Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Gavaudan
A la pus longa nuech de l’an
174.
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Gavaudan
A la pus longa nuech de l’an
174.
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Testo

Edizione: Saverio Guida 1979; note: Saverio Guida. – Rialto 15.xi.2002.

Mss.

C 319; R 98.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Alfred Jeanroy, «Poésies du troubadour Gavaudan», Romania, 34, 1905, pp. 497-539, a p. 504; Saverio Guida, Il trovatore Gavaudan, Modena 1979 (Subsidia al Corpus des Troubadours, VI), p. 397.

Nota filologica

Ed. 1979: 30 pe·l coms.

Metrica e musica

Metrica: a8 b8 a8 b8 c7’ d7’ c7’ e7 (Frank 416:1). Sei strofe unisonanti di otto versi ciascuna più una tornada composta d’un solo verso. Rims derivatius ai versi 5/8 delle coblas I, IV, VI e ai versi 7/8 delle coblas II, III, V. Schema unico tra i componimenti in lingua d’oc a noi giunti.

Informazioni generali

La canzone è da riportare ai primi anni della crociata albigese e da proiettare sullo sfondo della delicata situazione politico-militare in cui venne a trovarsi il conte di Tolosa, allorché il vescovo Folco creò, nel 1210, una Confraternita Bianca (la gens blanca vituperata da Gavaudan) decisamente orientata contro la casa di Saint-Gilles e rapidamente affermatasi all’interno di Tolosa, per via anche del tradimento di alcuni cavalieri. Nella primavera del 1211 la Confraternita Bianca con tanta abilità organizzata da Folco si sciolse e lo spirito patriottico delle popolazioni occitaniche si ricostituì, reagendo alle strumentalizzazioni e alle provocazioni del partito clericale. Il componimento di Gavaudan è databile con precisione grazie al suggestivo esordio stagionale che conduce senza ombra di dubbi al solstizio d’inverno, al 13 dicembre, secondo il calendario del tempo. In effetti alla fine del 1210 si rivelava necessario per Raimondo VI poter contare sull’appoggio politico, economico e strategico della sua capitale, Tolosa, e forse proprio per questo il trovatore diresse i suoi strali principalmente verso i sudditi del conte passati al nemico, allo scopo di minare il fronte degli oppositori, di mettere in crisi e di riportare al lealismo quanti avevano defezionato per mal calcolato interesse, per leggerezza o per pregiudizi religiosi.

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