Sirventese contro la chiesa di Roma, per la sua cupidigia e falsità, l’ostilità al conte di Tolosa e l’imperatore, lo stravolgimento dell’idea di crociata, e contro i francesi. Scritto tra il 1227 e il 1229, a Tolosa secondo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, II, p. 98, mentre secondo altri, da Toussaint-Bernard Éméric-David, «Guillaume Figuières, Bertrand d’Aurel, Lambert, Pavés», in Histoire littéraire de la France, XVIII, Paris 1835, pp. 653-654, a Jeanroy, La poésie lyrique, II, p. 220 nota 2 («inspirée par l’empereur ou ses lieutenants»), a Ugolini, La poesia provenzale, p. XXVIII nota 2 (ispirato da un «ambiente politico favorevole a Federico II»), il sirventese potrebbe essere stato composto in Italia. Per Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Storia della cultura veneta. I. Dalle origini al Trecento, Vicenza 1976, p. 526, poi in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, p. 93 l’invettiva del Figueira «non c’è certo bisogno di ritenere composta a Tolosa, prima o durante una parentesi del soggiorno italiano». Per Aurell «L’exemple de Roma trichairitz de Guilhem Figueira, composé auprès de Frédéric II vers 1227 et recité encore en 1274 à Toulouse, témoigne de l’efficaité des méthodes souabes» (Martin Aurell, La vielle et l’epee. Troubadours et politique en Provence au XIIIe siècle, Paris 1989, p. 237. Il sirventese ebbe una notevole diffusione e suscitò scalpore, come dimostra da un lato la risposta per le rime, fatta da una trobairitz di Montpellier, una certa Gormonda non altrimenti nota, che difende la Chiesa e la Francia e attacca gli eretici e lo stesso Figueira ritenuto meritevole di fare la fine che fanno gli eretici (BdT 177.1) e come si ricava dagli atti di un processo celebrato in Tolosa nel dicembre del 1274 davanti al tribunale dell’Inquisizione, dove è citato come testimone un certo Bernardo Raimondo Barantone la cui deposizione contiene espliciti riferimenti al sirventese del Figueira. Il teste al quale gli inquisitori chiedono se possiede un libro intitolato “Roma trichairitz” (cfr. v. 18 del sirventese), risponde negativamente ma afferma di aver udito «quandam cantilenam, sive coplas pluries, quas fecit quidam ioculator qui vocabatur Figueira, quarum una incipit, sicut ipse credit, sic: D’un sirventes far en est so que m’agensa no·m vuolh plus tarzar ni far longa bistenssa; e sai ses doptar, qu’ ieu n’aurai malvolenssa» (cfr. Giuseppe Boffito, «Notizia di letteratura provenzale tratta da un codice parigino», Giornale storico della letteratura italiana, 29, 1897, pp. 204-208; Jeanroy, La poésie lyrique, II, p. 225 nota 1; Ugolini, La poesia provenzale, p. 79 nota; Aurell, La vielle et l’epee, p. 227; I trovatori e la crociata contro gli albigesi, pp. 28-29).