I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
Edizione: Margherita Beretta Spampinato 1978; note: Antonio Petrossi. – Rialto 12.xii.2006.
A 170v, C 207r, Da 176 - 6214, E 94v, I 140r, K 126r, R 37-309r, f 55v.
Edizioni critiche: LR, V, p. 62; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours, Berlin 1846-1853, III, p. 200; Alfred Jeanroy–Pierre Aubry, «Huit chansons de Berenguer de Palazol», Anuari del Institut d’Estudis Catalans, 2, pp. 520-540, a p. 526; Terence H. Newcombe, «The trouvadour Berenguer de Palazol», Nottingham Mediaeval Studies, XV, 1971, pp. 54-95, a p. 82; Margherita Beretta Spampinato, Berenguer de Palol, Modena 1978, p. 73.
Metrica: a6 b6 a6 b6 a6 b6 a6 c6’ c6’ a6 (Frank 260:1). Cinque coblas unissonans di dieci versi e due tornadas di quattro e tre versi. Schema unico.
Melodia: R 37b [ETM 22*], oda continua cum iteratione.
Il trovatore rivela un’intima consonanza tra il rinnovarsi della natura ed il risveglio del suo spirito che, dopo un periodo di distacco, torna in un’alterna vicissitudine di gioia e dolore ad abbandonarsi al sentimento amoroso. Assai frequenti nei trovatori, queste notazioni paesaggistiche hanno una fuzione esornativa. Nei migliori autori, il ricercare sottili relazioni con il mondo esteriore diviene un tema di grande suggestione, che reca il sigillo della poesia, negli altri resta spesso al livello di utilizzazione ed elaborazione del topos.