Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
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[Q]ant vei et consir et pens
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[Q]ant vei et consir et pens
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Trad. it.

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I. Quando vedo, considero e penso a come il mondo viene e va, mi prende paura e sgomento, perché vedo che la morte non accetta promessa né compenso da chi è più nobile, potente o di maggior ricchezza per procrastinare il viaggio che devono intraprendere buoni e malvagi, per cui mi pare pazzo chi confida nella ricchezza o nel potere.

II. Perché il mondo falso e ingrato si corrompe come l’ombra, e chi più ci si appiglia va in rovina, ché ognuno è destinato a decadenza. Che cosa può, dunque, darmi aiuto, visto che il passaggio è tanto stretto? Nient’altro se non servire con buona volontà l’imperatore onorato, poiché senza di lui niente di ciò che esiste può essere garantito.

III. Poiché conosce ciò che di bene e di male fa l’uomo e ciò che è giusto o sbagliato, e sopra di noi ha posto la morte che considera tutti gli uomini uguali, e li mette senza inganno là, dove senza torti è fatta giustizia del bene, del male – senza infingimenti – trovano autorevole sentenza e poi non si può emendarsi. Chi non è morto, l’aspetti.

IV. Poiché non c’è cosa tanto condivisa al mondo quanto la morte. Perciò, ciascuno si sproni forte a mettere almeno il proprio cuore in Dio, poiché il frutto che comincia a maturare per dentro migliora e quello (che comincia) dall’esterno peggiora. Per cui la vera penitenza conviene che scenda nel cuore, se si vuole che il bene faccia radici.

V. Poiché il cuore rinforza il volere e il senno poi lo trae innanzi, perché tutti e tre vogliono essere in accordo col sapere, così che sappia fare ciò che i due dicono e che la volontà autorizza; perciò ciascuno faccia in modo che tutti questi abbiano un solo pensiero, un desiderio e una brama e in Dio salda speranza.

VI. Se tutto l’anno fallisci in vero e volge tutto a inganno, niente […] vanno il godimento terreno e il piacere, per cui non bisogna, anche se alletta, sperare in ciò che rende vile, ma bisogna avere la propria speranza in cosa che non vada in rovina, e il servigio divino e l’onore non vanno in rovina, anzi si accrescono e s’innalzano.

VII. Prego Dio che mi conceda il desiderio di servirlo con gioia.

Testo

Testo: Verlato 2002. – Rialto 24.iv.2006.

Mss.

Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Extravag. 268, 62v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Emil Levy, Poésies religieuses provençales et françaises du Manuscrit Extravag. 268 de Wolfenbuettel, publièes par E. Levy, Paris 1887 (estratto dalla Revue des langues romanes, XXXI, 1887, pp. 173-288 e 420-435), a p. 112; Zeno Lorenzo Verlato, «Occitania periferica. Il canzoniere religioso di Wolfenbüttel», Rivista di studi testuali, 4, 2002, pp. 173-247, a p. 232.

Metrica e musica

Metrica: 7 a b b a; c’ d’ d’ c’ e’ e’ (Frank 635:16); rime: a: ens, als, er; b: ai, ort, an; c: aire, ensa, aia; d: age, ura, eia; e: ia, enda, ansa. Sei coblas doblas e una tornada di due versi (7 e e = ansa). Frank 635:16 riporta lo schema rimico con qualche aggiustamento grafico, in particolare per le rime c e d (c: aire, ura, aja; d: atge, ensa, eja). Sono ventuno gli esempi riportati dal Frank, ma solo uno ha la stessa formula sillabica, ossia una cobla esparsa di Gl Oliv, BdT 246.75 = 635:15. Il poeta arlesiano ne adotta, tuttavia, anche numerose variazioni: BdT 246.31 = Frank 635:11: 7 7 7 7; 7’ 7 7 7’ 7 7; BdT 246.39 = Frank 635:14: 7’ 7 7 7’;7 7’ 7’ 7 7 7; BdT 246.76 = Frank 635:17: 7’ 7 7 7’ . 7’ 7 7 7’ 7’ 7’; BdT 246, 29 = Frank 635: 18: 7 7’ 7’ 7 . 7’ 7’ 7’ 7’ 7’ 7’. Quest’ultimo esempio ha la sirma su tutti eptasillabi femminili, come il componimento del canzoniere religioso, mentre il primo ha la fronte di tutti versi maschili. Si noti inoltre che GlOliv attua questo stesso schema anche con versi di dieci sillabe, ma con diversa formula sillabica: BdT 246.12 = Frank 635:2: 10’ 10 10 10’; 10’ 10 10 10’ 10 10, oltre che con versi eterometrici: BdT 246.1 = Frank 635:9: 7’ 7 7 7’; 8 8 8 8 10’ 10’; BdT 246.46 = Frank 635:10: 7’ 7 7 7’; 7’ 7 7 7’ 10 10. Lo schema di partenza dovrebbe essere a b b a; c d d c, ottenuto escludendo il distico finale (ee). Lo schema-base compare, con la stessa alternanza di versi maschili e femminili, in UcBrun, BdT 450, 6 = Frank 624:62: 8 8 8 8; 7’ 7’ 7’ 7’ e, in modo ancora più adatto al nostro caso, in BnVent, BdT 70.8 = Frank 624:86: 7 7 7 7 . 7’ 7’ 7’ 7’. Interessa notare che GlOliv fa largo uso anche di questo schema. Questi gli esempi tratti da Frank: BdT 246.64-41-51-72-8 = Frank 624:49-55-81-82-92. Lo schema speculare, su versi di dieci sillabe, è usato da RmGauc, BdT 401.8 = Frank 624:42: 10’ 10’ 10’ 10’; 10 10 10 10 e da UcBrun, BdT 450, 4 = Frank 624:43.

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