Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
Aimeric de Pegulhan
Pus ma belha mal’amia
10.
43
Aimeric de Pegulhan
Pus ma belha mal’amia
10.
43
IdT
Aimeric de Pegulhan
Trad. it.
Apparato
Note

I. Dopo che la mia bella e perfida amica mi ha messo a disposizione un capitale di cento sospiri, io alla maniera di un mezzadro leale li ho accresciuti ogni giorno di un migliaio, per cui d’ora in poi sarebbe condiviso, purché le piacesse, in modo tale da spartirli in parti uguali, così come si addice allo stare in società.

II. Tuttavia se vuole un privilegio riguardo a ciò, è ben giusto perché ha più potere e valore di me e io nutro nei suoi confronti un amore così devoto che non posso farci nulla; ma anche se potessi, non smetterei di assecondare la sua volontà, riguardo a null’altro se non riguardo a ciò, riguardo all’amare la sua perfetta e nobile persona: eccovi tutto ciò a cui dovrei oppormi.

III. Ma lei mi prega e mi ammonisce di lasciar perdere, perché perdo il frutto del mio lavoro, e io non posso, che Dio mi salvi, a meno che qualcuno non mi strappi il cuore e non me ne metta un altro al suo posto. E i miei occhi sono colpevoli di ogni male, perciò se piangono non me ne importa, perché procacciano la loro follia.

IV. Per me è peggio che se mi uccidesse; quando la prego o trovo l’occasione per farlo lei mi risponde e mi dice che si arrabbierebbe molto se davvero lo dicessi. Non mi crede e fa un peccato mortale, eppure le ho mostrato molti segnali per cui dovrebbe credermi.

V. Che si arrabbi per questo o ne rida, poiché ora le dico che non è falso, anzi è più vero di un libro della messa, ciò che io le ho sempre detto; non posso farci nulla se prova risentimento, perché io stesso fui altrettanto contrariato per lei, ciononostante mi ha più per censuario di quanto qualsiasi altra dama non mi avrebbe.

VI. Io stesso non crederei di aver visto in Monferrato o a Moncalvo il marchese imperiale, se non lo vedessi un’altra volta.

VII. Re d’Aragona, ogni giorno le vostre nobili azioni sono più eccellenti, tanto gentilmente le sapete condire con la cordialità e con la piacevole conversazione.

VIII. La contessa Maria è tanto perfetta, vivaddio, che non conosco nessun’altra con più pregi e meno difetti, a meno che non le faccia torto.

I. 1 Puois que ma bella amia A, Puois ma bellamia D, Pus mama la belamia R, pois ma mala enemia c 2 m’a] Mac ADIK; cent] mil M; captal] cabal R 3 for] fuor AD, fuer IK, fors N, fort R; captalier] captaliee D, cabalier c 4 ai] lai Ncα; Lais puois cregut ADIK; los lai pueis cregutz quec dia R 5 d’un] de ADIKN, dum R; de nul corretto su demil a2; e per so hueimais M; seria] serian D 6 qu’a] cap R; cominal] com mal (in K corretto in comunal) IK; Raços (et) dreitz comunals c 7 que los] quels Ccα; partissem] partissen IKNa2, partissam M 8 qu’aissi·s] Caissi IKa2

II. 9 si·n] seu a2; senhoria] maioria ADIK; Pois sin uolla seinoria c 10 quar] qe c 11 Et eu iel DIK, q(i)eu li port M, et ieu ai a2; coral] leial Na2; Et em port lamor tant coral c 12 que] qieu M; q(i)eu no uuelh R; s’ieu] si ADIKMR; Qel neis si fort o no(n) lia c 13 desvolria] uolria D, desdiria a2c 14 d’aitan] dan (da K) tan IK; de nulha res mas sol daita(n) R, Mas daitant e no(n) de ren al c 15 d’amar] damor a2; fin] gent c; cors] cor IKMa2; damar lo sieu cors nat(ur)al R 16 tot quan] ta(n)t qa(n)t D; li desdiria] li desderia I, endes uoldria c

III. 17 pregu’e·m] prega em AMa2c 18 que m’en] que(m) C, Qeu men c; pert] perc ADN, prec IK, pet R; mon manca a R 19 non] nom D 20 qui] si a2c; Quil cor delcors ADIK; no·m] men M, non Na2c 21 no·m n’i] no men A, no mel D, nol me IK, non noi R, no(n) ni c; e un autre nom metia M 22 E] Mas ADIK, do(n) R, manca a a2; huelh] al N; meron] merom C; de] del c 23 e siels sen R, E sil sem c; m’en] mel N; de nomen cal M 24 quar] q(e)ls R, Qil c; percasson] p(er)caissom D, procasan c; lur] ma ADIK

IV. 25 Pietz con p non trascritta in K; que] qi a2; si manca a a2; m’aucizia] maucia D, mausezia IK 26 ni·n] sin M, e(n) R, uiu a2 27 elha·m] Qellam ADIKα, qem M, estam a2; e·m ditz] edis DIK, editz Rcα; aital] maital DIKRc 28 fort] for M; s’en] se a2; iraisseria] irasderia D, iraissezia I, iracheria c, iraicheria α 29 si] sieu ADIKα; daveras] dauans N, adaueras R, dautras uetz a2; lo] loill M, loi NRα 31 mostrat] moreirat N; maint] mo C

