Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Garin d’Apchier
· Torcafol
· Torcafol
Vielh Cominal, ma tor
162.
8
=
Garin d’Apchier
· Torcafol
· Torcafol
Vielh Cominal, ma tor
162.
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Garin d’Apchier
· Torcafol
Testo

Edizione: Fortunata Latella 1994; note: Fortunata Latella. – Rialto 23.xi.2002.

Mss.

D (139v); I (192r); K (177v); R (23v).

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie», Revue des langues romanes, 34, 1890, pp. 5-35, a p. 17; Friedrich Witthoeft, Sirventes Joglaresc, Marburg 1891, p. 60; Fortunata Latella: I sirventesi di Garin d’Apchier e di Torcafol, edizione critica a cura di F. L., Modena 1994, p. 122.

Metrica e musica

Metrica: a6 a6 a6 b6 b6 c6’ b6 c6’ d6 d6 d6 d6 (Frank 74:1). Quattro coblas unissonans di dodici versi ciascuna.

Informazioni generali

Discordanti le attribuzioni dei codici, dei quali D assegna il sirventese a Garin d’Apchier, IK a Torcafol (R riporta solo, come d’abitudine, la rubrica Tenso). Per l’individuazione dell’autore si è tenuto presente il quadro storico-ambientale delineato dal ciclo tenzonatorio. Molteplici sono in effetti gli elementi che fanno ravvisare nel locutore Torcafol; indicativo è anzitutto che, come esplicitamente affermato dall’autore, tra i suoi nemici ci fossero catre comtor (v. 39): tenendo presente che il titolo ereditario di contore era appannaggio di Garin d’Apchier e della sua famiglia viene a cadere qualsiasi dubbio sul destinatario del sirventese. A ciò si aggiunge che nei vv. 36-37 è elogiata la famiglia dei Montlaur per gli honratz fatz dimostrati a scapito del clan cui apparteneva uno dei due disputatori: analogo encomio si rinviene nei vv. 17-20 di 443.1, opera sicuramente di Torcafol, per cui si scioglie ogni esitazione attributiva. – Il sirventese fa riferimento ad un episodio, la cacciata di un avversario da una torre, che sembra avere preciso riscontro in una vicenda occorsa sullo scorcio del  secolo XII nella diocesi di Mende e che è incentrata attorno alla figura del vescovo-conte Adalberto III, della famiglia dei Tournel (vd. ediz., pp. 45-47).

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