La datazione del testo è stata oggetto di controversia: la maggior parte degli studiosi (Carstens, Die Tenzonen, p. 19; Audiau, Les poésies, p. 13, n. 1; Walter Meliga, «Gaucelm Faidit et la (les) croisade(s)», in Gaucelm Faidit: amours, voyages et débats, Carrefour Ventadour, Ventadour 2011, pp. 30-31; Robert Lug, Gaucelm Faidit et Maria de Ventadorn, vivaient-ils encore en 1235?, in Gaucelm Faidit 2011, pp. 117-118; indirettamente Vincenzo Crescini, «Canzone francese d’un trovatore provenzale», Atti e memorie della R. Accademia di scienze, lettere ed arti di Padova, 26, 1910, pp. 63-105, part. p. 84) ritiene che la menzione di Saladin al v. 4 sia un errore dovuto ai copisti dei due mss. DaH o, forse, al copista della fonte comune, che ha interpolato il nome del già leggendario Saladino (1138-1193) a quello del meno noto fratello Safadino (1145-1218). Al contrario, l’editore dell’opera completa di Gaucelm Faidit, Mouzat (Les poèmes, pp. 480-481), seguito da Martín de Riquer (Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975, vol. II, pp. 755-756), ha ritenuto di non dover correggere il testo. La scelta comporta una differente datazione: se la lezione dei mss. fosse giusta, Gaucelm Faidit avrebbe compiuto un pellegrinaggio in Terra Santa entro il 1193; se invece la lezione fosse da correggere, il viaggio non potrebbe essere precedente il 1200-1201, anni in cui Safadino impose definitivamente il proprio dominio sul sultanato ayyubide e sulla Terra Santa. La datazione di Mouzat e la relativa accettazione del dato manoscritto si fondano su alcune convinzioni dello studioso francese: che Gaucelm Faidit non fosse figlio d’un borghese come indica la vida, ma fosse un piccolo cavaliere e in questa condizione abbia partecipato alle crociate (Les poèmes, p. 30); che abbia preso parte a due crociate, la terza e la quarta; che il Linhaure dei suoi testi coincida con Raimbaut III d’Aurenga (m. 1173); che la sua produzione poetica si distenda quindi dagli anni Settanta del sec. XII ai primi anni del sec. XIII. Di conseguenza, a Mouzat non pareva irragionevole che Gaucelm Faidit si fosse recato in Palestina sotto il dominio del Saladino, dunque entro il 1193, nel pieno della sua fioritura letteraria. Tuttavia, nessuna delle convinzioni di Mouzat è supportata da altra prova che non siano la lezione dei mss. DaH nel testo di cui ci occupiamo e la credibilità accordata alle novelle pittoresche narrate dalle razos (al riguardo, cfr. Giorgio Barachini, «Una (quasi) nuova canzone di Gaucelm Faidit (BEdT 167,4a) e il suo quadro culturale», in Le forme del tempo e del cronotopo nelle letterature romanze e orientali. Atti del X Convegno della SIFR, Soveria Mannelli 2014, pp. 561-579). Non è dimostrato – ed è anzi del tutto improbabile – che il trovatore fosse un piccolo cavaliere; tutte le menzioni relative alle crociate e i rapporti di Gaucelm con la nobiltà rimandano alla quarta crociata e mai alla terza (si vedano i citati interventi di Meliga e Lug); Linhaure non può essere Raimbaut III d’Aurenga, troppo antico per essere stato conosciuto direttamente da Gaucelm, ma sarà da individuare in altro membro della casata d’Aurenga, a mio avviso nel nipote Guilhem del Baus (...1173-1218), principe d’Aurenga, trovatore, erede di pressoché tutto il patrimonio dello zio e protagonista della vita politica e culturale della regione e geograficamente vicino a Raimon d’Agout a cui talvolta il Linhaure gaucelmino è affiancato (i principali possedimenti di Raimon d’Agout – Agout, Sault, Simiane – distano circa 60 km da Aurenga; in alternativa, Lug, Gaucelm, p. 126 ha proposto di vedervi il trovatore Raimbaut IV d’Aurenga, che tuttavia ha un ruolo più defilato nella zona; meno bene Saverio Guida-Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2013, p. 202 che propongono Raimbaut de Vaqueiras); niente lascia pensare che di Gaucelm Faidit si abbiano testi composti prima del 1190 (se si eccettua il partimen tra il coms de Bretagna – Goffredo Plantageneto? – e un Jauseume, entrambi comunque di dubbia identificazione). Pertanto, la correzione di Saladis in Safadis è più che giustificata: si tratta di banale interpolazione dei copisti. Si potrebbe obiettare che il ms. Da trasmette anche il canto di crociata Ara nos sia guitz (BdT 167.9) al cui interno è nuovamente menzionato Safadino (v. 61), e in quel caso il copista ha trascritto correttamente la lezione; tuttavia, in Ara nos sia guitz la confusione tra Safadino e Saladino risultava impossibile, in quanto anche il secondo compare nel testo (al v. 77; l’uno e l’altro nome sono in rima), rendendo ben più difficile l’interpolazione. − Lo scambio di coblas è dunque posteriore al 1200-1201, più probabilmente composto dopo il 1203, vale a dire l’anno successivo all’inizio della quarta Crociata al cui seguito Gaucelm mostra di essersi mosso e anche anno in cui il trovatore prevedeva di tornare, stando a quanto afferma in Ara nos sia guitz ai vv. 23-27 (cfr. Meliga, Gaucelm, p. 28; nessuna indicazione temporale è invece nel canto di ritorno Del gran golfe de mar, BdT 167.19; Kurt Lewent, Das altprovenzalische Kreuzlied, Erlangen 1905, p. 25 pensa per il viaggio di Gaucelm agli anni 1203-1204). Del resto, al contrario di ciò che credeva Mouzat, opere posteriori al 1202 sono rintracciabili nella produzione gaucelmina: il 1206 circa è data proposta per il torneyamen Gauselms, tres jocs enamoratz (BdT 432.2 = 167.26 = 449,1a; Fabio Zinelli, «Attorno al senhal Gardacor in Uc de Saint-Circ BdT 457.3 (appunti per una storia di Savaric de Mauleon)», in Interpretazioni dei trovatori, Bologna, pp. 245-273) e per Gauselm Faidiz, eu vos deman (BdT 16.16 = 167.25; Ruth Harvey, «On the Date of Gaucelm Faidit’s Dialogue with Albertet (BdT 16.16), with a Note on Ara nos sia guitz», Cultura neolatina, 71, 2011, pp. 9-21). Tra tali opere va annoverato anche il nostro scambio di coblas.