Il testo è databile approssimativamente grazie alle indicazioni contenute nelle strofe V e VI e alla menzione di Na Maria (Maria de Ventadorn) in tornada. Se la menzione della viscontessa garantisce un arco temporale di uso della canzone che va dai primi anni Novanta del XII secolo al 1220 circa, le strofe V e VI permettono di circoscrivere meglio la cronologia del testo. Nella strofa V, pur all’interno di un testo amoroso, Gaucelm Faidit tende a fondere il piano della finzione letteraria con quello del discorso autobiografico. In essa, infatti, l’io lirico indica che non è potuto tornare dalla dama che gli aveva concesso un onorevole dono, perché si è mosso alla volta della Terra Santa (vv. 55-56, lai on Dieus lo vers / pres veraya nayssensa) e questo ‘movimento’ (movers, v. 53, indica sia il momento del partire che la durata del viaggio) non deve arrestarsi per il dolore che reca alla donna, in quanto l’impegno che attende l’io lirico è lo maire (v. 60), il più grande che esista, essendo servizio di Dio, e dunque in confronto ad esso anche l’amore della dama deve essere messo da parte. Gaucelm inserisce dunque nel contesto amoroso delle prime quattro strofe un elemento autobiografico, vale a dire la sua partenza per il pellegrinaggio in Palestina, talché l’io lirico e l’autore del testo si sovrappongono nella strofa V. Mouzat (Les poèmes de Gaucelm Faidit, Paris 1965, p. 299) riteneva che il movers di Gaucelm si riferisse alla terza crociata e, fantasticando sulle ristrettezze in cui il trovatore si sarebbe trovato a bordo delle navi che lo traghettavano verso l’Oriente, assegnava la canzone allo svernamento in Sicilia tra il settembre 1190 e la primavera del 1191, dove il limosino avrebbe avuto la tranquillità di comporre il testo (si veda anche la nota alla strofa V e al v. 53 in relazione alla lezione di a1). Tuttavia, al di là degli elementi ovviamente indimostrabili dell’argomentazione di Mouzat, i riferimenti di Gaucelm Faidit alla crociata si focalizzano esclusivamente sulla quarta, non sulla terza (si veda su questo sito quanto detto nell’edizione di BdT 167.9, di BdT 136.3, 167.13, 136.2, 167.3a e ancora di BdT 167.36 e BdT 167.19 con relativa bibliografia), pertanto il movers di Gaucelm va collocato tra la metà del 1202 e verosimilmente l’inizio di maggio del 1203 (momento in cui il trovatore prevedeva di tornare: cfr. vv. 23-25 di BdT 167.9), dato che esso non è ancora compiuto come indica il v. 58. Il testo era dunque già composto prima del 1203. Non è impossibile argomentare che la strofa V (come a maggior ragione la strofa VI, sulla quale si veda più avanti e si confronti l’apposita nota) sia un’aggiunta posteriore: l’ipotesi è emessa da Mouzat (Les poèmes, pp. 298-299); non osterebbe il fatto che, con una connessione diretta tra la strofa IV e la tornada, quest’ultima non riprodurrebbe le rime della sirma della strofa IV bensì della strofa III, perché un caso simile si ha in BdT 167.30 con coblas alternadas. Tuttavia, pare più naturale che la tornada seguisse la formula della sirma della strofa V come in ABIK (uguale trattamento rimico con coblas alternadas in BdT 167.31 e 167.32). Inoltre, la tradizione manoscritta non avalla l’ipotesi di un’aggiunta successiva per la strofa V trasmessa compattamente da tutti i testimoni (diversamente dalla strofa VI) e, dal punto di vista tematico, la ricercata intersezione in tale strofa tra contenuto storico e finzione letteraria amorosa tende ad escludere che quest’ultima sia un’aggiunta posteriore; peraltro, nel canzoniere di Gaucelm Faidit non sono rari tali slittamenti dalla materia amorosa a quella biografica (cfr. BdT 167.15, 167.36, 167.58, ma anche BdT 167.19). La possibilità di un’aggiunta seriore, invece, vale sia per la tornada sia per la strofa VI: entrambe sono consequenziali rispetto alla metrica della strofa V, ma sono conservate in un solo settore della tradizione, segno di un uso e di una trasmissione non generalizzati. La tornada appartiene ad una fase più antica dell’uso della canzone (ma potrebbe non essere la più antica in assoluto; si veda la nota al v. 3), mentre la strofa VI prosegue, in forma di preghiera esortativa, il discorso di crociata iniziato nella strofa V rispetto alla quale alterna regolarmente le rime e si può far risalire ad un momento del pellegrinaggio di Gaucelm successivo a quello descritto nella strofa V, ma sempre antecedente il ritorno nel maggio del 1203 (per un eventuale senso escatologico sottinteso si veda la nota).