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62. N’Azalais de Vizalaina (v. 62) è da identificare in Adelaide di Mangona, figlia del conte Alberto di Mangona, nominata anche nella Treva al v. 11 (BdT 236.5a). Qui è celebrata come moglie del marchese Cavalcabò di Viadana, membro dell’alta feudalità italiana di cui è nota la partecipazione alla quarta crociata.
68. De Lollis, Vita e poesie di Sordello, pp. 171 e 275, aveva interpretato la lezione na Cuniza, riferita alla celebre amante del trovatore mantovano, come una forma di banalizzazione dell’originaria e difficilior na Agneseta, nome di donna non automaticamente relazionabile con Sordello. Al contrario Boni, Sordello, e con lui gli altri editori del partimen, hanno concordemente dato credito alla lezione na Cuniza, sostenuta da tutti i codici tranne A e D, per l’indifferenza, sul piano ecdotico, di entrambe le varianti, nella convinzione che il problema possa trovare una soluzione solo ricorrendo a ragioni di ricerca storica.
Edizione: Antonella Negri 2006; note: Antonella Negri, Stefania Romualdi. – Rialto 27.i.2007 (rev. 28.i.08).
A 183r, D 148r, Dc 259r (vv. 29-30), E 224r, G 95r, I 157v, K 143v, N 291v, Q 47r, x 118 (la prima strofa).
Edizioni diplomatiche: Arthur Pakscher e Cesare de Lollis, «Il canzoniere provenzale A (Codice Vaticano 5232)», Studj di filologia romanza, III, 1891, pp. j-xxxij e 1-670, a p. 566; Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale della Riccardiana nº 2909, Dresden 1905, p. 94; Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale della Biblioteca Ambrosiana R. 71. sup., Dresden 1912, p. 300; Francesco Carapezza, Il canzoniere occitano G (Ambrosiano R 71 sup.), Napoli 2004, p. 489.
Edizioni critiche: Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello da Goito, Halle 1896, 17, p. 168; Ferruccio Blasi, Le poesie di Guilhem de la Tor, Genève - Firenze 1934, XIII, p. 50 (manca K); Marco Boni, Sordello, le poesie, Bologna 1954, 15, p. 86; Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006, p. 61.
Altre edizioni: François Just-Marie Raynouard, Choix de poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. IV, p. 33; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1886, vol. III, p. 248; Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 63 (testo De Lollis); Francesco Ugolini, La poesia provenzale e l'Italia, Modena 1949, p. 68 (testo De Lollis e Blasi); James J.Wilhelm, The Poetry of Sordello, edited and translated, New York - London 1987, 15, p. 60 (testo De Lollis e Boni).
Metrica: a7’ b7 a7’ b7 c7 c7 d7 d7 e7 e7 (Frank 390:17). Sei coblas unissonans di dieci versi e due tornadas di sei versi.
Partimen in cui i due interlocutori, Guillem de la Tor e Sordello, discutono su una questione di casuistica amorosa: come deve comportarsi un amante fedele nel caso la sua donna muoia, morire con lei o continuare a vivere? La centralità della questione che percorre il componimento manifesta un’immediata relazione, e contrario, con la vida del nostro trovatore. Mentre nel partimen Guillem, sostenitore della seconda ipotesi, esprime una visione disincantata del mondo e dei rapporti amorosi in cui la morte non trova posto, nella vida si lascia morire, folle di dolore per la scomparsa dell’amata. (Sul complesso rapporto fra il partimen e la vida di Guillem de la Tor si vedano Mariantonio Liborio, Storie di dame e trovatori di Provenza, Milano 1982, p. 253; Gerardo Larghi, «Di un trovatore occitanico, di un barbiere milanese e di Como medievale», Archivio storico della Diocesi di Como, XII, 2001, pp. 281-317, alle pp. 288-289; e di recente Giuseppe Noto, «Ricezione e reinterpretazione della lirica trobadorica in Italia: la vida di Guillem de la Tor», in Studi di Filologia romanza offerti a Valeria Bertolucci Pizzorusso, 2 voll., Pisa 2006, vol. II, pp. 1105-1137 e Negri, Le liriche del trovatore Guilhem, pp. 189-195). – Le tornadas di congedo, con le due donne chiamate a giudizio da Guillem e Sordello, offrono degli agganci storici per stabilire indicativamente l’epoca di datazione del componimento. Infatti se si ritiene originaria la lezione na Cuniza, la conseguente datazione del testo, che dipende dal ‘ratto’ di Cunizza da Romano, figlia di Ezzelino II, oscillerebbe tra il 1226 e il 1228. Di parere diverso Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Storia della cultura veneta. Dalle origini al Trecento, Vicenza 1976, pp. 453-562, a p. 504 [ora in Gianfranco Folena, Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, p. 65], il quale, in base alla difficilior adottata da De Lollis, n’Agneseta e da lui identificata nella n’Agnes d’Arc della Treva (BdT 236.5a), pensa che il partimen possa essere situato intorno al 1220. Altra l’ipotesi di Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, pp. 92-93, secondo la quale lo scambio dei versi sarebbe avvenuto alla corte dei Malaspina anteriormente al 1220.