Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Rigaut de Berbezilh
Tuit demandon qu’es devengud’Amors
Rigaut de Berbezilh
Tuit demandon qu’es devengud’Amors
421.
10
Testo

Edizione: Alberto Varvaro 1960; note: Francesco Carapezza. – Rialto 5.v.2004.

Mss.

A 164v, B 102r, C 220r, D 104r, Dc 254v, G 61v, H 30r, I 87v, K 71r, M 185r, N2 20v, P 10r, Q 43v, R 60v, T 265r, U 106r, W 200r, X 150r, a1 418, z 234r, a 33360 e 33606, m 356.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Camille Chabaneau - Joseph Anglade, Les chansons du troubadour Rigaut de Barbezieux, Montpellier 1919, p. 85 (cf. Joseph Anglade, «Les chansons du troubadour Rigaut de Barbezieux», Revue des langues romanes, 60, 1920, pp. 201-310, a p. 283); Rigaut de Barbezieux, Le canzoni. Testi e commento, a cura di Mauro Braccini, Firenze 1960, p. 73 (IX); Rigaut de Berbezilh, Liriche, a cura di Alberto Varvaro, Bari 1960, p. 198 (IX).

Altre edizioni: Henri Pascal de Rochegude, Choix des poésies originales des troubadours, 5 voll., Paris 1816-1821, vol. III, p. 455; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1853, vol. III, p. 36; Wilhelm Wackernagel, Altfranzösische Lieder und Leiche, Basel 1846, p. 32; Cesare De Lollis, Poesie provenzali sulla origine e sulla natura d’amore, Roma 1920, p. 6; Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, Barcelona 1975, p. 297 (riproduce Varvaro); Reinhilt Richter, Die Troubadourzitate im «Breviari d’Amor»: kritische Ausgabe der provenzalischen Überlieferung, Modena 1976, 236-237, pp. 409 e 410 (edizione critica di a).

Nota filologica

Testo primaziale della tradizione italiana di Rigaut (apre la sua sezione in ABDHIK: cf. Braccini, p. 9), ebbe notevole successo anche nel Nord (è presente in tre canzonieri oitanici). – «Qui i manoscritti più importanti si raggruppano in quattro famiglie, vale a dire ABIKDN2 e, sia pure in modo alquanto lasso, H, GQ, aCRMa1TUXz, ed infine P. Nel primo gruppo si riconoscono immediatamente i manoscritti che di solito provengono da e; GQ invece, se fanno proprio capo, come mostrano di credere il Varvaro ed il Braccini, alla stessa tradizione dei primi, risaliranno ovviamente a q; C ecc. si servono a loro volta dei materiali presenti nel collettore y; P infine, come già per la V [421.5] e per l’attribuzione, che ha in comune con z, a Folchetto di Marsiglia, risentirà forse dell’influenza della “terza tradizione”» (d’Arco Silvio Avalle, «Di alcuni rimedi contro la contaminazione. Saggio di applicazione alla tradizione manoscritta di Rigaut de Berbezilh», in La letteratura medievale in lingua d’oc nella sua tradizione manoscritta, Torino 1961, pp. 159-178, a p. 166 n. 1). Secondo Braccini, pp. 73-74, causa della diffrazione al v. 7 sarebbe un errore metrico in archetipo («cesura alla quinta sillaba con andamento accentuativo anormale») conservato da ABPQ (e non troba ren || …), mentre Varvaro, p. 199, si limita a rilevare l’omissione di ren all’interno della prima famiglia, mantenendo a testo l’«inconsueta prosodia» (Braccini). In effetti, la lezione corretta sussiste nel ms. H, «completamente isolato nella tradizione» (Maria Careri, Il canzoniere provenzale H, Modena 1990, p. 181) per via della sua altezza stemmatica (cf. Varvaro, p. 201), dove il verso «ere non traba qe sia son grat» fu integrato a margine dallo stesso copista (cf. Careri, Il canzoniere, p. 383 e tav. 15), passando perciò inosservato dal Braccini («omisit H»), che lo divinò. – All’ordine strofico maggioritario (ABHIKD, GQ, M e P), adottato da Braccini, Varvaro preferisce per motivi di logica interna quello dei soli R e z, dove la terza strofa precede la seconda (cf. p. 209 n. 8; Werner Ziltener, Zeitschrift für romanische Philologie, 78, 1962, pp. 393-405, a p. 402: «Die Strophenfolge bei Varvaro, die schlechter bezeugt ist, gibt einen besseren Sinn: i 18 bezieht sich auf una domna 14»). Le divergenze testuali fra i due editori si limitano a ren non troba 7 vs non troba ren (vd. supra); ditz 29 ‘dice’ (col solo T che legge però «o ditç» ipermetro) vs dis ‘disse’; esmendat 31 MT(U) vs perdonat; ajostat 34 ABDIKMN2 vs asemblat (cf. Varvaro, p. 210 n. 18); fas 44 R vs port GQ (la prima tornada è trasmessa da GHQR); dotze 45 ABDG(Q) ‘dodici’ vs douce CHIK(N2) ‘dolci (?)’ (cf. Braccini, p. 79 n. 45; Varvaro, p. 214 n. 45; Ziltener, p. 402 n. IX:45; Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, Barcelona 1975, I, p. 299 n. 45).

Metrica e musica

Metrica: a10 b10 b10 a10 c10 b10 b10 c10 (Frank 544:2). Cinque coblas unissonans e due tornadas, la prima di quattro versi e la seconda di due. La canzone di crociata di Falquet de Romans, Quan lo dous temps ven e vai la freidors (BdT 156.12, Frank 544:1), ne costituisce un contrafactum (cf. Varvaro, p. 31).

Melodia (W): Edizioni: Revue des langues romanes, 60, 1920, p. VII; Gennrich, n. 173; Fernández de la Cuesta, p. 82; van der Werf, p. 339*. Formula: A B C D E B C F; struttura: oda continua con ripetizioni (cf. Elizabeth Aubrey, The Music of the Troubadours, Bloomington-Indianapolis 1996, p. 151).

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