I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
Edizione: Saverio Guida 1979; note: Saverio Guida. – Rialto 15.xi.2002.
C 316; R 9.
Edizioni critiche: Alfred Jeanroy, «Poésies du troubadour Gavaudan», Romania, 34, 1905, pp. 497-539, a p. 521; Saverio Guida, Il trovatore Gavaudan, Modena 1979 (Subsidia al Corpus des Troubadours, VI), p. 312.
Ed. 1979: 18 caussic e; 39 s’aserc; 55 no·m arc.
Metrica: a8 b8 b8 c8 d7’ e7 e7’ f7’ g7’ (Frank 726:1). Sette coblas unissonans di nove versi ciascuna più due tornate di quattro versi. Rims derivatius ai versi 1/9, 2/7, 3/6, 4/5 di ogni strofa. Schema unico fra i componimenti occitanici noti.
Nel v. 18 è posto riparo alla mancanza fra caussic ed e dell’apostrofo sfuggito nella stampa del 1979, e nel v. 39 s’è accolta l’emenda di s’aserc in s’ederc suggerita da M. Perugi, Trovatori a Valchiusa. Un frammento della cultura provenzale del Petrarca, Padova 1985, p. 111, n. 25. Le risorse inventive e gli sforzi di Gavaudan – il quale non esita a dichiarare apertamente che gli è necessario «raggrumare e far sorgere un senso tale che non trapeli e non irrompa all’esterno» – in questo componimento sono soprattutto volti ad investire, arricchire e potenziare di nuovi contenuti semici il bagaglio linguistico ereditato, a creare una forma espressiva duttile agli sbalzi disarticolatori del suo pensiero, a ricercare a tutti i costi l’effetto, a realizzare una cifra stilistica assolutamente individuale, caratterizzata da preziosismi, virtuosismi, associazioni evocative che spingono l’enunciato oltre la gabbia costituita dalle normali linee di comunicazione ed accentuano le facoltà impressive del messaggio.