Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
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[A] tuich cil vol, [qu’a]mon preç, far saber
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[A] tuich cil vol, [qu’a]mon preç, far saber
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Trad. it.

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I. Voglio far sapere a tutti coloro che amano il pregio, che senza Dio non c’è né pregio né valore né saggezza; e a tutti coloro che bramano il piacere, che nessuno senza Dio può essere felice, perché senza Dio la gioia è dolore e turbamento, biasimo il pregio e angoscioso il piacere, amarezza il godimento e lo svago doloroso. E poiché nessun bene senza Dio vale niente, chiunque ami Dio, lo serva senza alcun inganno.

II. Si disinteressino di ogni altra cosa: solo servire Dio e onorarlo sinceramente. Perché se anche tutta la saggezza e la scaltrezza e la sapienza e tutte le doti stessero in una sola persona, questi non potrebbe sopravvivere d’un giorno a quanto Dio ha deciso, per quanto scaltro fosse. Queste le virtù che possono renderci felici: speranza, fede, le elemosine, che diminuiscono i peccati e fanno avanzare il bene.

III. E per questo, chi vuole ottenere merito e gioia eterna da Dio onnipotente, deve astenersi da compiere il male e compiere il bene, facendo ammenda dei propri peccati. Chi ama Dio, è riamato da Dio cento volte tanto e per un bene lo ripaga con centomila, e quanti lo offendeno e non fanno ammenda, non potrebbero raccontare in un anno la metà dei mali che dovranno patire.

IV. Il proverbio che ho udito è proprio vero, che non è affatto folle chi non s’accorge del proprio danno. Folle e pazzo è chi ha la possibilità di agire a proprio vantaggio e fa il proprio danno consapevolmente. Coloro che pongono i propri interessi nel mondo fanno così: fanno il proprio male e pongono in basso il proprio bene e di compiere il bene si dimenticano sempre, e hanno in mente sempre i propri peccati; non saranno mai felici, neanche per un giorno.

V. Ahimé, perché desiderano tanto i possessi e la gioia mondana, che se ne va tanto in fretta come viene? Se anche dovessero rimanere per mille anni a questo mondo, non trarrebbero alcun vantaggio. Quando si avvicina il momento della morte, fa sembrare paurosi i più arditi. Sventurati coloro che vanno per il cammino doloroso! La gente non ci crede, o non lo dimostra. Che Dio lo ricordi loro e faccia loro riconsiderare il proprio desiderio.

VI. Tanto vogliono tenersi caro il proprio corpo che non si preoccupano affatto dell’anima. Sono molto salvaguardati coloro che sanno tenersi vicini a Dio, che per l’eternità saranno pieni di letizia; e perciò congiungo le mie mani umilmente, e prego il signore glorioso Gesù, che abbia misericordia e pietà di noi e ci defenda dalle offese che compiamo contro di lui, come protesse dal veleno san Giovanni.

Testo

Testo: Verlato 2002. – Rialto 20.xii.2004.

Mss.

Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Extravag. 268, 47v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Emil Levy, Poésies religieuses provençales et françaises du Manuscrit Extravag. 268 de Wolfenbuettel, Paris 1887 (estratto dalla Revue des langues romanes, XXXI, 1887, pp. 173-288 e 420-435), a p. 94; Zeno Lorenzo Verlato, «Occitania periferica. Il canzoniere religioso di Wolfenbüttel», Rivista di studi testuali, 4, 2002, pp. 173-247, a p. 204.

Metrica e musica

Metrica: 10 a b a b; b c c d d (Frank 335:1); rime: a: er, b: en, c: os, d: an. Sei coblas unissonans di nove versi ciascuna. Questo stesso schema appare anche in una precedente composizione della raccolta (n. 18, Salve regina donna, vv. 1839-1901 di Levy 1887) ma con altra formula sillabica (6 a’ b a’ b; b c c d d). Dei dieci schemi riportati dal Frank, solo tre sono su decasillabi: JordBon, BdT 273.1 = Frank 335:2, Anc mais aissi finamen non amei; UcSt-C, BdT 457.40 = Frank 335:3, Tres enemics e dos mals seignors ai; UcSt-C, BdT 457.43 = Frank 335:4, Valor ni prez ni honor non autrui. Forse è solo da attribuire al caso la presenza in UcSt-C, BdT 457.40 = Frank 335:3, alla rima c di tre delle rime presenti nella poesia 22 (en, os, er).

[ZV]
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