ela ... es estada aportada: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», ritiene opportuno correggere la preposizione en in an, ma in V 8, 10 si specifica che la croce che faceva soffrire santa Flora era proprio all’interno delle sue viscere.

27, 8 que li [so] garda de l’albre de sabor be et mal: ‘che là sono custodi dell’albero del bene e del male’. L’integrazione pare avvallata dal sintagma (riferito in questi casi a un soggetto singolare) «coma aquela que es garda de virginitat et de totas sanctas obras» V 28, 1; «nostra Senhor, que es garda dels humials» V 30, 1 etc. Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», gardan, ma il verbo dovrebbe reggere l’oggetto diretto.

27, 9-11 Orgoglio è nel nostro contesto uno dei sette peccati capitali.

29, 1 un jocglar de boca: un giullare che recitava o cantava, e non quindi un giullare che si esibiva in acrobazie o altri giochi di intrattenimento.

29, 3 ave: parola iniziale di diverse preghiere cristiane, e in particolare dell’Ave Maria, deriva dal latino ave, imperativo del verbo avēre ‘star bene’, espressione derivata a sua volta da un saluto di origine punica.       anor: la forma è attestata in antico provenzale accanto ad aunor; il manoscritto legge alor, graficamente spiegabile con l’omissione di una stanghetta della lettera -n-.       Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», corregge be, onor et salut. Vie de sainte Flore (1879) «Madame, bien honneur et salut aie en Notre Seigneur».

30, 2 disen alcuns [...] se lo es: il testo è in questo punto lacunoso.

30, 3 faria: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», interpreta la forma come un imperfetto e pensa a un passaggio s > r, ma il condizionale mi sembra rispondere adeguatamente alle esigenze del contesto.

30, 4 disens: la forma con la -s è isolata (cf. subito prima disen V 30, 2, aven V 30, 3 etc.), ma il gerundio declinato non è così raro.

31, 1 Nicolhau: patrono dei marinai. La speciale devozione di santa Flora si spiega forse con il fatto che all’epoca l’ordine di Saint-Jean-de-Jérusalem era a Rodi e la sua flotta doveva vedersela in mare con i pirati.

31, 4 l’orrible mal: la peste.

32, 2 la festa de la Candelieyra: si tratta della «Madonna candelora», che cade il 2 febbraio per festeggiare la Presentazione di Gesù al Tempio.

32, 3 e 4 contemplava, recordava: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

33, 8 Il passaggio è rimasto in latino anche nella versione provenzale.

33, 6 avia: la -n della lezione manoscritta avian è un banale errore di anticipazione della desinenza del verbo seguente, parlan, e va quindi espunta.

35, 2 de comu cors: Vie de sainte Flore (1879) «ordinairement» (cors < cŭrsus).

35, 3 los grans clerx: ‘i dottori, gli universitari’.

38, 1 fervor: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

38, 4 coma forec dit al comensament: cf. V 8, 10.

38, 8 Ordre de la crots: come ricorda Janninck negli Acta sanctorum si tratta molto probabilmente dell’Officium de Passione Domini composto da san Bonaventura.

39, 5 se no segon la paraula de Jesu Christ: il riferimento è probabilmente al Vangelo di Matteo 26, 41 «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione».

39, 8 Vidi Dominum facie ad faciem: responsorio tratto dal Salmo XXIII, che cadeva nella seconda domenica di Quaresima.

40, 1 atendia: sottinteso en oracio, come in V 39, 3 (e 39, 7), quindi ‘pregava’.      

41, 7 En les autras: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor».

42, 3 fruicio: in questo punto il manoscritto si legge con difficoltà, ma la traduzione francese Vie de sainte Flore (1879) a c. 319rº rende il termine con jouissance.

42, 6 en la mort … amava: si noti la costruzione preposizionale di amar, attestata con una certa frequenza e probabilmente costruita sul modello di entendre en.

42, 11 Et an aquel regardamen seo que ela fets: ‘e con la vista di ciò che ella fece’.

Note Miracles:

1, 1 mal de san Nauffari: si tratta dell’epilessia, guarita per intercessione del santo. San Nauphary (conosciuto anche come Namphrase, Namphasius, Namphisius) era amico di Carlomagno e prese parte ai combattimenti contro i Saraceni nel Sud della Francia; divenne poi un monaco benedettino eremita nei pressi di Marcillac, località molto vicina a Beaulieu. Il suo corpo è onorato in una cripta della chiesa di Caniac (cant. de Labastide-Murat, arr. di Gourdon) e la sua festa cade il 12 novembre.

