Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
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Anonimi
Ab lo cor trist, envirollat d’esmay
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Anonimi
Ab lo cor trist, envirollat d’esmay
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Anonimi
Trad. it.

I. Con il cuore triste, stretto nella desolazione, piangendo dagli occhi e strappandomi i capelli, sospirando intensamente, misera, prenderò commiato dall’amore puro e da tutti i suoi consigli. Perché d’ora in avanti non vorrò più amare nessun uomo al mondo né essere ben disposta verso alcuno, dal momento che la morte crudele mi ha tolto senza alcun rammarico colui che io amavo molto più di me stessa.

II. E perciò mi comporto da disperata, e così mi comporterò ogni giorno, con il volto affranto, e farò capire a tutti quelli che mi girano intorno che con me non c’è alcuna speranza; anzi, possono ben cercare altrove una donna che li ami o che dia loro amicizia, perché io rinuncio all’amore e alla gioia.

III. E se io potessi prendere commiato dal mondo, con la grazia di Dio, così come prendo commiato dall’amore, apprezzerei poco tutti i miei parenti, finanche la mia eredità, tanto vivo nel dolore. E perciò supplico la morte, che ritarda, di sopraggiungere immediatamente ad uccidere il mio stanco cuore, perché ha ucciso colui per il quale il mio cuore piange così tanto, e soffre e sospira così tanto, notte e giorno.

IV. Provo grande fastidio verso tutti quelli che vedo ben curati e vestiti, che danzano, cantano, allegri e soddisfatti, e non mi piacciono i miei piaceri, e che nessuno se ne stupisca. Perché si riacutizzerà la ferita nel ricordarmi il bell’acconciarsi e il felice modo di vestirsi di quello, che Dio l’accolga, del quale non credo che esista uno pari al mondo.

V. Pertanto è bene non amare mai più e abbandonare amore e la sua dimora, perché credo che non si trovi nessun uomo così buono, così gaio e di tale valore. Lui era sincero, valente, di onore perfetto, e così audace che perciò è morto; e il mio cuore commetterebbe una grave mancanza se amasse qualcun altro dopo la sua morte.

VI. Mio dolce amico, anche se nessuno mi seppellisce, sono già morta del tutto, così Iddio mi aiuti; perché non sento che male, tanto fortemente si radica in me il dolore, dopo che vi ho perduto.

Testo

Edizione: Oriana Scarpati 2008; note: Oriana Scarpati. – Rialto, 17.ix.2008.

Mss.

a 166 (primi 22 versi, di cui l’ultimo è incompleto); G catalano, 6v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni critiche: Félix Torres Amat, Memorias para ayudar a formar un diccionario crítico de los escritores catalanes, Barcelona 1836 (rist. ivi 1977), p. 369 (sulla sola base di G); Edmund Stengel, Die beiden ältesten provenzalischen Grammatiken. Lo Donatz Proensals und Las Rasos de trobar, nebst einem provenzalisch-ita­lienischen Glossar, Marburg 1878, p. VII (sulla sola base di a); Gabrielle Kussler-Ratyé, «Corrections au texte du planh Ab lo cor trist», Archivium Romanicum, 1, 1917, pp. 522-523, a p. 522 (sulla sola base di a); Alfons Serra i Baldó, Questio entre lo vescomte de Rochaberti e mossen Jacme March sobre lo department del estiu e del ivern, Barcelona 1932, s.p. (facsimile e trascrizione di G); Joan-Lluís Marfany, Poesia catalana medieval, Barcelona 1966, p. 54 (sulla sola base di G); Jaume Vidal Alcover, «El plant amorós Ab lo cor trist…», Mis­cel·lània Pere Bohigas, 3 voll., Barcelona 1981-1983, vol. II, pp. 85-95, ripubblicato in Estudi de literatura medieval i moderna, Mallorca 1996, pp. 125-133, a p. 125 (basato su G e sulla trascrizione di Stengel); Angelica Rieger, Trobairitz. Der Beitrag der Frau in der altokzitanischen höfischen Lyrik, Tübingen 1991, XLI, p. 662; Oriana Scarpati, «Anonimo, Ab lo cor trist, envirollat d'esmay (461.2)», Lecturae tropatorum, 1, 2008.

Altre edizioni: Manuel Milà y Fontanals, De los trovadores en España, Barcelona 1861 (rist. ivi 1966), p. 465; Camille Chabaneau, «Un planh catalan», Revue des langues romanes, 18, 1880, pp. 18-19; Jaume Massó Torrents, Repertori de l’antiga literatura catalana. La poesia, Barcelona 1932, p. 345; Martín de Riquer, «Contribución al estudio de los poetas catalanes que concurrieron en las justas de Tolosa», Boletín de la Sociedad Castello­nense de Cultura, 26, 1950, pp. 300-308, a p. 302; Stefano Asperti, «Flamenca e dintorni. Considerazioni sui rapporti fra Occitania e Catalogna nel XIV secolo», Cultura neolatina, 45, 1985, pp. 59-103, a p. 98.

Nota filologica

Per convenzione riporto nel testo stat, v. 37, senza la e prostetica, che va tuttavia considerata nel computo metrico.

Metrica e musica

Metrica: a10 b10 a10 b10 c10’ d10 c10’ d10 (Frank 407:007; Parramon 131:10). Planh composto da cinque coblas singulars di otto decenari ciascuna e una tornada di quattro (con rime diverse dalle strofi). Cesura italiana al v. 28 e cesura lirica al v. 40.

Informazioni generali

Sebbene risulti registrato nei repertori bibliografici della lirica provenzale, Ab lo cor trist è, come per primo aveva rilevato Camille Chabaneau, un planh catalano, da attribuirsi ad un’anonima poetessa. – Il componimento è presumibilmente databile alla seconda metà del quattordicesimo secolo (cfr. Riquer, «Contribución al estudio», pp. 302-303, e Asperti, «Flamenca e dintorni», p. 98), dato che, come informa Massó Torrents, Repertori, tutte le opere conservate nel piccolo canzoniere G risalgono all’epoca di Pietro il Cerimonioso (1335-1387). Massó Torrents data il planh al 1385, includendolo tra i componimenti che parteciparono ai certami poetici tolosani, ma l’arbitrarietà di questa ipotesi è stata sottolineata già da Alfred Jeanroy, «La poésie provençale dans le Sud-ouest de la France et en Catalogne du début au milieu du XIVe siècle», in Histoire littéraire de la France, vol. XXXVIII, Paris 1941, pp. 1-138. – Per la difficile interpretazione dei vv. 19-20 si rimanda al commento del testo pubblicato su Lecturae tropatorum.

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