Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Peire d’Alvernhe

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Lo senher que formet lo tro *
Peire d’Alvernhe

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Lo senher que formet lo tro *
323.
22
IdT
Peire d’Alvernhe

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Trad. it.
Note

I. Il Signore che formò il cielo e tutto quanto comprende la terra e il mare, venne in terra a ricevere morte e passione per la nostra salvezza appena vide che perdeva la sua gente. E risuscitò da morte il terzo giorno, e andò prontamente nell’inferno per salvarci, per vera misericordia.

II. Così come ci diede la guarigione e abbandonò il proprio corpo al tormento, ci chiede che, nella spoliazione che fanno di lui i Saraceni codardi, lo seguiamo tutti per il retto percorso, perché la voce del cielo ci grida: «Sorgete e venite, morti, nella mia misericordia!». E non la vuole [la misericordia] colui che non mi crede.

III. Tutti ci chiama giustamente, perché aspri sono i fallimenti, e può sollevarci veramente colui che annientò il re Faraone. Seguiamolo così come dice il clero, e potrà dire senza vana speranza chi morirà: «Tu moristi per me, vero Dio, e io sono morto per te».

IV. E chi vivrà, senza dubbio, sarà insignito di onorato e valente pregio, e sarà salvato più sicuramente di Giona che sfuggì al grosso pesce, che era morta per il torto che aveva verso il Signore. Abbandoniamo la follia, e seguiamo Dio che aiuta chi ha fede in lui, porta il peccatore alla misericordia.

V. Al re Filippo e a Ottone e al re Giovanni insieme, raccomando che facciano accordi tra loro e perseguano il perdono, e servano Santa Maria, il cui figlio perde la signoria di Siria, dalla contea di Tiro fino al regno d’Egitto.

VI. I potenti e i grandi baroni e i prodi cavalieri e i fanti – e l’incoraggiamento sarà necessario – andiamo tutti che Dio ci sprona, perché se qualcuno rimanesse, l’infermo sarà la sua compagnia. Colui che abbandona Dio va in Inferno, e in Inferno avrà la sua ricompensa.

VII. Ormai i nobili, i prodi e i coraggiosi pieni d’ardore si riconosceranno dal ben ferire prontamente. Ormai si mostreranno i giusti e i valorosi poiché nostro Signore, che non dimentica, sprona e sceglie i buoni armati; e abbandona i malvagi di cattiva fede e i prodi vuol portare alla misericordia.

VIII. La canzone andrà verso la Siria e la Croce con la quale Dio ci redense e verso il Santo Sepolcro e il luogo dove si reca chi vorrà acquistare misericordia.

IX. Profeta, vai e non perder la strada, verso la Germania, dove il pregio non si perde, dal signore che lo preserva e salvaguarda più di quanto facciano i Giudei con la loro fede.

13. Pulsoni suggerisce che con dreita via il poeta possa intendere la crociata in Terrasanta, dopo la conquista di Costantinopoli su cui era deviata la IV Crociata. Ma potrebbe essere anche un’allusione alla Crociata contro gli Albigesi che in quegli anni affliggeva il Midi francese e che, ricordiamo, fu definita falsa croisada da Tomier e Palaizi, Si co·l flacs molins torneia (BdT 442.1, v. 18).

16. Si segue la traduzione del verso consigliata da Linda Paterson nella scheda da lei curata sul Rialto.

18. L’interpretazione di  faillimen come ʻfallimentiʼ anziché ʻpeccatiʼ può essere accettata in riferimento agli scoraggianti  precedenti delle altre spedizioni crociate.

26. Paterson sottolinea il significato di cazatz come ʻinfeudatoʼ, evidenziando in qualche modo il servizio vassallatico che il crociato offre a Dio e la relativa ricompensa in termini di guadagno spirituale.

28. Il riferimento a Giona inghiottito per volere di Dio da un grande pesce e poi da questo vomitato in seguito alla sua redenzione sottolinea probabilmente il valore d’assoluzione dai peccati della partecipazione alla Crociata.

33-36. Il riferimento a Ottone IV come N’Oto, senza menzione del titolo imperiale, a differenze dei reis Filippo di Francia e Giovanni d’Inghilterra, è dovuto alla situazione particolare del Guelfo in seguito alla scomunica papale. Come evidenziato da Saverio Guida, «Le canzoni di Crociata francesi e provenzali», in Militia Christi e Crociata nei secoli XI-XIII. Atti della undicesima Settimana internazionale di studio (Mendola, 28 agosto-1 settembre 1989), Milano 1992, pp. 403-442, a p. 426, le canzoni di crociata in lingua d’oïl e d’oc sono piene di appelli e moniti a sovrani e cavalieri.

37. Il riferimento alla Vergine è presente in altre canzoni di crociata. È molto interessante che si ritrovi, assieme ai personaggi storici citati, nelle due canzoni di crociata contemporanee di Pons de Capduelh, autore peraltro di S’eu fis ni dis nuilla sazo (BdT 375.19, testo da cui l’anonimo compositore di Lo senher que formet lo tro trae schema metrico, rimico e alcuni rimanti.

39. Pulsoni rileva l’insolita situazione in cui la preposizione de diviene rimante.

40. Egipte è rima atona in luogo di rima tonica. Secondo Pulsoni il poeta poteva avvertire la parola come voce barbara e dunque recante, secondo i trattati metrici medievali, accentum super extremam.

57-60. Canto inviato in Terrasanta nella prima tornada.

57. Suria. Toponimo utilizzato ripetutamente nelle canzoni di crociata di trovatori e trovieri per indicare genericamente la Terrasanta.

61-64. Nella seconda tornada la dedica Ves Magna sembrerebbe rivolta a Federico II che nel 1213 eccelleva per generosità e donazioni agli alleati, mettendo in mostra nei documenti questa sua caratteristica: vd. le circostanze storiche.

61. Profeta è probabilmente il nome o lo pseudonimo del giullare a cui si affida il testo affinché lo trasmetta in Germania. Esso non appare in nessun altro testo trobadorico.

Testo

Edizione: Carlo Pulsoni 1994; traduzione e note: Francesco Saverio Annunziata. – Rialto 23.iv.2015.

Mss.

E 52.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Rudolf Zenker, Die Lieder Peires von Auvergne kritisch hgb. mit Einleitung, Übersetzung, Kommentar und Glossar, Erlangen 1900, p. 147; Carlo Pulsoni, «Lo senher que formet lo tro (BdT 323,22) e alcune considerazioni sul corpus poetico di Pons de Capduelh», in Studi provenzali e galeghi 89/94, L’Aquila 1994, pp. 81-116.

Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie Provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 199 (testo Zenker); Carlo Pulsoni, Rialto 15.vi.2014 (testo Pulsoni).

Metrica e musica

Metrica: a8 b8 b8 a8 c8’ c8’ d8 d8 (Frank 577:232). Sette coblas unissonans di otto versi e due tornadas di quattro. Rime: -o, -en, -ia, -e; mot refranh: merce (vv. 8, 15, 32, 48, 56). Lo schema è ripreso dalla canzone di Pons de Capduelh S’ieu fis ni dis nuilla saisso (BdT 375.19) ed è utilizzato anche in tre componimenti di Betran Carbonel, Cor, diguas me, per cal razo (BdT 82.9), Un sirventes de vil razo (BdT 82.18) e Anc de joc no vi far son pro (BdT 82.22).

Informazioni generali

Canzone di crociata composta negli anni 1213-1214; per ragioni di datazione l’attribuzione a Peire d’Alvernhe è da considerarsi erronea: si vedano le Circostanze storiche

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