I.
II.
III.
IV.
V.
Edizione: Margherita Beretta Spampinato 1978; note: Antonio Petrossi. – Rialto 12.xii.2006.
C 209v, R 37-308r.
Edizioni critiche: LR, III, p. 321; Henri Pascal de Rochegude, Le Parnasse Occitanien ou choix de poésies originales des troubadours tirées des manuscrits nationaux, Toulouse 1819, p. 117; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours Berlin 1846-1853, III, p. 194; Terence H. Newcombe, «The trouvadour Berenguer de Palazol», Nottingham Mediaeval Studies, 15, 1971, pp. 54-95, a p. 69; Margherita Beretta Spampinato, Berenguer de Palol, Modena 1978, p. 137.
Altre edizioni: Martín de Riquer, Los trovadores, 3 voll., Barcelona 1975, I, p. 309.
Metrica: a8 b7 b7’ a8 c8 d8 d8 c8 (Frank 624:65). Cinque coblas unissonans di otto versi.
Canzone. Alla coscienza artistica del trovatore i due elementi parola e suono appaiono inscidibili nella composizione lirica. Al v. 2 il poeta parla di chanso e al v. 4 di belh chantar, sempre riferendosi alla sua creazione. Tali termini, che in seguito perderanno il loro originario significato musicale per acquistarne uno puramente metrico, attestano la stretta corrispondenza dei versi e della musica e potrebbero addirittura farci ipotizzare un prevalere delle formule melodiche sui sensi propriamente poetici. – Lo coms Jaufre, indicato nell’ultima stanza, v. 37, sarebbe Gausfred III, conte del Rossiglione dall’anno 1113 fino alla sua morte nel 1164.