3, 1 estedal: il termine designa originariamente una misura, quella della statura umana, e passa poi a indicare un cero di grandi dimensioni oppure un «rouleau de cire filée». Si procedeva di solito in questo modo: si misurava la persona che formulava il voto con un filo (qualche volta si faceva venire per questo il curato), operazione che permetteva in seguito di far confezionare un cero della lunghezza del suo corpo e che il pellegrino poteva portare arrotolata attorno al collo (come in M 41, 2). Si conoscono anche casi di ceri realizzati secondo la lunghezza delle mura di una chiesa o di una città.

6, 4 emagena: si tratta dell’effige del prigioniero.

21, 2 tant: la congettura presuppone il banale fraintendimento paleografico di lettere graficamente simili (t > l, n > u, t > c). 

28, 5 Il parallelismo con gli altri episodi rivela qui la probabile presenza di una lacuna: manca infatti la descrizione dell’avvenuto miracolo. 

31, 3 letras que enaissi era son fach promes: ‘delle lettere che assicuravano la sua proprietà’.

32, 3 dejunar: come Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», ho ritenuto opportuno coreggere la lezione manoscritta dejunes, la cui desinenza -es potrebbe essere dovuta all’indebita ripetizione del precedente degues. Volendo considerare il termine un sostantivo, bisognerebbe allora integrare un verbo all’infinito quale far, ma il sintagma far dejunes non mi pare attestato.

39, 1 Un gran senhor de Guascuenha, que era evesque de Santas: Bernardo de Saux, vescovo di Saintes.

42, 3 per lo cas meseys la meteys[a]: l’ultimo pronome mi pare sottintendere un generico «cosa», oppure si riferisce al sostantivo sanetat della frase che precede.

44, 5 que … trobavo: la congiunzione que priva il periodo del suo verbo principale ed è dovuta a un cambiamento di strategia sintattica del narratore che, dopo aver iniziato un periodo del tipo gran re d’autras personas … trobavo sanetat, deve aver pensato a qualcosa del tipo gran re d’autras personas endevenc … que  trobavo sanetat.

45, 2 a facha: espungo il sintagma, probabile anticipazione del seguente a fayts.

45, 4 lo jour de san Barnabe: l’11 giugno.

45, 8 bonaaurada: la presenza delle due vocali -aa- si spiega forse con il fatto che la parola si tova tra due righe, bona- / -aurada.

50, 2 candela benecha: può trattarsi del cero che si accendeva al momento del Sanctus durante la messa, ma potrebbe essere anche la candela votiva.

51, 2 octava: è il periodo di sette giorni che segue una solennità, di cui costituisce un prolungamento.

54, 1 Rosieyras: vicino a Maurs si trova Rouziers, mentre il Rosières più vicino all’Hôpital è quello a Le Puy en Velay. I luoghi che derivano il proprio nome da rosière ‘terreno coperto di rose’ o rosier ‘arbusto di rose’ sono numerosissimi, ed è quindi possibile che nel Medioevo esistesse un’altra località con lo stesso nome. Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», identifica la località con Rueyres (cant. La Capelle-Marival), vicinissimo all’Hôpital.

57, 2 vestimenta soa: l’aggettivo possessivo è ricavato dalla lezione manoscritta seona; Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», legge scona.

59, 2 Puer natus est: è l’introit della terza messa di Natale, quella del giorno.

64, 5 octava: cf. M 51, 2 e nota.

65, 1 non fets conte [de] sa vida: il sintagma non faire conte regge di solito una preposizione; cf. infatti il gloss. s.v. e «non fasia conte de sa vida» M 77, 1; M 87, 2.

70, 1 l’an de la mortalitat: durante la peste degli anni 1346-48.

81, 1 Autres dos homes ... que ero toquadas: Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», osserva la sbagliata concordanza tra il participio passato toquadas e il soggetto dos homes, ma è presumibile che dopo gran re sia caduto il sintagma de autras personas che in contesto analogo ricorre in M 25, 1; M 29, 5 etc.

100, 3 [a] las preguarias: per il sintagma, cf. M 7, 3; M 15, 3 etc.

105, 1 que ela [s’en anava] per: come in M 107, 1. Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor» espunge ela e lascia a testo que per.

109, 7 aquo [que ] portava: l’omissione del pronome que si spiega con la posizione di aquo alla fine di c. 294v; cf. infatti «aquo que portava am se» M 85, 4; «aquo que era seo» M 109, 11.

Testo

Testo: Gambino 2008. – Rialto 14.vii.2010.

Mss.

Paris, Bibliothèque Nationale de France, Doat 123, cc. 252r-294v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Clovis Brunel, «Vida e miracles de sancta Flor», Analecta Bollandiana, 65, 1946, pp. 5-49; Francesca Gambino, «Vita e miracoli di santa Flora di Beaulieu. Edizione del testo provenzale con note e glossario», Zeitschrift für romanische Philologie, 124, 2008, pp. 418-513.

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