Questa canzone cortese di Aimeric de Pegulhan, che presenta al suo interno interessanti sviluppi della metafora economica, esibisce tre differenti tornadas. Il primo invio, tràdito esclusivamente da CMa2, contiene una dedica a un marques emperial (v. 43), in cui può essere ravvisato Guglielmo VI di Monferrato (1207-1226), figlio di Bonifacio I e ricordato da Aimeric anche nella sesta cobla di Ara parra qual seran enveyos (BdT 10.11), canzone di crociata composta in Italia nel 1213 (cfr. anche le Circostanze storiche di BdT 10.11). Ai vv. 41-44 di Pus ma belha mal’amia, infatti, il trovatore dichiara di aver incontrato il marchese nel Monferrato e, nello specifico, a Moncalvo. Proprio questa allusione consentirebbe una datazione della tornada dopo il 1207, in occasione di un soggiorno del trovatore presso la corte del Monferrato, dove sappiamo che Aimeric dimorò durante la sua permanenza in Italia. De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 32, che riporta solo la prima strofe e questa prima tornada secondo la lezione di C, data la canzone approssimativamente prima del 1225, sostenendo che il trovatore sia stato ospite del marchese nel Monferrato e a Moncalvo e che all’altezza cronologica in cui compone la canzone se ne sia allontanato, benché sia impossibile stabilire con certezza se è Aimeric che vuole ritornare dove si trova Guglielmo di Monferrato o viceversa è il marchese che si è allontanato e di cui il trovatore attende il ritorno.
Questa possibile datazione della prima dedica sembra però entrare in conflitto con quella delle altre due tornadas, in cui sono menzionati un Reis d’Arago (v. 45) e una contessa Na Maria (v. 49), giacché, come fanno notare Shepard - Chambers 1950, p. 10, sembra strano che Aimeric abbia indirizzato la sua canzone a mecenati così lontani tra loro come il re d’Aragona e il marchese di Monferrato. Secondo i due editori, infatti, è probabile che il trovatore abbia riutilizzato lo stesso componimento più di una volta, limitandosi a sostituire un precedente invio e ad aggiungerne uno nuovo. In tal caso, la contessa di cui Aimeric tesse le lodi nell’ultima tornada potrebbe essere identificata con Maria di Comminges e il componimento nella sua forma originaria apparterrebbe al periodo del soggiorno in Spagna del trovatore, mentre successivamente sarebbe stato aggiunto l’invio al marchese di Monferrato, al quale è probabile che l’autore abbia indirizzato il testo dopo averne già lasciato i domini. Il sovrano aragonese celebrato nella seconda cobla è infatti identificabile con Pietro II d’Aragona, sovrano dal 1196 al 1213, il quale sposò nel giugno del 1204 Maria di Montpellier, già contessa consorte di Comminges dal 1197, dama in cui potrebbe essere riconosciuta, come sostenuto da Shepard - Chambers 1950, pp. 9-10, la dedicataria dell’ultima tornada, benché un’identificazione certa di quest’ultima non appaia possibile (sul rapporto tra Pietro II e i trovatori si veda invece Guida 2006). Proprio a partire dal riconoscimento della contessa Na Maria con Maria di Comminges e poi d’Aragona, Bergert 1913, pp. 33-34, suggeriva di interpretare l’allusione al marques emperial come un riferimento a Bonifacio I di Monferrato al momento dell’assedio di Costantinopoli (aprile 1204), quando cioè si parlava di una sua possibile nomina ad imperatore. L’ipotesi di Bergert 1913 era stata menzionata anche da Shepard 1930, pp. 181-182, il quale sosteneva all’inizio una possibile datazione del componimento intorno al giugno del 1204, pur ammettendo già che «there is always the possibility that one ot the other of the envois may have been written after the poem itself».
In realtà, a partire dai dati di cui disponiamo sembra che il marchese al quale è dedicata la prima tornada sia lo stesso Marques de Monferrat menzionato, come si è detto, al v. 51 della canzone di crociata Ara parra (BdT 10.11), in cui si deve riconoscere Guglielmo VI, che viene sollecitato da Aimeric proprio a seguire l’esempio dei suoi predecessori, Corrado e Bonifacio I, giacché questi ultimi si distinsero nella Terza e nella Quarta Crociata (su Guglielmo VI si veda Settia 2003). L’ipotesi più verosimile resta, pertanto, quella di una possibile riutilizzazione del testo, che avrebbe avuto un’originaria stesura in Catalogna anteriore al 1213, come lascerebbe intendere l’invio al Reis d’Arago, e forse anche prima del 1204, se accettiamo l’identificazione della contessa dell’ultimo invio con Maria di Comminges, mentre sarebbe stato poi reimpiegato a distanza di qualche anno e in occasione di un soggiorno nel Monferrato, come lascia intendere la dedica al marchese Guglielmo VI, collocabile cronologicamente dopo il 1207-1208.
Bergert 1913
Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913.
De Bartholomaeis 1931
Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.
Guida 2006
Saverio Guida, «Pietro il Cattolico e i trovatori», in Trobadors a la península ibèrica. Homenatge al Dr. Martí de Riquer, a cura di Vicente P. Beltrán, Meritxell Simó, Elena Roig, Barcelona 2006, pp. 223-240.
Settia 2003
Aldo Settia, voce «Guglielmo VI, marchese di Monferrato», in Dizionario Biografico degli Italiani, 60, Roma 2003, versione in rete (www.treccani.it).
Shepard 1930
William P. Shepard, «Two Songs by Aimeric de Peguilhan (I. “Pus ma bella mal’amia”; II. “Qui suffrir s’en pogues”)» in Todd Memorial Volumes. Philological Studies, New York 1930, pp. 181-191.
Shepard - Chambers 1950
William P. Shepard and Frank M. Chambers, The poems of Aimeric de Peguilhan, Evanston (Illinois) 1950.