I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
Edizione: Francesco Branciforti 1954; note: Sara Centili. – Rialto 30.iv.2003
I 95r, K 78v, a1 400, d 298.
Edizioni critiche: Giulio Bertoni, «Il dolce stil nuovo», Studi medievali, 2, 1906-1907, pp. 352-416, a p. 415; Giulio Bertoni, I trovatori d’Italia, Modena 1915, p. 366; Francesco Branciforti, Il canzoniere di Lanfranco Cigala, Firenze 1954, (Biblioteca dell’Archivum romanicum: s. I vol. 37), p. 229; Francisco Oroz Arizcuren, La lírica religiosa en la literatura provenzal antigua, Pamplona 1972, p. 332 (con traduzione castigliana).
Altra edizione: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. III, p. 28 (testo di I).
La tradizione è molto corretta e non richiede che piccoli ritocchi; si noti soltanto che, al contrario che nell’edizione Branciforti, la maggior parte delle rime del distico che chiude ogni strofa è, in tutta la tradizione, priva di -n finale. La più recente edizione di Oroz Arizcuren differisce da quella di Branciforti soltanto per minime varianti grafiche e di punteggiatura.
Metrica: a7 b7 b7 a7 c7 c7 d10 d10 (Frank 577:261), il primo verso di ogni strofa ha come rimante marritz; sei coblas unissonans e una tornada di quattro versi. Identico schema metrico e rimico, con identici timbri rimici ha la canzone di Aimeric de Peguillan BdT 10.34, probabile modello.
Canzone religiosa di pentimento e richiesta di perdono per i propri peccati.