V. 33 Azir sen sis uol on ria ADIKc 34 qu’era·l] que nol C, Que tal N, q(ue)ras R; Qe ben sai c; es] mes c 35 plus] per C; mas uer aguisa de (dun D) messal ADIK, e anz es uers qo(m) dun mesal M, Anz es uers cun libre missal N, anz es uers si com du(n) missal R, neus (Qe c) plus uer dun libre messal a2c 36 qu’ieu] q(ue)l R; l’ai] nai Ra2; E tot ço qeu li diçia c 37 no·n] no C; quar] sis ADIKc, sil R; n’a] ma CR, nai a2 38 lieys] lo D; q(ui)en fel soi p(er) leys atertal R 39 sensal] sesai D, lial R; Ab tot some a meilhs senssal c 40 nulh’autra] nuill autre a2; non] nom MR, nun a2; auria] auia Na2; Q(ue) (Qeu DIK) qan lim diei (di D, dei c) non (nom DIK) auia ADIKc

VI. 41-44 solo in CMa2; mancano in ADIKNRc 42 qu’a] en M 44 s’autra] si autra M, sautre a2; lo·y] lai M, li a2

VII. 45-48 mancano in Nc; corrispondono a 49-52 in Ma2 45 Reis] Bey R; quascun dia] tota uia MRa2 46 ric manca a CMR; fag] don ADIKR 47 tant] quar C; gent manca a Ma2; gent metre sal a2 48 paria] paria(n) D

VIII. 49-52 solo in CMa2; mancano in ADIKNRc e corrispondono a 45-48 in Ma2 50 es tan bona Ma2 51 qautrab M, cautra ab a2 52 qui] qe a2

1. mal’amia: già a partire dall’incipit la canzone manifesta l’appartenenza alla modalità poetica del disamore e, nello specifico, alla tipologia della mala canso, intesa come canzone di biasimo e di offesa nei confronti dell’amata, definita qui proprio mala.

3. captalier: Levy, nel PD, riporta il significato di «cheptelier», la stessa accezione è attribuita al sostantivo da Raynouard, che nel LR II:326 trascrive proprio questi vv. 1-4 di Aimeric come esempio, traducendoli: «Depuis que ma belle méchante amie m’eut mis un cheptel de cent soupirs, à guise de loyal cheptelier, je l’ai ensuite augmenté chaque jour». Shepard interpreta captalier lial come ‘socio fedele’ e una simile traduzione è ripresa anche in Shepard - Chambers: «After my fair and wicked love has committed to me more than one hundred sighs as a fund, like a faithful partner I have since increased them every day by a thousand». Il termine captal del v. 2 è, del resto, strettamente connesso a captalier e il significato di ‘capitale’ al quale rimanda, oltre che introdurre un’interessante metafora economica, rende bene l’idea, insita anche nel termine francese «cheptel» impiegato da Raynouard, dei capi di bestiame equiparati qui ai sospiri. Captalier può dunque essere inteso come ‘mezzadro’ e captal letteralmente alluderebbe a una sorta di contratto il cui oggetto sono i capi di bestiame che vengono paragonati ai sospiri (cfr. anche LEI, s.v. capitalis 4.c). A proposito del termine captal qui impiegato e dell’adozione della metafora del capitale amoroso si vedano anche le osservazioni di Paolo Canettieri, «Lo captals», in Interpretazioni dei trovatori. Atti del convegno, Bologna, 18-19 ottobre 1999; con altri contributi di filologia romanza, a cura di Andrea Fassò e Luciano Formisano, Bologna 2001, pp. 77-101, a p. 87: «il capitale è costituito non dal denaro, o come più spesso si intendeva, da ovini o bovini, ma dai sospiri della dama; infatti dacché la bella e cattiva amica del poeta lo ha dotato di un capitale di cento sospiri, egli, a guisa di leale “capitalista” (captalier) li ha fatti crescere di mille al giorno».

35. Questo verso corrisponde a uno dei luoghi più problematici del testo, giacché mentre i mss. ADIK sono concordi nel leggere mas ver a guisa de (d’un D) messal, gli altri codici trasmettono lezioni discordanti: mas per ver d’un libre messal C; e anz es vers qom d’un mesal M; anz es vers cun libre missal N; anz es vers si com d’un missal R; neus plus ver d’un libre messal a2; qe plus ver d’un libre messal c. Diversamente da Shepard - Chambers, che mettono a testo la lezione di ADIK, si è scelto in questo caso di fornire una lezione ricostruita sulla base della varia lectio di CMNRa2c.

39. sensal: ritorna in questi versi la metafora economica svilippata all’inizio, con l’equiparazione del trovatore al censuario, cioè a colui che è costretto al pagamento di un tributo o di un censo (cfr. LR II:387, che traduce «censitaire» e DMF, s.v. censal).

