En abril quant vei verdeiar è il componimento più antico all’interno del corpus di testi che contengono riferimenti al Monferrato, dal momento che il trovatore si rivolge a Guglielmo V di Monferrato detto Lungaspada (su cui si veda Settia 2004), figlio primogenito di Guglielmo V il Vecchio e la cui attività in Oriente è ricordata da Guglielmo di Tiro. Tale allusione, inoltre, resta isolata, giacché non si riscontrano altri riferimenti a questo personaggio nella lirica trobadorica. Nello specifico, Peire Bremon si dichiara qui costretto a lasciare l’amata in Siria (vv. 22-28) e invoca Guglielmo Lungaspada proprio affinché possa recarsi da lei per parlarle (vv. 43-49).
La canzone è stata tuttavia oggetto di interpretazioni differenti riguardo alla datazione e al luogo di composizione proprio a partire da alcuni riferimenti interni al testo. Boutière 1928, p. 431, immaginava che la canzone fosse stata composta in Siria e inviata in Francia: Guglielmo, in cui lo studioso non riconosce il marchese di Monferrato (cfr. Boutière 1928, p. 439), sarebbe invocato con l’incarico di confortare l’amata, spiegandole che il trovatore non può lasciare la Siria perché è trattenuto al servizio di Filippo di Montreal. Diversamente, per De Bartholomaeis 1931, vol. I, p. 8 (ma cfr. già De Bartholomaeis 1930, p. 55), si tratta di una canzone composta in Occidente, in seguito al ritorno del trovatore, e inviata in Oriente, forse proprio nel mese di aprile del 1177 (se si interpreta l’incipit in modo letterale), o comunque tra aprile e giugno. Il trovatore avrebbe lasciato la sua dama in Siria, dove vorrebbe tornare, e indirizza la canzone al marchese di Monferrato, che si trovava Oltremare, il quale si recò in Terrasanta nel 1176, sbarcando a Sidone nel mese di ottobre (cfr. anche Settia 2004).
Concorda sostanzialmente con De Bartholomaeis Marshall 1980, p. 73 (al quale si rimanda anche per una puntuale rassegna di tutte le interpretazioni precedenti, cfr. pp. 72-73), secondo il quale, proprio a partire dall’identificazione di Guillem Longaespia (v. 47) con Guglielmo Lungaspada di Monferrato, la composizione si collocherebbe tra l’ottobre del 1176, quando il marchese sbarcò a Sidone per sposare poco dopo Sibilla, sorella di Baldovino IV il Lebbroso, re di Gerusalemme, e il luglio 1177, data in cui Guglielmo morì ad Ascalona, lasciando la moglie incinta del futuro Baldovino V. La canzone sarebbe perciò databile tra il 1176 e il 1177 e, se si prende alla lettera la prima strofe, come già suggerito da De Barholomaeis, sarebbe riconducibile con esattezza all’aprile 1177.
Si riscontrano leggere divergenze tra Marshall e De Bartholomaeis circa la localizzazione del testo; per Marshall 1980, p. 75, «si l’on regarde de près, ne dit rien d’un retour en France, comme on l’a cru: par rapport à la Palestine, Constantinople est outra mar… De toute façon ce fut à cause de Philippe que Peire Bremon dut quitter à contre-cœur la Terre Sainte». Marshall, in effetti, giunge a questa conclusione proprio a partire dall’identificazione di Filippo di Montreal, il quale viene menzionato in tornada (con allusione già al v. 24) come il responsabile dell’allontanamento del trovatore dalla donna amata nonché come colui presso il quale Peire Bremon si trovava. Lo studioso, infatti, accoglie e cerca di rafforzare l’ipotesi suggerita da De Bartholomaeis 1930, pp. 59-60, sicché Filippo sarebbe identificabile con Filippo de Milly, noto anche come Filippo di Nablus, il quale ottenne la signoria di Montreal nel 1161, ma vi rinunciò intorno al 1167 in favore della figlia per diventare Gran Maestro dell’Ordine dei Templari nel 1169. Di questo personaggio abbiamo notizie fino al 1171, quando sappiamo che accompagnò, dopo aver abbandonato la carica di Maestro dei Templari, il re Almarico a Costantinopoli. Filippo sarebbe morto il tre aprile, ma non ne conosciamo l’anno (si veda Marshall 1980, p. 74; su Filippo di Milly si veda anche Hamilton 2000, pp. 37, 79 e 91-92). A differenza di De Bartholomaeis 1930, p. 60, che tuttavia ritiene problematica la sua stessa proposta iniziale di identificazione («che un signore, fattosi Templare, abbia continuato ad accogliere presso di sé i trovadori, è cosa inammissibile»); Marshall sostiene invece che non ci sia alcuna prova del fatto che Filippo non fosse ancora vivo intorno al 1177, data di stesura della canzone, così come non c’è alcun motivo per cui il trovatore non potesse continuare a chiamarlo Filippo di Montreal. Secondo lo studioso, all’altezza cronologica del 1177, Filippo, incaricato di qualche altra missione al servizio del Regno di Gerusalemme di cui non sappiamo niente, avrebbe potuto condurre con sé il trovatore «quitter la Terre Sainte au service de l’ancien Grand Maîstre des Templiers pouvait bien passer, nous semble-t-il, pour un départ au service de Dieu» (Marshall 1980, p. 74).
Più di recente, i dubbi che portavano De Bartholomaeis a scartare il riconoscimento di Filippe de Monreal in Filippo di Milly sono stati approfonditi da Harvey 2013, che si rifà a un lavoro di Barber 2003 per provare l’erroneità della tesi sostenuta da Marshall 1980. In particolare, Harvey fa notare come non ci siano documenti relativi a Filippo di Milly successivi al 1171, sicché è molto probabile che egli sia morto durante la missione a Costantinopoli del 1171 e che non possa essere identificato col Filippo menzionato come ancora vivo nella tornada. In assenza di altri dati, l’identificazione di Filippe de Monreal del v. 50 resta assolutamente incerta. L’unico riferimento storico sicuro è invece quello a Guglielmo Lungaspada e ci fornisce, come detto sopra, un utile elemento per fissare la datazione del testo al 1176-1177.
Barber 2003
Malcolm Barber, «The Career of Philip of Nablus in the Kingdom of Jerusalem», in The Experience of Crusading. II: Defining the Crusader Kingdom, ed. Peter Edbury and Jonathan Phillips, Cambridge 2003, pp. 60-75.
Boutière 1928
Jean Boutière, «Peire Bremon lo Tort», Romania, 54, 1928, pp. 427-452.
De Bartholomaeis 1930
Vincenzo De Bartholomaeis, «Il trovatore Peire Bremon lo Tort», Studi medievali, n.s. 3, 1930, pp. 53-71.
De Bartholomaeis 1931
Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.
Hamilton 2000
Bernard Hamilton, The Leper-King and his Heirs: Baldwin IV and the Crusader Kingdom of Jerusalem, Cambridge 2000.
Harvey 2013
Ruth Harvey, Rialto 9.i.2013.
Marshall 1980
John H. Marshall, «Le troubadour Peire Bremon Lo Tort et deux chansons d’attribution douteuse», Le Moyen Age, 1, 1980, pp. 67-91.
Settia 2004
Aldo Settia, voce «Guglielmo di Monferrato, detto Lungaspada», in Dizionario Biografico degli Italiani, 61, Roma 2004, versione in rete (www.treccani.it).