La canzone ha conosciuto, come in altri casi, una prima fase indatabile di contenuto esclusivamente amoroso (strofe I-V) e una seconda fase prossima alla Quarta Crociata, in cui sono state aggiunte la strofa VI e la tornada, recepite da una sola fonte che si ritrova nei mss. M2T (+ a2 lacunoso) e, per probabile collazione, in C. L’imitazione della canzone da parte di Bertran de Born risale probabilmente alla prima fase: formalmente il testo di Bertran conta solo 5 strofe di argomento amoroso (lunghezza identica a quella di tutti i mss. di BdT 167.58 tranne i suddetti M2T e C) e dev’essere antecedente l’inizio del 1197, quando Bertran si è già ritirato nel monastero di Dalon. Un’imitazione di direzione inversa (Gaucelm che imita Bertran), così come asserito da Paden, Sankovitch, Stäblein (The Poems of the Troubadour Bertran de Born, Berkeley-Los Angeles-London, 1986, pp. 57-58) è molto meno probabile: anzitutto, Gaucelm è autore solo di canzoni, di partimens e di coblas, non di sirventesi, mentre Bertran è largamente aduso all’imitazione metrica, il che farebbe supporre che anche in questo caso egli sia l’imitatore e non l’imitato; in secondo luogo, il testo di Bertran è databile solo approssimativamente sulla base della menzione di Boson de Turenne visconte dal 1191 e sull’identificazione indimostrabile di Meilz-de-be con Guiscarda de Beaujeu, che in un altro testo di Bertran viene chiamata per nome (Paden, Sankovitch, Stäblein, The Poems..., p. 134; Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’œuvre poétique de Bertran de Born, Aix en Provence-Marseille 1985, p. 84), mentre non ha nessun peso l’argomento per cui la canzone di Gaucelm parla della quarta crociata (dunque non prima del 1201-1202), evento posteriore al ritiro di Bertran de Born a Dalon, perché, come si è detto, la cobla VI di crociata e la tornada, trasmesse da una sola fonte, si caratterizzano come vere e proprie aggiunte seriori. Se tali argomenti hanno valore, la prima redazione amorosa del testo è precedente il 1197. Quanto alla determinazione della crociata a cui allude Gaucelm nella strofa VI, essa è, come già detto, la quarta, di cui il trovatore parla anche in BdT 167.9, 167.14, 167.15, 167.33, 167.36: quanto asserito da Mouzat (Les poémes..., pp. 440-442), che riconduce la strofa VI e la tornada alla terza crociata e più specificamente al periodo intercorso tra la sconfitta di Hattin (4 luglio 1187), allusa a suo avviso ai vv. 54-56, e l’ascesa al trono di Riccardo Cuor di Leone (6 luglio 1189), è priva di supporto; non vi sono prove, infatti, che Gaucelm abbia mai parlato della terza crociata (si veda al riguardo Walter Meliga, «Gaucelm Faidit et la (les) croisade(s)», in Gaucelm Faidit: amours, voyages et débats. Trobada tenue à Uzerche les 25 et 26 juin 2010, Carrefour Ventadour, Ventadour 2011, pp. 25-36 e inoltre, su questo sito, la datazione di BdT 167.9, 167.14, 167.36, e delle coblas 136.3, 167.13, 136.2, 167.3a con relativi argomenti e bibliografia; il deseret del fill sainta Maria è anche in BdT 167.14, v. 47, testo in cui non v'è nessun dubbio che si parli della quarta crociata). Del resto, Mouzat, che afferma che il comte del v. 61 sia Riccardo, perché è al contempo detto mon senhor, in quanto «suzerain direct» del Limosino e quindi «seigneur naturel» di Gaucelm, fornisce un argomento del tutto evanescente, perché l’epiteto di senhor è rivolto da Gaucelm (e dai trovatori in generale) ai propri mecenati, senza troppa cura di rispecchiare rapporti feudali reali (sull’identità del comte si veda la nota al verso). La strofa VI è, ad ogni evidenza, una strofa di propaganda aggiunta al testo originario in un momento in cui la quarta crociata era in fase d’organizzazione (il carattere aggiuntivo e il tema non amoroso spiegano perché essa sia così scarsamente attestata nei mss. e perché essa abbia anche portato con sé incertezze attributive): le aggiunte di questo tipo non sono rare in Gaucelm Faidit, talvolta supportate solo da una ristretta parte della tradizione manoscritta come accade per BdT 167.33, ma anche recepite da numerosi mss. come succede per BdT 167.15, oltre al caso dell’unicum di C BdT 167.36. I vv. 54-56 che Mouzat riconduceva alla sconfitta di Hattin possono essere letti in modo generico come indicazione del disonore che ricadeva sui sovrani cristiani che da più di 10 anni non tentavano la riconquista della Terra Santa su cui si esercitava pertanto il domino della falsa gens, i potentati islamici, a danno di quelli cristiani.