43. marques emperial: allusione a Guglielmo VI di Monferrato (1207-1226), al quale Aimeric si rivolge anche nella prima tornada della canzone di crociata Ara parra qual seran enveyos (BdT 10.11), invitandolo a seguire l’esempio dei suoi predecessori e a impegnarsi militarmente in Oriente; per approfondimenti si rimanda alle Circostanze storiche sia di BdT 10.11 che della presente canzone.

45. Reis d’Arago: probabilmente nel re d’Aragona va riconosciuto Pietro II, detto il Cattolico e regnante fino al 1213; si vedano anche le Circostanze storiche.

49. Na Maria: benché l’identificazione di questa contessa appaia impossibile da definire con certezza, potrebbe forse trattarsi di Maria di Montpellier, contessa di Comminges dal 1197 e poi regina consorte d’Aragona dal 1204; si vedano le Circostanze storiche.

Testo

Edizione, traduzione e note: Francesca Sanguineti. – Rialto 21.xii.2022.

Mss.

A 139r (Naimerics depiguillan), C 87r (aymericx de pegulhan), D 66v (Naimeric de pig.), I 52v (Naimerics de pigullan), K 38v (Naimeric de piguillan), M 90v (aymeri de pegoilhan), N 160v (Naimiric depegullan), R 49r (aim(er)ic de pegulha(n)), a2 350 (enaimeric de puiguillam), c 49r (Naimerig de pugugnan), α (Aimeric de Pegulha).

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: William P. Shepard, «Two Songs by Aimeric de Peguilhan (I. “Pus ma bella mal’amia”; II. “Qui suffrir s’en pogues”)» in Todd Memorial Volumes. Philological Studies, New York 1930, pp. 181-191; William P. Shepard and Frank M. Chambers, The poems of Aimeric de Peguilhan, Evanston (Illinois) 1950, p. 204; Reinhilt Richter, Die Troubadourzitate im “Breviari d’Amor”. Kritische Ausgabe der provenzalischen Überlieferung, Modena 1976, pp. 179-180 (edizione di α: I e IV cobla).

Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 32 (estratti secondo la lezione di C).

Nota filologica

La tradizione manoscritta presenta una bipartizione per grandi linee con ADIKc da un lato e CMNRa2α dall’altro, benché alcuni manoscritti esibiscano una certa oscillazione tra i due rami. L’esistenza di questi due raggruppamenti è percepibile al v. 33, laddove ADIKc leggono Azir sen sis uol on ria anziché Irasca s’en o s’en ria (CMNRa2), al v. 37 in cui ADIKc hanno sis in luogo di quar (CMNa2) e al v. 40 per il quale ADIK trascrivono Que (Qeu DIK) qan lim diei (di D, dei c) non (nom DIK) auia rispetto a CMNRa2 que nulh’autra (autre a2) non (nom MR, nun a2) auria (auia Na2). Costante è la costellazione ADIK, che è infatti visibile ai vv. 2 Mac, 4 Lais puois cregut, 9 maioria, 20 Quil cor delcors, 22 Mas, 24 ma, 27 Qellam, 29 sieu, 35 mas uer aguisa de (dun D) messal. All’interno di questa costellazione il consueto accordo tra IK è provato dagli errori ai vv. 6 com mal, 14 dan tan, 18 prec, 25 mausezia. I mss. DIK concordano ai vv. 11 Et eu iel e 40 Qeu e nomauia. Meno stabili risultano i rapporti tra i mss. appartenenti all’altra costellazione: CMR sono accomunati dall’ipometria al v. 46, legata all’omissione di ric; CM dalla variante fag in luogo di don al v. 46; Na2 da leial in rima al v. 11; MRa2 dalla variante tota uia al v. 45. I mss. CMa2 sono inoltre gli unici a trasmettere tre tornadas, benché in Ma2 l’ordine di VII e VIII appaia invertito rispetto a C. Ma2 sono infine accomunati dall’ipometia al v. 47, dovuta all’omissione di gent, e dalla variante es tan bona al v. 50. Il ms. scelto come base è C.

Metrica e musica

Metrica: a7’ b8 b8 a7’ a7’ b8 b8 a7’(Frank 476:7). Cinque coblas unissonans di otto versi ciascuna, più tre tornadas di quattro versi. Rime: -ia, -al.

Informazioni generali

Canzone cortese con tre tornadas, la prima delle quali racchiude una dedica al marques emperial (v. 43), in cui può essere ravvisato Guglielmo VI di Monferrato (1207-1226), che il trovatore dichiara di aver incontrato a Moncalvo (v. 42). Le altre due tornadas sono invece rivolte a un re d’Aragona e a una contessa Maria, forse identificabili con Pietro II e con Maria di Comminges. È infatti probabile che gli invii siano ascrivibili a due momenti storici diversi e che la canzone sia stata riutilizzata nel Monferrato a distanza di qualche anno dall’originaria composizione avvenuta prima del 1204; per approfondimenti si rimanda alle Circostanze storiche.

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