I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
Edizione: Antonella Negri 2006; note: Antonella Negri, Stefania Romualdi. – Rialto 27.i.2007 (rev. 28.i.08).
Da 187r, Dc 259r, (la seconda strofa), F 41r, G 110r, I 132r, K 118r, N 247r.
Edizioni diplomatiche: Edmund Stengel, Die provenzalische Blumenlese der Chigiana, Marburg 1878, p. 43; Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale della Biblioteca Ambrosiana R. 71. sup., Dresden 1912, p. 355; Francesco Carapezza, Il canzoniere occitano G (Ambrosiano R 71 sup.), Napoli 2004, p. 519.
Edizioni critiche: Adolf Kolsen, Dichtungen der Trobadors, 3 voll., Halle 1916-1919, vol. I, p. 35 (mancano KN); Ferruccio Blasi, Le poesie di Guilhem de la Tor, Genève - Firenze 1934, IV, p. 13 (mancano KN); Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006, p. 145.
Metrica: a7 a7 a7 a7 a3 b7 b7 b3 c7 c7 (Frank 21:1). Cinque coblas singulars di dieci versi e una tornada di 5 versi.
Canzone contraddistinta da una forte adesione alle convenzioni trobadoriche espresse nell’immagine perifrastica del cuore e nei motivi tradizionali del cuore puro, del cuore di ferro, dell’afan e del soffertar en patz. Guillem, dopo aver almeno in apparenza introiettato i dettami dell’amor cortese, sembra attenuarne l’accettazione quando ricorda alla propria donna che in una dama la nobiltà non è una condizione di per sé sufficiente a garantire un profilo umano di eccellenza, se in lei vengono a mancare bontà e pietà verso l’amante.