I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
Edizione: Margherita Beretta Spampinato 1978; note: Antonio Petrossi. – Rialto 20.xii.2006.
C 208r, E 96v, R 37-313v.
Edizioni critiche: Alfred Jeanroy, Pierre Aubry, «Huit chansons de Bérenger de Palazol», Anuari del Institut d’Estudis Catalans, 2, 1908, pp. 520-540, a p. 536; Terence H. Newcombe, «The troubadour Berenguier de Palazol: a critical edition of his poems», Nottingham medieval Studies, 15, 1971, pp. 54-95, a p. 59; Margherita Beretta Spampinato, Berenguer de Palol, Modena 1978, p. 85.
Altre edizioni: François Just-Marie Raynouard, Lexique roman ou dictionnaire de la langue des troubadours, 6 voll., Paris 1836-1844, I, p. 359; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1863, III, p. 199.
Metrica: a7 b7 a7 b7 c10 c10 d10’ d10’ (Frank 382:92). Cinque coblas unissonans di otto versi e una tornada di quattro.
Melodia: R 37c [ETM, 23*], pedes cum cauda.
Canzone. Le qualità della dama sottolineate sono essenzialmente sociali e mondane. Esse si situano su due piani paralleli, ma divergenti di uno stesso codice di comportamento, valevole nell’insieme della società feudale e nel quadro più ristretto della fin’amor. Emerge l’ideale di una dama cortese, il cui perfetto equilibrio dello spirito si rivela in un agire composto e misurato.