I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
Edizione: Margherita Beretta Spampinato 1978; note: Antonio Petrossi. – Rialto 12.xii.2006.
209r, E 165r, N 94-112v, R 36-340v, V 101r, a 117r.
Edizioni critiche: LR, III, p. 238; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours, Berlin 1846-1853, III, p. 197; Karl Bartsch, Peire Vidal’s Lieder, Berlin 1857, p. 139; Istvàn Frank, «Pons de la Guardia», Boletín de la Real Academia de Buenas Letras de Barcelona, 22, 1949, pp. 229-327, a p. 293; Terence H. Newcombe, «The trouvadour Berenguer de Palazol: a critical edition of his poems», Nottingham Mediaeval Studies, 15, 1971, pp. 54-95, a p. 73; Margherita Beretta Spampinato, Berenguer de Palol, Modena 1978, p. 175.
Metrica: a8 b8 b8 c8 d8 e10 e10 (Frank 759:1). Se coblas unissonans di sette versi. Schema unico.
Canzone di incerta attribuzione. – Il componimento si apre con un’immagine che è un’inversione del noto topos dell’esordio primaverile, come se il poeta godesse di un’altra natura, autonoma, con le proprie stagioni. Nelle strofe successive però il trovatore rientra nel’ortodossia cortese, quando descrive il senso di alienazione e di abbandono che caratterizza il rapporto tra il poeta e l’amante. Rapporto che vive, come giusto che sia, nella minaccia della maldicenza dei lausengiers.