Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
10.
7a
= 437.3a
Aimeric de Pegulhan
·
· Sordel
Anc al temps d’Artus ni d’ara
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Aimeric de Pegulhan
·
· Sordel
Anc al temps d’Artus ni d’ara
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Aimeric de Pegulhan
·
Testo

Edizione: William P. Shepard and Frank M. Chambers 1950; note: Antonella Negri. – Rialto 25.ix.2014.

Mss.

P 55 (an.).

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello di Goito, Halle 1896, p. 149; Marco Boni, Sordello, le poesie, Bologna 1954, p. 173; William P. Shepard and Frank M. Chambers, The Poems of Aimeric de Peguilhan, Evanston (Illinois) 1950, p. 72.

Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 78 (testo De Lollis); Antonella Negri, Aimeric de Peguillan. Poesie, Roma 2012, p. 48 (testo Shepard-Chambers).

Metrica e musica

Metrica: a7 b5 b7 a7 c7 c7 d7 d10 (Frank 577:293). Due coblas unissonans di otto versi.

Informazioni generali

Lo scambio fra Aimeric e Sordello riflette un diverbio ludico, una sorta di spacconata fra i due trovatori. La lente con la quale Aimeric riflette l’immagine di Sordello, a partire dal contrasto fra l’evocazione di un passato mitico e la contestualizzazione del fatto nel quotidiano, è quella di un uomo pavido, spesso oggetto di derisione. E rispettivamente l’immagine che il mantovano rimanda di Aimeric è quella del vecchio burbero e farneticante, sempre smanioso di dimostrarsi giovane e con una ingiustificata fama di seduttore. – Sul piano stilistico la simmetria fra le due coblas, non concedendo nulla all’improvvisazione, induce a pensare che il componimento sia stato ben architettato e che rientri dunque all’interno di una forma compositiva, del resto molto diffusa, che sfrutta ad arte elementi caricaturali e toni iperbolici per adattarsi ad un registro volutamente basso. E a tal proposito si può ben parlare di un piccolo «chef-d’oeuvre d’humour» (Gérard Gouiran, «À propos de l’esprit de Sordel», in Et c’est la fin pour quoy sommes ensemble. Hommage à Jean Dufournet, 3 voll., Paris 1993, vol. II, p. 650). – La datazione del testo è controversa e oscilla fra il 1216 e il 1228.

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