I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
Edizione. Aniello Fratta 1996; note: Aniello Fratta. – Rialto 20.vi.2003.
C 179v.
Edizioni critiche: Carl Appel, Provenzalische Inedita aus pariser Handschriften, Leipzig 1890, p. 205; Rudolf Zenker, Die Lieder Peires von Auvergne, Erlangen 1900, p. 85; Peire d’Alvernha, Liriche, a cura di Alberto Del Monte, Torino 1955, p. 51; Peire d’Alvernhe, Poesie, a cura di Aniello Fratta, Manziana 1996 (Filologia, 1), p. 129.
Metrica: a8 b4 c6 a8 b4 c6 d4 e6 d4 e6 (Frank 775:1). Sette coblas unissonans di dieci versi.
Dallo spettacolo della natura che gli infonde gioia Peire vuole essere sempre più partecipe della sapienza divina (il grans Sabers ni purs); anzi dalla propensione di quest’ultima a un linguaggio polisenso o polisemico (probabile allusione all’allegorismo biblico), egli trae stimolo per un ulteriore affinamento del suo trobar, che la consapevolezza delle capacità tecniche di cui è stato dotato rende ancor più necessario e urgente.