I.
II.
III.
IV.
V.
Edizione: Fortunata Latella 1994; note: Fortunata Latella. – Rialto 23.xi.2002.
D (139r); I (192r); K (177v); R (23r).
Edizioni critiche: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie», Revue des langues romanes, 34, 1890, pp. 5-35, a p. 15; Friedrich Witthoeft, Sirventes Joglaresc, Marburg 1891, p. 58; Fortunata Latella: I sirventesi di Garin d’Apchier e di Torcafol, edizione critica a cura di F. L., Modena 1994, p. 104.
Metrica: a8 b8 b8 a8 c8 c8 d8 d8 e8 e8 (Frank 592:33). Cinque coblas unissonans di dieci versi ciascuna.
Il componimento contiene un elemento utile alla sua collocazione temporale: al v. 40 appare infatti nominato un en Randos risoluto a negare il proprio sostegno ad uno dei due interlocutori. Un personaggio dello stesso nome, additato come mecenate e protettore di trovatori, compare in altri due testi poetici occitanici: nella tenzone fittizia L’autrier fuy en paradis (v. 14) del Monaco di Montaudon composta nel 1194, e nella canzone Belhs Guazanhs, s’a vos plazia (stesa prima del 1191) di Elias de Barjols, che lo include nell’elenco dei cavalier soisseubut (I, 19) quale modello di liberalità. Tutto porta a credere che il signore con specifici tratti onomastici e di coincidente levatura sociale citato nei tre componimenti sia sempre il medesimo e vada identificato col nobile Randon, membro dell’omonima famiglia di Castelnou nel Gévaudan (circondario di Mende), nipote del trovatore Garin lo Brun e fratello di Raimond de Barjac, successo quale capo del casato a Guilhem de Randon dopo il 1176 ma già scomparso nel 1219.